VILLAINS #20-25

DISCESA NELLE OMBRE

di Fabio Furlanetto

 

 

Finora abbiamo seguito le vicende di Edward Freeman nel suo passaggio da ladro di poco conto a super-criminale teleporta col nome di Switch.

Ora, dopo essersi fatto le ossa, ha iniziato a passare dei guai. Affidandosi allo psicopatico Shades, un poco affidabile uomo-ombra, Switch ha iniziato a sfruttare a dovere il proprio potere, seguendo senza saperlo tutte le indicazioni contraddittorie del suo mentore oscuro.

Ora, dopo aver scoperto il coinvolgimento del misterioso Circolo delle Ombre nell’origine dei suoi poteri, Switch è stato arrestato per l’omicidio di un vecchio collega…

In questi numeri, oltre a fare la conoscenza della cacciatrice mutante Pathfinder che diventerà una presenza fissa della serie, faremo la conoscenza di un personaggio fondamentale per la vita di Switch, il futuro della serie e Marvel IT in generale: il professor Augustus DeCeyt.

 

VILLAINS #20

Murder, it wrote

 

Conosco gente col ghiaccio al posto delle vene. Gente che quando viene arrestata non apre bocca, non si dimena, non muove un muscolo. Io ho sempre avuto il massimo rispetto per quel tipo di persona…a meno che non ci provino con me. Come quella volta… avevo nove anni, e c’era un bullo di quindici che faceva il duro. Faccia di granito, mani in tasca, lasciava che fossero i suoi amici a pestare gli altri. Lui se ne stava fermo e immobile. Gli ho fregato la sigaretta di mano e gliel’ho spenta in un occhio. Mi sono fatto tre anni di riformatorio, ma ragazzi, nessuno ci ha più provato a fare il bullo con me.

Mi chiamo Edward Freeman e sono nella merda, come al solito. Più del solito. Mi hanno arrestato per omicidio, di un tizio di cui non ho mai sentito parlare. A meno che non sia un nome falso, nel qual caso forse sono stato io. Non sono un assassino, anche se qualche volta ho dovuto uccidere qualcuno. Quando ti pagano così tanto, alcune cose le devi fare e basta.

Non sono una donnicciola, ma il ghiaccio nelle vene non ce l’ho mai avuto. Mai. Quando mi arrestano urlo come un pazzo, mi dimeno, cerco di prenderli a calci, cose di quel tipo. Abbiamo oltrepassato la porta della cantina, dove ho nascosto Marasso. Beh, più che averlo nascosto, stava lì quando lo abbiamo riprogrammato, e non so se avete mai provato a spostare un rettile cyborg di duecento chili. Pesa.

Ho continuato a chiedere aiuto, ma non mi risponde. Stà a vedere che adesso è anche sordo, oltre che muto. Ho iniziato con qualche “Aiuto!” generale, sono passato ad “Ehi, cazzo, datemi una mano !”, per arrendermi con “Marasso, porta qui le tue chiappe !”…ma non si vede nessuno.

Mi sbattono sul retro di una volante, e ricomincio a provare con il teletrasporto. Niente, non riesco proprio a scomparire. Gran bel momento, davvero…

 

In cantina. Fauci possenti emettono schiuma e reagenti chimici, causando un continuo “sshhh” che sembra quasi un sibilo. Denti che potrebbero spaccare a metà una lastra di granito scivolano sugli anelli completamente neri, macchiandoli di veleno.

Muscoli e servomotori sono tesi al massimo, fino ad emettere impercettibili cigolii; la coda sta spingendo contro una superficie nera, mentre tre grossi artigli viola sono conficcati nel terreno.

-Continuerà a fare così ? – domanda l’uomo dalla pelle nera.

>Protocolli di riconoscimento     >Esame visivo: nessun riscontro

                                               >Esame olfattivo: nessun riscontro

                                               >Esame uditivo: nessun riscontro

>ATTENZIONE  >Tensione muscolare 115,2 % superiore alla pressione massima >Cedimento endoscheletro tra 923 secondi

-Non lo so – risponde l’uomo bianco con gli occhiali da sole – Spero solo che non si rompa o che non gli venga un aneurisma.

-Sei stato tu a dirci di bloccarlo, Shades.

-Perché altrimenti avrebbe liberato Freeman…non mi piace, ma se dobbiamo andare fino in fondo facciamolo come si deve.

-Io dico di ucciderlo finché resiste.

Incatenato ad una lastra di metallo nero con grosse catene dello stesso colore, Marasso continua a dimenarsi. Le quattro catene sono fisse ai suoi polsi con spessi bracciali pesanti; adornati da punte acuminate, chiara firma di Sharp.

-E perché mai ? – chiede Shades, senza la minima traccia di interesse nella sua voce.

-Tu invece perché vorresti tenerlo ? – domanda Sharp, con una marcata nota polemica.

-Uccidere gente…o cose…che possono tornare utili, non è nel mio stile.

-Tu non hai nessuno “stile” ! – urla Sharp, colpendo Shades con il pugno sinistro, ricoperto di lamine acuminate. Shades cade, tenendo una mano sul labbro, che non sanguina – Tu sei uno dei Nonriflessi, gli adoratori delle Ombre ! Eseguirai tutto quello che ti verrà ordinato dai tuoi superiori, me compreso !

-Hai dimenticato con chi stai parlando ? – chiede Shades con un tono di voce terrificante, inumano, a cui seguirebbero le morti di dozzine di persone se l’affronto fosse avvenuto in altre circostanze.

-Con uno dei miei sottoposti che non vuole stare buono – gli risponde a tono Sharp – Non sei d’accordo ? Guarda cosa me ne faccio delle tue obiezioni !

Tra le sue mani viene scolpito una sorta di arpione, affascinante nella sua completa oscurità, nella più totale assenza di luce. Anche se fosse programmato per apprezzare questo dettaglio, a Marasso non potrebbe importare di meno, non quando l’arpione viene conficcato nelle sue carni, schizzando Sharp di sangue violaceo.

-Rhaaaaaaaaagh !!!!

Per la prima volta da quando l’ha incontrato, Shades rimane senza parole al suono orribile emesso dal cyborg, che rimbomba nelle quattro mura della cantina.

>ATTENZIONE  >Funzioni cerebrali ridotte al 55%

                        >Cervello rettile ridotto al 9.5%

                        >Sistema endocrinologico ridotto al 63%

>Funzioni vitali in rapido decadimento

>FATAL ERROR SYSTEM: ABORT/RETRY ?

>FATAL ERROR SYSTEM: ABORT/RETRY ?

Sharp forgia un altro arpione, preparandosi ad infilzare nuovamente Marasso.

-Ne ho abbastanza di questo schifo – dichiara facendo scendere l’arpione.

>FATAL ERROR SYSTEM: ABORT/RETRY ?

>RETRY

>Impossibile eseguire    >Riprovare?

                                   >Abbandonare ?

>Stai zitto

La catena che bloccava l’artiglio destro va in mille pezzi, e Marasso afferra l’arpione a pochi centimetri dalla sua ferita. Sharp lo osserva shockato, vedendo anche la catena sinistra spezzata.

-Seth…

>ATTENZIONE  >Richiesta di energia eccessiva 312 %

                        >Si consiglia di interrompere la richiesta

>Ho detto

>Stai zitto

>In esecuzione…

Marasso e Sharp continuano a lottare per la conquista dell’arpione, che continua a non muoversi.

-Hai bisogno di una mano, “capo” ? – chiede Shades mettendo nella propria voce tutto il sarcasmo che aveva conservato.

Prima che Sharp possa replicare, Marasso spezza anche le catene che gli bloccavano le gambe, e con uno scatto sorprendente afferra Sharp, affondando i suoi artigli nell’addome. Lo sbatte contro il muro e lacera la sua pelle più e più volte, con una ferocia mai vista, ed infine lo lancia alle proprie spalle, per poi scaraventarsi con tutta la propria velocità verso le scale. La porta viene ridotta a brandelli dalla sua furia, e Marasso si allontana per le strade di New York.

Shades si alza in piedi, si sistema la giacca e smuove il corpo di Sharp con un piede.

-Su, piantala di fare la commedia. Abbiamo un lavoro da fare.

Sharp si rialza, lentamente ma senza nessuna fatica, e lo sguardo che i due si scambiano farebbe gelare le vene persino ai loro simili.

 

Mi chiamo Edward Freeman e mi hanno incastrato. Non mi ricordo assolutamente di nessun Joseph Bernstein, quindi non penso di averlo ammazzato. Sono fottuto, e alla grande. Il teletrasporto è andato. I portali, anche. Ho ancora il Senso d’Ombra, però… che strano nome, da quand’è che ho iniziato a chiamarlo così? Avere Shades nei paraggi è… Shades, cazzo. Chi sa abbastanza cose sui miei poteri da poterli bloccare ? Solo Shades. Mi ha incastrato lui… che figlio di… okay, calma, prima vediamo di uscirne il più puliti possibile.

Adesso sono nella stanza degli interrogatori. Da un po’ troppo, a dire la verità. Mi hanno fatto firmare un pezzo di carta che dice che ho capito i miei diritti… dire che non me li hanno letti quando invece lo hanno fatto è pericoloso, l’ho sperimentato una volta, quindi l’ho firmato. Poi, si sono dimenticati di me.

Non mi fregano. Io non dico niente finché non mi fanno fare la telefonata… il bello di lavorare per la mafia russa è che hai un avvocato di tutto rispetto, senza dover sganciare un soldo. E i russi sono fenomenali in queste cose, mi dicono.

Nella stanza entra un agente. Grasso, capelli che iniziano a diventare bianchi. Mi hanno mandato lo sbirro buono, se non altro.

-Signor Freeman ? Sono il sergente Ripley.

-Posso fare la mia telefonata ?

-Tra un attimo.

-So che mi dovete far telefonare. Sono passate quasi due ore dall’arresto.

-Ancora un po’ di pazienza, signor Freeman. Nel frattempo, vorrei farle un paio di domande.

-Posso fare la mia cazzo di telefonata, sì o no !?

-Preferirei che prima mi dicesse cos’è questo.

L’agente butta un paio di fotografie sul tavolo. Ritraggono il costume da Switch, nel suo appartamento.

-Allora ?

-Non ho mai visto questo costume in vita mia.

-Davvero ?

-A meno che, non so, Capitan America abbia cambiato sarto.

-Conosce Capitan America ?

-Di tutte le domande più cretine che…

-Abbiamo chiesto un consulto all’FBSA. Se quello è un costume da supercriminale, ci faranno sapere qual è…e magari la sua identità.

-Non sapete proprio come tenermi qui senza che chiami l’avvocato, vero ? Può anche essere un costume da supercriminale, ma io non sono un supercriminale. E non ho mai sentito parlare di nessun Joseph Bernstein.

-Quindi non conosce l’uomo in questa foto ? – chiede dopo aver spostato alcune foto del costume per mostrarne un’altra, nascosta.

-Ah. Sì. E’ Fat Joe, un mio vecchio amico.

-Joseph “Fat Joe” Bernstein, appunto.

-Il ciccione ha tirato le cuoia ?

-Il signor Bernstein è stato ucciso due giorni fa, in un magazzino del Lower East Side. Gli hanno svuotato addosso un intero caricatore, alle spalle.

-E io che c’entro ?

-I proiettili erano nove millimetri…come quelli della pistola che aveva con sé all’arresto. Stiamo verificando che sia la stessa usata per uccidere Bernstein. Lo sa che abbiamo anche trovato un caricatore vuoto a casa sua, signor Freeman ? Un altro suo vecchio amico, il signor Chapman, ci ha detto che avevate in mente una rapina in banca…di aver sentito una discussione tra lei e il signor Bernstein. Avevate piani diversi per la rapina, avete litigato, e ha detto al signor Bernstein che un giorno o l’altro si sarebbe ritrovato con un proiettile in testa.

-Ma che…sono tutte balle !!! Non sentivo Joe da mesi ! E gli altri, poi ? Travis ? Jackson ? Leroy ? Le diranno che non sento nessuno della banda da mesi ! Sono fuori dal giro, adesso !

-Abbiamo sentito tutti loro, signor Freeman. E hanno confermato la versione del signor Chapman.

Non solo non ho il ghiaccio al posto delle vene, ma non riesco mai a tenere chiusa la bocca. Mi hanno incastrato alla grande, comunque.

-Voglio parlare con il mio avvocato. Posso fare una telefonata ?

-Tra poco, certo. Prima, però… lo sa, signor Freeman, che una confessione rapida e veloce impressionerebbe parecchio una giuria ? Voglio dire, noi risparmieremmo un mucchio di tempo, lei qualche anno di galera se saranno clementi, e lo stato un bel po’ di soldi per le spese processuali…

La porta si apre con decisione, lasciando entrare un uomo dai capelli rossi ed un paio di lenti molto scure. Guardando dritto davanti a sé invece che verso l’agente, dice con voce ferma:

-Il signor Freeman non risponderà ad altre domande prima di aver parlato con me, agente Ripley.

-E lei chi sarebbe ? Questo è…

-Mi chiamo Matt Murdock, e sono l’avvocato del signor Freeman.

-Che !?!?

No, decisamente non so tenere la bocca chiusa.

 

Su un tetto di New York City.

Leah Mathers, alias Pathfinder, non potrebbe essere più contenta. La sua preda sta mangiando in fast-food, e nonostante sia a meno di quaranta metri di distanza non ha ancora cambiato le proprie onde cerebrali. Forse non può più farlo, o forse ha capito che adesso Leah ha registrato anche le “altre” onde cerebrali, per quanto le sembrino ancora strane. Ma adesso, non ha davvero di che preoccuparsi.

Scende aggraziatamente dal tetto, con un piccolo salto. All’angolo più vicino c’è una cabina telefonica; di questi tempi, è facile vederne di vuote persino nella Grande Mela. Dalla tasca interna della giacca prende un pezzo di carta.

-Pronto ? Vorrei fare una chiamata a carico del destinatario… sì, un’interurbana. D’accordo…

Leah batte nervosamente le dita sull’apparecchio, continuando a tenere d’occhio la posizione della preda. Non si sta muovendo, bene.

-Come ? 555-694-R-E-F-L. Grazie.

Dopo alcuni minuti preziosi, in cui a Leah quasi prende un colpo quando la preda si muove per andare al bagno…

-Reflex Technologies. Buon pomeriggio, come posso aiutarla ?

-Mi passi miss Lighter.

-Sono spiacente, ma in questo momento è in riunione. Vuole lasciare un messaggio ?

-La prego, è molto urgente. Le dica che è miss Finder, e che ha notizie circa l’affare Hunter. Come dice ? Ah…no, chiamo da un telefono pubblico. Okay aspetti, dovrei avere una penna…sì…sì…sì…d’accordo, la ringrazio.

“Strano sistema di ricevere le informazioni” pensa Leah, componendo il nuovo numero.

-Pronto ?

-Miss Lighter ? Sono Pathfinder, ho trovato la sua Cacciatrice. E’ a New York, all’angolo tra-

-Mi dispiace, miss Pathfinder, ma abbiamo già provveduto.

-Cosa ?

-I suoi servizi non sono più necessari.

-Cosa !?

-Abbiamo versato cinquecento dollari sul suo conto segreto, per scusarci dell’inconveniente.

-COSA !?!?!?

-Buona giornata, e ci scusi ancora – click.

Leah rimane a fissare la cornetta per qualche secondo, prima di sentire un dito che le picchietta sulle spalle.

-Mi scusi, signorina…

Nonostante lo spazio esiguo, Leah si volta di scatto e assesta un calcio ben piazzato; data la posizione scomoda non è riuscita a metterci molta forza, ma il rompiscatole fa comunque un volo contro il muro alle proprie spalle, lasciando cadere una valigetta.

-Che vuoi !? – urla, appoggiandogli un piede sul torace e sollevandolo contro il muro; la postura non è delle più consone, ma le sue gambe riescono a mantenere entrambi in equilibrio.

-Solo…chiedere l’ora…mi si è appena…rotto l’orologio…non uccidermi…

-Oh.

Leah smette di spingerlo contro il muro, e l’uomo cade a terra dolorante. La donna ha un’espressione pensierosa per qualche istante, prima di chiedergli:

-Hai un cellulare, per caso ?

-Sì…certo…

-Posso averlo ?

Senza fiatare, anche perché decisamente senza fiato, l’uomo prende dalle tasche un cellulare di un paio d’anni fa. Lei glielo strappa d’in mano e, con un salto all’indietro, scompare sulla scala antincendio del palazzo alle sue spalle; un altro paio di salti la portano in cima.

Sempre più pensierosa, compone un numero che si ricorda a memoria. Non c’è bisogno di far pagare il destinatario, stavolta.

-Pronto ? Mi passi il professor Augustus DeCeyt, per favore. Andiamo, andiamo… Gus ? Sono Leah. No, non quella… ecco, sì. Lo so, ma è un’emergenza. Gus, ho bisogno di un consiglio...

Solo mentre parla, Leah si ricorda di aver già visto il simbolo sulla valigetta di quell’uomo. E’ il simbolo della Reflex Technologies.

 

Stazione di polizia di New York, stanza degli interrogatori. Edward Freeman sta fissando l’unica altra persona con lui, nella stanza. A prima vista, l’avvocato non sta facendo niente. Se Freeman avesse anche solo il sospetto di trovarsi davanti a Devil, l’Uomo Senza Paura come lo definiscono alcuni, e sapesse dei suoi super-sensi, saprebbe che in questo momento Murdock lo sta “leggendo” con tutti i suoi sensi, e non si metterebbe ad agitare una mano davanti alla sua faccia.

-Sarò anche cieco, signor Freeman – fa notare Murdock con disappunto, anche se celato alla perfezione – Ma posso ugualmente sentire l’aria che sta muovendo.

-Il mio avvocato si chiama Zhupikov. Lei chi…

-Mi stia ad ascoltare, signor Freeman. Il suo caso mi è stato affidato da una terza parte che preferisce rimanere anonima, al momento.

-Oh, andiamo…chi è stato, Hammer ?

-Temo di non poterle dare questa informazione, signor Freeman.

-Ed io temo di non volermi far difendere da lei, signor Murdock. Lo so chi è lei…l’avvocato dei clown.

-Sì, ho saputo che è questo l’ultimo termine entrato in voga – sul volto immobile di Murdock si dipinge un piccolo sorriso – Sempre meglio di “super-tizi”, suppongo. Conosco il signor Zhupikov, Freeman. Ha un passato molto singolare, dei clienti ancora più singolari, ed un salario che lei non dovrebbe potersi permettere. Posso chiederle che lavoro fa, signor Freeman ?

-Libero professionista – risponde sorridendo.

-Preferirei saltare i convenevoli in cui lei cerca di farmi credere di avere attributi più consistenti dei miei, signor Freeman. Faccio questo lavoro da parecchio tempo e non mi impressiono facilmente. Ho difeso…e accusato…molti super-criminali, in passato. Per deformazione professionale, mi tengo aggiornato su tutti. Per esempio, dalla descrizione che mi è stata fatta di queste foto, potrei pensare che il costume assomigli terribilmente a quello di Switch. Lei è Switch, signor Freeman?

-Non sia ridicolo. Certo che no.

“Il suo battito cardiaco è cambiato” pensa Murdock “Sta mentendo”.

-Peccato. Perché se lei fosse Switch, signor Freeman, le direi che secondo alcune voci il suo principale è un noto padrino della mafia russa, il pakhan Lev Sergeyevich Rezkowitz, meglio conosciuto come Ranennyj, “il ferito”.

-Se la cava bene con il russo.

-Un’amica mi ha insegnato qualcosa, nel corso degli anni. Si dà il caso che molti dei clienti di Zhupikov lavorino per Ranennyj.

-Perché mi dice queste cose ?

-Per farle capire che ha bisogno della mia difesa.

-Ma davvero. Sa che lei è proprio bravo ?

-Ho una certa fama, nell’ambiente.

-Sì, beh, anche io.

-Nell’ambiente dei “liberi professionisti”, signor Freeman ?

-Diciamo così.

-Ha ucciso lei Joseph Bernstein ?

-No.

“Battito regolare. Risposta immediata. Non sta mentendo”

-E per quanto riguarda le prove ? Il caricatore, le testimonianze ?

-Come fa a sapere già tutto ?

-Ho una certa fama, nell’ambiente. Meritata, aggiungerei. Le ripeto… cosa ha detto al signor Bernstein nella vostra ultima discussione, e da dove viene quel caricatore ?

-Ho incontrato Joe parecchi mesi fa, prima ancora che… Ed ho diversi caricatori, non posso sapere chi ha usato quale. Io so che non ho ucciso nessuno.

Murdock alza un sopracciglio, e Freeman alza gli occhi verso il soffitto.

-Okay, non ho ucciso nessuno di nome Bernstein.

“Non sta mentendo. O se lo sta facendo si merita tutti gli Oscar fino al 2099”

-Ha delle prove, per dimostrarlo ?

-Nessuna che mostrerei ad un altro che non sia un libero professionista. Ma non importa…se mi fanno fare quella telefonata, sarò fuori entro stasera.

-Perché dice questo ?

-Perché Zhupikov può trovarmi quindici persone che mi diano un alibi, dimostrare che non sono Switch, e farmi tornare a casa.

-Sembra molto sicuro delle capacità del signor Zhupikov.

-Cavolo, è talmente semplice che potrei difendermi da solo.

-Un processo per omicidio non è una cosa da poco, signor Freeman.

-Lei crede davvero che arriveremmo al processo, signor Murdock ? Le dico io cosa farei, al posto del mio avvocato… Ehi, non ci stanno registrando vero ?

-No, a meno che non vogliano rischiare veramente grosso.

-Beh, se fossi il mio avvocato, direi che mi hanno arrestato solo perché mi credevano Switch, ma visto che non possono dimostrare che lo sono… ecco, io sono già libero.

-E perché non potrebbero dimostrarlo ? Potrebbe arrivare una conferma dall’FBSA entro pochi minuti.

-Perché nel database della polizia di New York non c’è scritta nessuna mia seconda identità. Vada a controllare, l’ho tolta io. Ma non potrà dimostrare nemmeno quello, perché chi ha fatto il lavoro ha le spalle più coperte di tutti e cinquanta gli stati, e sarebbe già più incriminabile di me.

-Capisco.

Murdock si alza in piedi, recupera il bastone bianco, e si avvicina alla porta senza usarlo.

-Dove va ?

-A vedere se hanno bisogno di un avvocato dell’accusa. Buon giorno, signor Freeman.

 

Fuori dalla stazione di polizia, Matt Murdock cammina a passo spedito, irritato per aver perso tempo. Certo non si poteva aspettare chissà quanta attendibilità, dai pochi indizi che aveva avuto per telefono. Ma il caso era troppo interessante per non indagare… Ranennyj si sta guadagnando una certa fama, nell’ambiente. Si dice che persino il Gufo lo stia tenendo d’occhio. Tramite Switch, forse potrebbe arrivare fino al padrino.

Ma non si può fidare di… E sicuramente, un avvocato competente smonterà con facilità le tesi di Freeman. Lui stesso ha già in mente quattro o cinque modi con cui contestare il cavillo a cui vorrebbe aggrapparsi.

Resta però il fatto che Freeman sembrava sincero sul non aver ucciso Bernstein. Forse il suo potere, in qualche modo, aggira i suoi supersensi ? No… ha sentito che mentiva, quando diceva di non essere Switch. Ma se il suo potere non funziona, perché non è ancora scappato ? Switch è un teleporta, in fondo.

Matt si ferma in un angolo buio. A volte, gli farebbe piacere avere tanta coscienza quanta sembra averne Freeman. Ma ormai il danno è fatto. La cosa migliore da fare, adesso, è indagare nella faccenda come Devil.

Ma appena il suo senso radar gli conferma che non c’è nessuno nelle vicinanze e sta per aprire la camicia e rivelare il costume…

-Sai perché mi piacciono i ciechi ?

Matt si gira di scatto verso il punto da cui ha sentito provenire la voce, ma il senso radar non segnala nessuno.

-Perché non possono vedere la luce, mai. Vivono nelle ombre. E poi, ho sempre avuto un debole per gli occhiali da sole.

-Chi parla ?

La voce sembra provenire dall’aria. Matt non sente altro… cuore, respirazione, non sente nessun odore e il senso radar gli segnala solo un muro. Muove il bastone, ma trova soltanto aria.

-Vuoi un consiglio, Murdock ? Stai alla larga da Freeman. C’è dietro molto di più di quanto tu possa immaginare. Ci sono troppi interessi in questa faccenda; prova a rovinarceli, e oltre al bastone ti servirà almeno una sedia a rotelle, se ti andrà bene.

-Posso sapere con chi sto parlando ?

“Ancora niente ! Potrebbero essere le ombre sul muro a parlare, per quanto ne so !”

-Mi chiamo Shades, signor Murdock. E’ fortunato a non potermi vedere, quasi tutti quelli che l’hanno fatto sono finiti male. Molto male.

-Compreso Switch ?

-Continui a mettere il naso in questa faccenda, Murdock…lei o il suo amico vestito di rosso che la segue ovunque… e sarà in guai molto peggiori di quanto possa immaginare. Tipo questi.

Qualcosa lo afferra per i piedi, ma Matt non sente niente al tatto. Cade, battendo la mano a terra per alleviare la caduta, vecchio trucco dei lottatori. Un pugno lo colpisce allo stomaco, togliendogli quasi tutto il fiato, ma Matt continua a non sentire nessun rumore. Un altro pugno alla mascella gli fa cadere gli occhiali scuri.

-Si consideri avvisato, signor Murdock. Lei forse non può vedere le ombre, ma sappia che se ne è appena inimicata una.

Matt si rialza in piedi, rimettendosi gli occhiali e sistemandosi la giacca. Ha subito molto, molto di peggio durante la sua carriera di avvocato e vigilante, ma è la prima volta in cui i suoi sensi lo tradiscono così platealmente.

Matt considera le circostanze. Un colpevole dalla dubbia coscienza da difendere, contro tutte le apparenze. Strani avvisi da parte di qualcuno in grado di non essere rilevato dai suoi sensi. Interessi di mafia, super-criminali e chissà che altro. Matt non riesce a concepire che una sola soluzione.

 

Stazione di polizia, sala degli interrogatori. La porta si apre di nuovo, e ancora con più decisione di prima.

-Quando avrai finito, ti…

-Murdock ? Sei specializzato nelle entrate ad effetto o sbaglio ?

-Fanno parte del fascino di noi liberi professionisti. Non è necessario chiamare l’avvocato del signor Freeman, agente. Sarò io a difenderlo.

-Cosa ?

-Sempre che il signor Freeman accetti, naturalmente.

-Cazzo, certo che accetto. Sapevo che Zhupikov non vale un decimo di lei, Murdock.

-Sia chiaro che sarò io a stabilire la linea di difesa…e non sarà nemmeno paragonabile a quella che ha suggerito prima.

-Chissenefrega. Basta che non mi faccia andare in galera o su una sedia elettrica, e a me sta bene.

Per un attimo, Murdock si chiede se la sua coscienza è proprio questo gran vantaggio.

 

 

VILLAINS #21

Chi ha ucciso Fat Joe ?

 

In un hotel da due soldi di Brooklin, alle cinque di mattina. Leah Mathers viene svegliata dall’incessante bussare alla porta. Cerca di focalizzare lo sguardo sull’orologio, che ha appoggiato sul comodino, ma la sua vista non è delle migliori a quest’ora. Riconosce il cervello della persona alla porta, è del tizio a cui ha pagato la stanza cinque giorni prima. Indossando velocemente maglietta e pantaloni, apre alla porta.

-C’è un pacco per il 7-B.

-Le devo qualcosa ? – domanda Leah sbadigliando.

-Era tutto già pagato, più dieci dollari per il disturbo.

Quando l’uomo si è allontanato, Leah si sbriga ad aprire il pacco. Contiene una pistola, un binocolo militare e un plico. Nel plico ci sono diverse foto segnaletiche di un uomo sui trent’anni, di una specie di uomo-serpente, un uomo in un costume completamente nero, un obeso vestito da rapper bianco ed un uomo dai capelli rossi con degli occhiali scuri. Ed un biglietto.

“Perdoni l’orario tardo, signorina.  Ho scoperto che la Reflex Technologies, che l’ha ingaggiata, sta tenendo d’occhio da mesi Edward Freeman (foto 1-3), meglio noto a chi sa dove cercare come il super-criminale teleporta Switch (foto 6-12). Le mie fonti all’AIM lo danno come attuale proprietario di un cyborg rettile di nome Marasso (foto 4-5); è stato arrestato una settimana fa per l’omicidio di tale Joseph “Fat Joe” Bernstein (foto 13). L’avvocato cieco Matt Murdock (foto 14) ha assunto la sua difesa. Sto studiando il suo caso, ma credo che la Reflex Technologies voglia la testa di Switch e l’abbia sguinzagliata…mi perdoni il termine…per trovarlo, dato che le hanno fatto seguire una donna (nessuna foto, purtroppo) che lo sta inseguendo. Intricato ma geniale, oserei dire. Le consiglio di tenere d’occhio Switch per capirci di più; ho allegato la posizione della sua cella nel penitenziario in cui è stato rinchiuso in attesa di processo, e tutti gli orari della prigione per facilitarla. A tal proposito, un binocolo è compreso nel prezzo. Ho incluso anche una pistola, nel caso le servisse, ed una carta di credito fasulla da 150 dollari. Il prezzo totale è di 3500 dollari, sarà contattata venerdì prossimo per concordare il pagamento. Ah, dimenticavo, programmo di aver bisogno dei suoi servigi il 4 Aprile 2007, alle 12.43; si tenga libera.

Firmato: professor Augustus DeCeyt, Atlantic City (con l’aiuto di un corriere boliviano)

Leah ripiega il biglietto ed esamina le foto. Sembra che qualcuno abbia provato ad imbrogliarla, come parte di un piano più grande. Mentre si prepara per uscire, spera che DeCeyt non esageri, quando si definisce il più grande pianificatore del mondo.

 

Una certa palazzina di New York. I poliziotti se ne sono andati da tempo, ma nessuno dei vicini ci ha mai fatto molto caso. Non è esattamente un quartiere per bene, questo, e cose del genere non sono tanto rare.

Un ragazzo con un bel po’ di metallo in faccia sta seduto sulla piccola scalinata davanti all’ingresso, con un’aria molto annoiata. Quasi non nota l’uomo dai capelli rossi, gli occhiali scuri ed il bastone bianco che si avvicina.

-Tu devi essere Dave – gli dice.

-Spacker Dave !

-Uh ?

-Lei non è, tipo, quell’avvocato ?

-Sì. Sono Matt Murdock.

-Forte ! L’ho vista in televisione, sa ?

-Abbiamo parlato al telefono…

-E’ vero che suo fratello era Devil ?

-Veramente, sarei qui per-

-E che ha mandato in prigione Kingpin ? E che guadagna un milione a causa ? E che una volta ha difeso Hulk da una causa di produttori di pantaloni ?

-Nell’ordine… “non esattamente”, “magari”, e “grazie al cielo no”.

-E che…

-Avrei un po’ di fretta, Dave, e…

-Spacker Dave !

-Quello che è. Potrebbe dirmi qual era l’appartamento del signor Freeman ?

-Smith.

-Dave…

-Spacker Dave !

“Inizio a capire Freeman… una settimana in questo posto e chiunque diventerebbe un super-criminale” – pensa Murdock, salendo le scale.

-Non fa niente, lo troverò da solo, qualunque nome abbia.

-Ma lei non era cieco o roba simile ?

-Bene. Così non mi confonderò a leggere i nomi sulla porta. Grazie della collaborazione, Spacker Dave.

-Spack… ehi !

 “Ripensandoci…anche solo un paio di giorni”.

 

Sono già stato altre volte in prigione, ma mai come super-criminale. Pensavo fosse la stessa cosa, invece… Una volta, quando ero dentro per un furtarello da niente, rinchiusero Electro nella mia stessa prigione. Da tutt’altra parte, chiaro, ma abbastanza vicino perché circolasse la voce.

Ora, quando si è in carcere, semplicemente c’è troppo tempo. C’è chi lo passa a leggere, chi a giocare a dama con quello che si è riusciti a trovare, c’è chi fuma un pacchetto dietro l’altro, e soprattutto c’è chi si impiccia degli affari di tutti. Sono quelli che, una volta fuori, fanno un sacco di soldi.

Quella volta, invece, con Electro nei paraggi tutti si impicciarono. Neanche fosse Al Capone, davvero. Era in isolamento (e non provate a far battute sull’elettricità e l’isolamento, non sapete quante ne ho dovute ascoltare all’epoca), quindi non lo vedemmo mai. Ho scoperto che è stato fortunato.

Quando sei un super-criminale in una prigione qualunque, gli altri prigionieri si comportano in due modi. Ci sono i codardi, che non ti si avvicinano più di dieci metri, e che se la fanno addosso appena gli rivolgi la parola.

Poi ci sono i bulletti, generalmente grossi come case e con un cervello microscopico. E ti rompono le scatole ogni secondo, perché vogliono che gli dimostri quanto vali, e tutto il resto. C’è gente che, se non dimostra di avere le palle più grosse di tutti i presenti, dà di matto.

Ora, in circostanze normali… poteri o non poteri… questi me le fanno girare talmente tanto che ne manderei un paio in rianimazione, pur di finire in isolamento fino al processo. Però Murdock mi ha detto di tenere un profilo basso; dice che l’udienza preliminare sarà tra una settimana, e non devo fare troppo chiasso.

Riguardo al non fare chiasso, non ho mai avuto problemi. Non ho bisogno di dimostrare quanto sono grosse le mie palle, se non mi obbligano a farlo.

Però… sono in prigione da una settimana, una dannata settimana in cui non sono riuscito a mettere le mani su una sola dannatissima sigaretta (perché la prima cosa che fai in prigione è ricominciare a fumare, garantito), in cui mi sono dovuto sorbire insulti e sputi da tutti i bulletti del carcere.

Così, ad una settimana dal processo, faccio la cazzata. E’ l’ora d’aria, e c’è un sole che spacca le pietre. Non mi hanno tolto le manette ed il collare speciale che mi hanno affibbiato al collo… dicono che può annullare qualsiasi potere, soprattutto quelli mutanti. Ma non ti dicono quanto è stretto.

-E così tu sei Svitch, eh ?

A farmi la domanda, in un giorno in cui il mio umore è più nero del solito, è un energumeno di uno e novanta con dei bicipiti più larghi della mia testa. Dimenticavo di dire che molti detenuti del posto fanno anche palestra, nel tempo libero. Questo qui di tempo libero ne ha parecchio, considerando che non deve perdere tempo a pensare.

-No. Sono Freeman. Ora fuori dalle palle.

E per come mi sentivo quel giorno, credetemi, non potevo davvero dare una risposta più gentile.

-Ti ho visto al telegiornale, sai ? C’avevi una calzamaglia nera !

-Ah, mi avevi scambiato per il tuo amichetto ? Spiacente ma non sei il mio tipo.

Forse stavolta potevo essere un po’ più diplomatico, lo ammetto.

-Dì un po’, mi stai prendendo per il culo ?

-Ci sarebbe troppa concorrenza, per quello.

Okay, lo ammetto, avrei fatto molto meglio a starmene zitto. Così quello non mi avrebbe appoggiato una mano sulla spalla, tenendomi fermo, e non mi avrebbe dato un cazzotto allo stomaco con l’altra. Sono rimasto a dir poco senza fiato e sono caduto per terra, sentendo a malapena cosa diceva l’altro.

-Ah ! Lo dicevo io, sei un bluff ! Sai come mi chiamano, Svitch ? “Il Maglio” ! Nessuno è mai rimasto in piedi dopo tre pugni del Maglio, lo sai ? E tu sei andato giù con uno solo !

Mi rialzo a fatica, davvero senza più fiato. Lui continua a guardarmi con quella faccia da ebete.

-Ancora.

-Che ?

-Dammene un altro. Provaci.

E ci riesce. Dritto sul naso, che gli schizza addosso del sangue. Fa davvero male, e faccio fatica a tenere aperti gli occhi, ma…

-A…gora.

-E’ così che ti ecciti, eh ?

Credo di aver sputato un po’ di sangue, quando mi ha colpito ancora allo stomaco. Sentivo le guardie che correvano verso di noi per fermare la rissa, e le gambe che mi tremavano, ma che cazzo… mi sono rialzato in piedi, e lui ha iniziato a guardarmi come se fossi un marziano.

-A…andi. For…a.

Ci siamo guardati negli occhi, e lui si è incazzato. Di brutto. Credo ci abbia messo tutta la forza che aveva, in quell’ultimo pugno. Potevo lasciarci le penne. Invece, si sente un suono sordo e lui urla di dolore, sorprendendo le guardie che non sanno più chi dei due aiutare o fermare.

Massaggiandosi le ossa rotte contro il portale chiuso sotto la camicia, mi ha guardato ancora negli occhi. So che erano completamente neri, vuoti.

-Dre. O...a togga a be…goglione.

Con un disco praticamente indistruttibile sul palmo della mano, l’ho colpito al naso. Con tutta la forza che mi era rimasta. Gli è praticamente esploso il naso, schizzando entrambi di sangue e facendolo cadere per terra.

Due guardie mi hanno immobilizzato, e non era difficile dato che ero ammanettato e sul punto di svenire. Prima di svenire veramente, ho fatto in tempo a gridare qualcosa.

-Ne…uno vuole fa…e ancora lo st…nzo con me ?

E quello è stato il giorno più bello che io abbia mai passato in una prigione.

 

A poche centinaia di metri, su un tetto assolutamente anonimo, una donna ha osservato tutta la scena. Abbassa il potente binocolo, visto che Freeman è stato riportato in cella. Controlla rapidamente la piantina del Bernard B. Kerik Complex, molto meglio conosciuto come “The Tombs”, e per ottimi motivi.

Come abbia fatto DeCeyt a procurarsi tutte quelle informazioni sulla prigione in così poco tempo non ha moltissima importanza, per lei.

“Come fanno i giornali a dire che non ci sono prove che quel tizio sia veramente un super-criminale ? Non ho mai visto nessun normale sopravvivere a dei pugni del genere, figuriamoci spaccare la faccia all’altro in quella maniera. Cos’ha a che fare Switch con la Reflex Technologies ? Forse hanno fregato anche lui, e si è vendicato in qualche modo ? Non mi piace. C’è dietro qualcosa di dannatamente grosso, e…”

Leah Mathers, alias Pathfinder, interrompe per un istante il flusso di coscienza per ascoltare il suo sesto senso mutante. Gli ultimi tre piani dell’edificio sono vuoti, come verifica in un istante ascoltando i loro impulsi nervosi. Allora cos’è quella stranissima…sensazione ? Come una radio sintonizzata molto male…

Si volta, trovandosi davanti un rettile umano che le sta puntando addosso artigli viola di venti centimetri, muovendo velocemente la lingua biforcuta e la punta della coda.

-Sì. Avevo ragione, proprio qualcosa di grosso. Marasso, giusto ?

Il rettile cyborg inclina leggermente la testa, al suono del proprio nome. Poi resta fermo a fissarla, come se cercasse di ricordare qualcosa.

Poi salta in avanti, con gli artigli diretti verso la preda. Invece di affondare nella carne, però, si conficcano nel cemento perché Pathfinder ha appena spiccato un salto di sette metri in verticale. Marasso guarda istintivamente verso l’alto, vedendosela scendere sulla testa.

Il cyborg si piega in modo innaturale per l’impatto, e non vede arrivare il calcio che gli avrebbe staccato la testa se fosse stato umano. Quando il cyborg si rialza e cerca di estrarre gli artigli dal tetto, Leah capisce che è solo una perdita di tempo e corre nella direzione opposta.

Quando è sul cornicione Marasso la sta già inseguendo; approfittando della rincorsa, all’ultimo secondo spicca un balzo che le fa superare i due tetti successivi, prima che la spinta si esaurisca e scivoli nell’atterraggio, sbattendo le ginocchia sul cemento.

Con sua grande sorpresa, Marasso è quasi riuscito a starle dietro e sta già correndo sul tetto adiacente. Ripreso subito fiato, Pathfinder si sdraia su tetto con le gambe dirette verso il cyborg in arrivo. Quando Marasso si lancia sul tetto, Leah si posiziona proprio sotto di lui, con le suole delle scarpe contro le sue piastre pettorali. Nonostante i duecento chili di muscoli e metallo, Marasso viene scagliato a cinque metri di altezza.

Una cosa del genere non è sicuramente inclusa nella sua programmazione, come il fatto che una volta ricaduto a terra Pathfinder sia in grado di calciarlo all’ultimo secondo oltre il tetto. Marasso sbatte contro il cornicione adiacente, precipitando per dieci piani e distruggendo nell’impatto tre bidoni.

Leah si rialza in piedi e si aggiusta i capelli; il dolore per lo sforzo si sta già attenuando.

-Uff. Bel lavoro. Lo dicevo io che sarebbero stati soldi spesi bene… Uh-oh.

Degli artigli viola sono appena stati conficcati nel cornicione. Marasso risale sul tetto, la vernice leggermente graffiata e sporca di immondizia, ma ancora in ottimo stato.

-Ma di che diavolo sei fatto ?

Tutto quello che riceve in risposta è in sibilo appena avvertibile, ed occhi di serpente che la fissano come se stessero analizzando la situazione. Marasso carica nuovamente verso di lei, pronto a squartarla con gli artigli.

Leah non si muove fino all’ultimo secondo, tanto che i capelli vengono drasticamente accorciati, ma sopravvive. Sbilanciato dallo slancio, Marasso non riesce ad evitare il calcio che gli viene assestato sul collo. Attraverso le scaglie si intravedono le scintille causate dai danni ai sistemi interni, decisamente non progettati per resistere ad impatti simili. Il sistema centrale si riavvia al quarto calcio alla testa, ormai conficcata nel tetto.

“Potrei anche farmi pagare, per cose del genere…” pensa la donna, mentre si allontana per recuperare l’attrezzatura.

 

La solita palazzina di New York. Matt è davanti alla porta dell’appartamento di Freeman, e sta ascoltando. Alle sue spalle, scattano diversi catenacci ed una serratura; la porta cigola leggermente.

-Sono cieco, signora, ma non così sordo da non sentirla.

-E come faceva a sapere che ad aprire era una donna ?

“Dovresti prendere lezioni di recitazione, Matt, vecchio mio” pensa “La solita scusa del profumo ? No…non ne ha messo. Sarebbe stato meglio, però. Meglio cambiare discorso…”

-Potrebbe dirmi se-

-E’ veramente cieco ? Non mi fido di quelli che hanno gli occhiali da sole.

“Occhiali da sole…”

-Conosce per caso qualcuno che si fa chiamare Shades… Joan, giusto ?

-No, non conosco nessuno io.

“Battito irregolare. Sta mentendo”

-Il signor Freeman vi ha mai dato nessun disturbo ?

-N-no. Mai. Inquilino modello.

“Mai sentito un battito più irregolare. Dev’essere stata la più grande frottola della storia”

-Potrebbe dirmi cosa sono questi tagli sul corrimano ? Ho un tatto molto sensibile e non ho potuto fare a meno di notarli. Si direbbe quasi che qualcuno con degli artigli belli grossi l’abbia stretto con forza…

-N-non lo so…non esco molto di casa.

-Capisco. Il signor Freeman usciva molto ?

-Non lo so. Dopo un po’ ha smesso di usare le scale.

-E come faceva ad uscire, allora ? Non avrà certo usato il teletrasporto.

-N-non esco mai molto d-d’in casa.

“Lo sa” pensa Matt “Probabilmente lo sanno tutti, qui. Ma hanno una paura tremenda… di Freeman o di qualcos’altro ? E… quest’odore, cosa diavolo…”

-Signor Murdock, si sente bene ?

“Sudore… acciughe… pomodoro… peperoni… carciofi… cioccolato… maionese… mozzarella… per fortuna non ho ancora mangiato. Battito accelerato e un pacemaker… ah. Adesso capisco perché il pavimento al piano terra scricchiolava come se ci fosse passato sopra qualcuno di duecento chili”.

-Lei dev’essere il signor Rotondi – saluta l’uomo che sta salendo gli ultimi gradini della scala come se avesse appena corso la maratona di New York.

-Sì…sono io…che l’ho chiamata…l’altra settimana… oddio, spero di non avere… un altro infarto…

-Può dirmi qualcosa del signor Freeman, signor Rotondi ? Qualcosa che ha tralasciato nella sua telefonata ?

-No… non credo… no.

-Ha mai ricevuto delle visite ?

-Una volta venivano sempre due tizi… Sanders e Bench, credo… e un Cannon. Poi una volta sua sorella, e la mattina ho visto uscire qualche ragazza dal suo appartamento, mai la stessa tranne una bionda che è venuta quattro volte. N-non che io ci abbia fatto…molto caso.

-Ehi, e quel tizio con la maschera rossa e nera ? Come si chiamava… Deadboom ! – si ricorda entusiasta Rotondi. Matt e Joan lo guardano stralunati.

-Almeno, a me pare che si chiamasse così.

-Come sta Freeman, signor Murdock ?

-In cella d’isolamento per aver picchiato selvaggiamente un altro detenuto.

-Figuriamoci. Adesso quelli con la vita movimentata sono loro e da noi non succede più niente… – commenta sorridendo il signor Rotondi, guardando Joan. E poi Matt, che sta capendo sempre meno di questa gente.

-E la cauzione ?

-Negata praticamente subito. Del resto, Freeman non si è più fatto vivo dopo l’ultima volta. Sto cercando di capire qualcosa di più di questa faccenda… è tutto molto strano.

-Beh se vuole vedere qualcosa di strano vada in cantina – risponde Rotondi, prima sorridente e poi visibilmente imbarazzato.

-Ho sentito un odore molto strano davanti alla scala della cantina. Un mio vecchio amico era appassionato di serpenti e ne teneva parecchi in casa, quindi sono abituato a riconoscere l’odore.

-S-sì, c’era un serpente in cantina. Bello grosso. Molto grosso. Dannatamente grosso. Cioè…niente di particolare, volevo dire.

-E’ scappato una settimana fa.

-Davvero ? Curioso. Ora, se volete scusarmi, avrei del lavoro da svolgere…vi farò sapere.

 

Tombs. Cella d’isolamento. Al buio, e a Freeman non potrebbe fare più piacere.

-Ah, era ora che ti facessi vivo – dice da un momento all’altro – Dimmi un po’ perché non ti dovrei tagliare le palle per tutto questo.

-Perché non ci riusciresti – risponde la voce di Shades.

-Che cazzo hai fatto ai miei poteri ?

-Niente.

-Shades, sono in prigione per omicidio, non ho voglia di bermi le tue stronzate. Che mi hai fatto ?

-Niente. E’ stato Sharp…è tutta una sua idea, credimi. Per adesso sei bloccato e basta.

-Sì, certo, come no. E chi ha bloccato Marasso, quando doveva aiutarmi a scappare ?

-Io e Sharp.

-Ma guarda…

-Vaffanculo, Switch ! Sto cercando di salvarti la pelle, e potrei rimetterci la testa per questo !

-Vuoi aiutarmi ? Fammi uscire di qui.

-E proprio per salvarti la vita che ti abbiamo fatto mettere qui dentro.

-“Abbiamo”, Shades ? Allora non è stato solo il tuo amico.

-Amico un bel niente. Lo voglio morto. Li voglio tutti morti, Switch, il più presto possibile. Non ce la faccio più… hai parlato con Mason ?

-Sì, ci ho parlato. Mi ha detto tutto.

-Ti ha detto chi sono ?

-Lukas Zeller.

-Non fa niente. Ti ha detto dei Riflessi ?

-Credo di sì, qualcosa del genere.

-Ascolta… stiamo rischiando grosso. Se ci uccidono…

-No, tu stai rischiando grosso con quella gente, io non c’entro un cazzo con le vostre stronzate.

-Metti un piede fuori di qui e sei morto, Switch. Garantito.

-Un piede fuori di qui e posso sparire dove ti pare.

-No, non con loro. Ci stanno dietro. Il Cacciatore d’Ombre sta per arrivare. Solo io posso fermarlo.

-Perché ?

-Perché io sono il Cacciatore di Luci, Switch.

-Il cosa ?

-Mason ti ha spiegato, no ?

-Più o meno.

-Vivo per uccidere le luci. E’ l’unico motivo per cui il Circolo delle Ombre non mi ha ancora fatto fuori… solo Sharp lo sa. Tutti quelli che sapevano sono morti. Tu sei l’unico di noi di cui mi posso fidare, Switch.

-Peccato che la cosa non sia reciproca…

-So che non puoi farmi niente. E tu dovresti sapere che, se ti avessi voluto morto, non ti saresti neanche accorto di morire. Voglio ucciderli tutti, Switch… riflessi e non-riflessi, non lo sopporto più. Fai il bravo e resta dove sei, io mi occuperò delle Luci e metteremo fine a tutto questa merda millenaria. Poi ti lascerò in pace.

-Sì, come no. Bel discorso, ma non ho capito un cazzo.

-Cerca solo di non metterti nei casini e siamo a posto, okay ? L’idea dell’isolamento è buona. Non abbassare mai la guardia quando sei fuori al sole, però.

-Che vuol dire, Shades ? Shades ? Cazzo.

 

Quella stessa sera. Magazzini Eldridge, Vanderbilt Avenue. Un uomo vestito di rosso atterra sul tetto. Alla pressione di un pulsante nascosto, il piccolo bastone rosso ritrae la lunghissima corda al suo interno. Con un salto acrobatico, Devil scende a terra.

Il portone è solo avvicinato, ed anche se l’uomo senza paura non può vederlo, dallo spiraglio esce una flebile luce. Entra, venendo quasi sopraffatto dal tanfo dei cadaveri. Prova a toccarne uno… ha un profondo squarcio sul petto, come se lo avessero attraversato con un grosso paletto. A giudicare dal volto, non deve aver visto in faccia il suo assalitore. Prova a sentire al tatto la ferita, togliendosi i guanti, ma la sua mano si ritrae al freddo pungente della ferita.

In pochi minuti controlla i documenti dei cadaveri. Clarence “Cheap” Chapman. Benjamin Travis. David “Boner” Leroy. Sam Jackson.

Tutti gli ex soci di Freeman ed unici testimoni dell’accusa… morti.

 

Notte. Su di un palazzo qualsiasi di New York, nessuno ha ancora scoperto il corpo privo di conoscenza di Marasso, ancora con la testa affondata nel tetto.

Dalla sua ombra ne spunta un’altra, che si allunga sul cornicione e dalla quale esce un uomo.

-Ah, ecco che fine avevi fatto. Che diavolo è successo qui ?

Shades si avvicina cautamente, e controlla che Marasso sia ancora vivo (o quello che è normalmente). Dopo avergli camminato intorno per alcune volte, solleva dal tetto un lungo capello castano. Lo porta davanti agli occhiali da sole e lo fissa.

-Hhhmmm. Non c’erano già abbastanza ficcanaso, in questo casino ?

 

 

VILLAINS #22

La luce della verità

 

Sulla cima di un palazzo di fronte al numero 100 di Centre Street Manhattan, New York.

“Ma chi me l’ha fatto fare…” pensa la ragazza seduta sul tetto, mentre con un binocolo osserva i pochi giornalisti presenti davanti al palazzo.

“Insomma, sono riuscita a stare dietro alla mia preda e alla fine mi hanno pagata; certo, praticamente niente rispetto a quello che mi dovevano dare, ma dovrebbe essere abbastanza. Ma no… figuriamoci se Pathfinder poteva farsi gli affari suoi, giusto ? Invece sono finita nel bel mezzo di un complotto vero e proprio, a cercare di capire cosa diavolo abbia a che fare questo Switch con la Reflex Technologies. Voglio dire, non deve per forza avere a che fare con la fregatura che mi hanno riservato, giusto ? Allora che ci faccio qui ? Ah…eccolo che arriva”.

I giornalisti si accalcano attorno ad un piccolo furgone della polizia, dal cui retro esce un uomo vestito il più elegantemente possibile, nonostante un grosso livido sul labbro ed un collare metallico che sembrerebbe pesare molto. Anche le manette sono di metallo, estremamente lucido, e coprono interamente le mani di Edward Freeman, alias (se verrà dimostrato) Switch.

“Si è rimesso bene dal pestaggio in prigione, in una sola settimana” pensa Pathfinder.

Neanche un secondo dopo, i giornalisti cambiano bersaglio quando Matt Murdock scende dall’auto con già in bocca diversi “no comment”. Dopo aver percorso alcuni metri, Murdock si gira verso il binocolo e Pathfinder si ritrae subito.

“Non è possibile, come ha fatto a… Non era cieco !? Non mi piace… quando ci sarà meno folla, sarà il caso di scendere un po’ e stamparmi in testa le onde cerebrali di Murdock e Freeman. Possono sempre tornarmi utili, chissà”.

 

In un vicolo abbastanza vicino. Due uomini completamente vestiti di nero stanno facendo la guardia ad un cassonetto dell’immondizia.

-Non riesco a capire perché te lo sei voluto portare dietro, Shades – domanda con tono acido quello dalla pelle nera.

-Perché non mi hai permesso di far partecipare nessun altro del Circolo delle Ombre, Sharp.

-E perché, per far rischiare la vita a più persone ?

-Esatto.

-Io ancora non capisco perché ti do retta, e perché non abbiamo ancora fatto a pezzi questo rottame – continua Sharp, dando un calcio al malridotto Marasso che è stato nascosto velocemente tra l’immondizia.

-Senti, ho i miei piani d’accordo ?

-E’ questo che mi preoccupa, Shades. Sicuro che verrà ?

-Noi due e Freeman nella sua stessa città ? Ha fatto il giro del mondo per essere qui oggi, Sharp. Sarà in perfetto orario.

-Meglio per te che lo sia, altrimenti…

-Sarà il caso di andare sul sicuro; recupera Smoker e chiedigli di dare un’altra controllata alla sua posizione. Su, muoviti !

-Ti ricordo che sono io il superiore, qui.

-Allora signore, vorrebbe per favore togliersi dalle scatole e fare quello che le ho detto ?

Sharp si avvicina al muro, per scomparire poi tra le ombre. Shades si affretta a sollevare la testa di Marasso; gli occhi lo seguono, quindi è ancora cosciente.

-Riesci a capire quello che dico, Marasso ? Sei ancora in forma ?

Il cyborg solleva una mano, chiudendola a pugno e sollevando poi il pollice.

-Questo deve avertelo insegnato uno dei vicini scemi di Freeman, immagino. Allora Marasso… noi due avevamo un accordo, vero ?

>Ordine in esecuzione   > Ordine Shades #3  >In attesa…

-Ecco cosa devi fare per me…

 

Al terzo piano. Ad Edward Freeman sono state tolte le manette speciali, ma non il collare metallico che sta cercando in tutti i modi di allentare. Si volta per individuare Murdock, che dopo aver scambiato due parole con una donna di colore le stringe la mano e torna a sedersi.

-Quella non è l’avvocato dell’accusa ? Com’era… Lavender ?

-Vice Procuratore, in realtà.

-Perché è andato a parlarle ? Le ho già detto che non voglio fare nessun accordo.

-Nonostante quello che può pensare, signor Freeman, non abbiamo la vittoria in tasca.

-Con tutti i testimoni dell’accusa morti e stecchiti ? Andiamo, Murdock…

-Non sembra minimamente turbato dalla morte dei suoi ex-colleghi.

-Beh, meglio loro che me.

-Immagino che non ci sia nessuna prova riguardo questo Shades, vero ? Ho fatto controllare gli archivi FBSA, ma ci sono solo una serie di voci non verificate. Parlare di un misterioso ed invisibile complotto non farebbe che danneggiare ulteriormente la sua già labile immagine e, di conseguenza, il processo.

-Senta, Murdock, posso farle una domanda ?

-Se riguarda il caso.

-Io non le piaccio, vero ?

-Signor Freeman, l’unica ragione per cui la sto difendendo è che le credo quando dice di essere innocente. Se le accuse cadranno, farò in modo di essere dalla parte dell’accusa al suo prossimo arresto e farla restare dietro le sbarre per il resto della sua vita.

-Non è che lei vuole perdere, Murdock ?

-Se l’avessi voluta dietro le sbarre infischiandomene della sua innocenza, Freeman, non avrei dovuto fare altro che lasciare il caso a qualcun altro.

-Allora come mai siamo arrivati fino a qui ? L’accusa non ha praticamente niente in mano.

-Generalmente evito di dare la colpa ai miei clienti, signor Freeman, ma visto che me lo chiede… ferire quasi mortalmente un altro carcerato non è stata la scelta migliore della sua vita.

-Però abbiamo recuperato con i test. Gliel’avevo detto che non potevano dimostrare che sono Switch.

-Perché lei non ha nessuna identità segreta, signor Freeman, o perché sapeva che in qualche modo i suoi poteri non sono identificabili dai test che abbiamo richiesto? Lei è molto più astuto di quanto non dia a vedere, Freeman.

-Lo prenderò come un complimento.

-Voleva esserlo, mio malgrado.

-Il Tribunale Penale della città di New York è ora in sessione, presiede l’Onorevole Giudice Watson. Tutti in piedi!

 

Sul cornicione del terzo piano, 100 di Centre Street Manhattan. Una ragazza sbadiglia e si passa una mano sugli occhi, visibilmente stanca di aspettare praticamente immobile.

“Forse dovevo entrare e basta, così avrei sentito tutto quanto e capito se c’entrava qualcosa con quello che è capitato a me. Se non altro, da qui posso sentire se si avvicina qualcuno e scappare in tempo, e sono abbastanza vicina a Freeman e Murdock da registrare i loro cervelli. Però adesso cosa…”

Pathfinder non termina il pensiero; nella strada di sotto, ha intravisto una grossa coda verde scomparire in un angolo buio. Già questo sarebbe indice di grossi guai, ma vede anche due uomini vestiti di nero durante una discussione accesa, che si guardano intorno prima di scomparire a loro volta tra le ombre.

“Non avevo sentito nessun cervello in quella zona, e sono riuscita a malapena a vederli. Brutta storia, molto brutta. Mi chiedo perché si siano rintanati così in fretta in quell’angolo buio, come se avessero visto… oh, no”.

Leah riconosce immediatamente la ragazza che si sta avvicinando all’edificio. Nella sua mente sono ancora impresse le onde cerebrali che ha dovuto seguire attraverso tutti gli Stati Uniti, e difficilmente dimenticherà quella faccia.

“Se c’è una cosa che ho imparato nel mio inseguimento, è che quella non si ferma davanti a niente e nessuno per arrivare dove vuole. Adesso ho portato a termine il compito, immagino… dovevo semplicemente scoprire dov’era diretta, ed eccola qui: vuole Switch. Però, visto che per questo non sono stata pagata quanto mi spettava, voglio almeno capire tutta quanta la storia”.

 

Al primo piano, due guardie attendono con impazienza la fine dell’udienza. Vivendo a New York, sanno che le aule di tribunale ed i super-esseri di solito sono una pessima accoppiata. Non arrivano però alla paranoia, quindi non dicono niente alla ragazza dalla corporatura minuta ed i capelli biondi che è appena entrata.

Sembra quasi che si sia persa, visto che continua a guardarsi intorno come se non sapesse dove si trova. Alle mani porta un paio di guanti invernali, molto spessi, eppure le dita sono incrociate tra di loro come se stesse morendo dal freddo.

-Ha bisogno di qualcosa, signorina ?

La ragazza sembra percorsa da un brivido, poi guarda dritto negli occhi la guardia che le ha fatto la domanda. E’ quasi la metà di lui, ma lo afferra per il colletto con una presa da cui lui non riesce a liberarsi, e lo fa avvicinare con forza.

-Dov’è l’ombra ? – chiede con voce rabbiosa – Perché non riesco più a sentirla ? Dove la nascondete ?

La seconda guardia stava per mettersi a ridere per il modo in cui il collega è stato soverchiato da qualcuno di molto più esile, ma adesso non ha più molta voglia di ridere: non ottenendo risposta, la ragazza scaglia la guardia dall’altra parte del corridoio, come se non pesasse niente.

La seconda guardia estrae la pistola e la punta contro la ragazza; vorrebbe dire qualcosa, ma il bagliore ultraterreno che sta lacerando i guanti gli toglie la parola.

-Lo chiederò un’ultima volta – ricomincia la ragazza, con tono sempre più minaccioso – Dov’è… l’ombra ?

 

Terzo piano. Edward Freeman è prossimo all’addormentarsi all’udienza preliminare del proprio processo per omicidio. Non dorme come si deve da settimane, non ha mai potuto sopportare i telefilm legali e non gli è neanche chiaro quale cavillo stiano analizzando. Che gli frega ? Tanto sarà libero molto presto…

Intanto, Murdock sta interrogando l’agente che l’ha arrestato.

-Quindi ci dica, sergente Charlmers, sulla base di cosa avete identificato il mio cliente ?

-Ci erano state fornite le sue foto segnaletiche.

-E’ stato lei a condurre le indagini, vero ? In base a cosa avete deciso di arrestare il signor Freeman ?

-Avevamo parlato con i colleghi di Bernstein, e ci hanno parlato di pensanti dissapori con Freeman, al punto che il signor Bernstein era stato minacciato di morte. Abbiamo ottenuto un mandato di perquisizione, ma il signor Freeman ha offerto resistenza… rompendo il naso al mio collega… e lo abbiamo portato in centrale..

-Qualcuno di quegli uomini può provare quanto lei ha appena detto ?

-No, signor Murdock. Sono stati trovati morti una settimana fa.

-Quindi non ci sono testimonianze dirette del coinvolgimento del signor Freeman ?

-Obiezione, vostro onore – si alza in piedi il Vice Procuratore – Nella casa del signor Freeman è stata trovata quella che la balistica ha identificato come arma del delitto.

-Obiezione accolta.

-Riformulerò la domanda, vostro onore. Sergente, ci sono prove dei dissapori tra Freeman e Bernstein ?

-No.

-Risulta in qualche modo supportato da una prova che si siano anche solo parlati, negli ultimi mesi ?

-…no.

-Non è forse possibile…dato che è abbastanza ovvio che il signor Freeman non ha ucciso i testimoni dell’accusa…che il loro assassino si sia in qualche modo introdotto in casa sua, ed abbia lasciato l’arma per incriminarlo ?

-Suppongo di sì, ma…

-Nel rapporto della perquisizione, non si descrive forse la serratura dell’appartamento del signor Freeman come “usurata e dal funzionamento incerto” ? Lei ha visto l’appartamento, sergente, crede che sia difficile entrarvi furtivamente ?

-Obiezione, vostro onore… l’accusa ha presentato dei documenti FBSA secondo cui il signor Freeman possiede delle capacità super-umane che gli permetterebbero facilmente di uccidere una persona passando praticamente inosservato.

-Vostro onore, sono stati condotti dei test sul mio cliente, che è risultato negativo alla possessione di qualsivoglia capacità sovrumana.

-Lo Stato contro Connors, signor Murdock, l’impossibilità della strumentazione attuale di provare la presenza di capacità super-umane non è di per sé una prova che queste capacità non siano presenti.

-Non è neanche la prova che queste capacità esistano ! E poi, se il signor Freeman fosse veramente Switch e potesse teleportarsi a piacimento, non avrebbe passato due settimane in prigione, di cui una in isolamento forzato. Che motivi avrebbe per essere qui davanti a noi ?

Terminata la frase di Murdock, le porte dell’aula vengono spalancate con violenza da due persone, entrambe vestite di nero da capo a piedi, un uomo di colore ed un biondo con gli occhiali da sole. Alle loro spalle, tre guardie prive di sensi o peggio.

-Oh, merda – si lascia scappare Freeman, e per ottimi motivi.

 

Tutti i presenti, meno uno, sono improvvisamente dell’idea di Freeman, perché vedono uno dei due intrusi lanciare un paletto nero nell’addome di una delle guardie, mentre l’altra viene disarmata e strangolata dalla sua stessa ombra.

L’eccezione è Matt Murdock, il cui senso radar non gli mostra altro che le porte che si aprono e due uomini cadere a terra senza una ragione precisa. Il fatto che praticamente tutti i presenti si mettano ad urlare terrorizzati non aiuta la sua concentrazione.

-Muoviti, Freeman. Ce ne andiamo, ora – dice l’uomo con gli occhiali da sole, che Murdock identifica come Shades unicamente dalla voce, dato gli altri sensi non gli trasmettono niente su di lui.

-Se non l’hai notato non è il momento migliore.

-Qualunque momento sarà migliore dei prossimi cinque minuti... eccola.

A coprire le ultime parole di Shades, il pavimento esplode in un’orgia di luci e luminescenze, lasciando salire una colonna di luce celestiale. I pochi che non stavano urlando e dirigendosi verso l’uscita si ritrovano ad evitare di cadere nella voragine mentre si mettono ad urlare e scappano verso l’uscita.

Per il Giudice Watson, il Vice-Procuratore e pochi altri la colonna di luce impedisce di arrivare all’uscita, e quindi in un lampo di genio poco coraggioso ma piuttosto intelligente scelgono di nascondersi come meglio possono.

Solo i tre nonriflessi e Murdock rimangono ad osservare (si fa per dire) la donna che sta salendo al centro della colonna di luce, un minuto angelo della distruzione che sembra quasi nuotare in quella luce ultraterrena.

-Che ci fai ancora qui, carne di cannone ? Sparisci ! – ringhia Sharp, afferrando Murdock per il colletto e scagliandolo dietro il banco dei testimoni come se non pesasse niente.

Senza dire una parola, la donna di luce si ferma a mezz’aria ed indica Freeman e Shades con una mano ciascuno, con una sfumatura di luce più intensa negli occhi e sulle braccia (non che qualcuno fosse in grado di notarlo, in quell’assurda luminosità diffusa).

Shades ha pronta una mano sugli occhiali da sole, ma non fa in tempo a levarseli perché la sua nemesi viene distratta da una finestra rotta ed un paio di scarpe pesanti quanto una pila di mattoni che la colpiscono in testa, facendo rotolare entrambe ai bordi del buco nel pavimento.

-C’è mancato veramente poco – interviene Shades, con una sfumatura che Freeman non avrebbe mai pensato di avvertire in lui: terrore.

-Che cavolo è successo ? Cosa è schizzato addosso a quella ? – sono le uniche domande di senso compiuto che riesce a fare.

-Succede che stanno cercando di ucciderci.

-Era ora. Non ho mai sopportato i processi, specialmente i miei.

 

Protetto da una insufficiente quantità di legno, il Giudice Watson cerca di capire cosa stia succedendo nella sua aula, stando bene attento a non sporgersi troppo. Non molto distante da lui è atterrato Murdock, che sembra non essersi fatto praticamente niente. Il Giudice si avvicina a lui, sempre stando attento a non farsi notare dagli ospiti non invitati.

-Sta bene, Murdock ?

-La difesa chiede quindici minuti di pausa, Vostro Onore.

-Felice di vedere che non si fa prendere facilmente dal panico, avvocato…

-Non è niente che non abbia già visto…si fa per dire…anche se al momento non mi viene in mente una situazione peggiore di questa.

-Anche se siamo tagliati fuori – il Giudice si alza leggermente per vedere cosa sta succedendo, ma un raggio di luce che passa attraverso il soffitto gli fa cambiare idea – qualcuno avrà sicuramente chiamato la polizia, magari Codice Blu, e presto saremo… Murdock ? Dove diavolo è finito ? Era qui un attimo fa…

 

Nel frattempo, la Cacciatrice d’Ombre sta tranquillamente tenendo testa a quattro formidabili super-esseri. Tre, in realtà, dato che Shades si sta limitando ad osservare.

Le costruzioni di Sharp evaporano al minimo contatto con la luce quasi tangibili della Cacciatrice, che al tempo stesso schiva i calci di Pathfinder e lancia raggi di luce contro Sharp, bloccati dai portali di Switch.

Lo stallo dura veramente poco, perché la Cacciatrice afferra al volo Pathfinder per una caviglia, facendola sbattere contro Freeman per poi lanciarla verso la finestra già rotta. Sharp evita all’ultimo secondo una scarica di luce particolarmente potente, che crea un altro buco nel pavimento.

Solo adesso Shades interviene, sollevando gli occhiali da sole.

Freeman non capisce molto bene quello che sta succedendo, in parte per la velocità con cui stanno accadendo un mucchio di cose e in parte per la botta in testa che ha appena preso. Tutto ciò che vede è un fiume di oscurità che scaturisce da dove Shades dovrebbe avere gli occhi; un fiume in piena che investe completamente la Cacciatrice, spegnendo la sua luce. Quando la donna è ferma, si sbriga a rimettersi gli occhiali da sole.

-Più di così non riesco a fare – ammette con voce esausta, facendo poi un cenno della testa verso Sharp.

-Si può sapere chi accidenti è questa !? – domanda Freeman mentre si rialza in piedi.

-Il passato pronto ad essere sepolto – risponde trionfante Sharp, mentre forgia una lancia con le sue mani e la punta verso la Cacciatrice. Shades sorride.

-Grandiose come ultime parole, vecchio mio. Marasso… Verrat.

Sharp sta abbassando la lancia verso il cuore della Cacciatrice, quando questa afferra l’arma fatta di fumo ed ombre, spezzandola come nebbia. Mentre lo fa, nessuno fa molto caso al rumore di un serpente di duecento chili che si arrampica sulle macerie e sale al terzo piano dell’edificio, precipitandosi verso Sharp con gli artigli al massimo dell’estensione.

-Freeman… - fa in tempo a sussurrare Shades, indicando la Cacciatrice con un cenno della testa, e passandosi un dito sulla gola.

Tra i due appare e scompare una scia verde e viola, che si abbatte su Sharp facendo penetrare nel suo cervello trenta centimetri di artigli al policarbonio espanso; come appena colpito da una freccia, Sharp viene inchiodato al muro, ma continua a muoversi.

Mormora qualche insulto in una lingua scomparsa da quasi tremila anni, e lancia strazianti urla di dolore quando la Cacciatrice d’Ombre lo investe con una quantità di luce inimmaginabile. Marasso non viene minimamente intaccato dalla luce, ma Sharp si scioglie in migliaia di piccoli frammenti di vetro acuminato, che poi evaporano velocemente.

Prima che la Cacciatrice possa voltarsi ed uccidere altre ombre, si ritrova un portale di teletrasporto infilato alla base del collo. Non c’è perdita di sangue e non ci sono grida, per lei; cade semplicemente a terra, a peso morto come usano fare i cadaveri.

-Credo che il mio avvocato non sarebbe d’accordo ma… cazzo, Shades, questa è la cosa migliore che abbia fatto per il mio morale negli ultimi mesi.

-Ma insomma, chi era quella ragazza e perché è intervenuta ? – domanda una voce femminile.

Freeman e Shades si guardano negli occhi, alzano le spalle e tornano a guardare Pathfinder.

-Volevamo chiederti la stessa cosa.

 

-Avrei anch’io qualche domanda da fare – interviene una voce maschile, forte e decisa. Ad emetterla è stato un uomo vestito di rosso, con due grosse D incrociate sul costume. E’ in piedi sulla finestra rotta, le braccia sono incrociate ma una mano è pronta ad afferrare un bastone rosso. Fuori, numerose sirene della polizia si stanno avvicinando.

-Si può sapere cosa è successo qui ?

-No – risponde Freeman, indicando verso il portale di teletrasporto che ha appena creato. Devil lancia verso di lui il bastone, ma questo colpisce solo il muro perché Freeman, Shades e Marasso sono già scomparsi all’interno del portale.

Una serie di rimbalzi riporta il bastone tra le mani di Devil, che è appena sceso dalla finestra.

-Potrei fare la stessa domanda a lei, signorina…

Invece di rispondere, Pathfinder carica verso di lui calciando per colpirlo al petto, ma Devil si sposta quanto basta per evitarla e bloccarle il piede; o almeno ci prova, perché non si aspettava una forza del genere. Sbilanciato, non può fare altro che assecondare il secondo calcio, dritto al plesso solare; non fa nemmeno in tempo a capire come abbia fatto la ragazza a calciare da una posizione come quella, perché l’impatto lo ha lanciato dall’altra parte dell’aula. Solo anni di allenamento e colpi subiti gli permettono di non rompersi l’osso del collo nell’atterraggio.

Lancia il suo bastone verso la ragazza, che però è già saltata fuori dalla finestra e si sta rapidamente allontanando per i tetti di New York.

-Penso di dover prendere anche questo come un “no”. Com’è che hanno tutti tanta fretta, oggi ?

Per una manciata di secondi non succede niente, quasi a controbilanciare la girandola di eventi degli ultimi minuti. Poi, dall’ammasso di legno che fino a poco tempo prima era il banco dei testimoni si alza una donna di colore.

-Vostro Onore – dichiara Maxine Lavender, Vice Procuratore – Considerando la morte di tutti i testimoni dell’accusa, la distruzione di tutte le prove, l’evidenza dei super-poteri del signor Freeman ed il fatto che si sia dato alla fuga… l’accusa desidera ritirare le accuse.

-Quello che vuole lei, avvocato - risponde lo stremato giudice.

Non molto distante, un dolorante Devil si dirige verso la finestra per un nuovo, rapido cambio d’abiti.

“In fondo, ho vinto in modi più strani…” pensa, mentre il suo senso radar si concentra sull’aula devastata, pericolante e semi-deserta “…almeno credo. Quello che non capirò mai, oltre a chi erano tutte quelle persone, è come mai i vicini di Freeman si siano offerti di pagarmi l’onorario…”

 

Zona portuale di New York, non molto lontano da ciò che resta del Molo Quattro. A mezz’aria si apre un foro microscopico, che subito si allarga così velocemente da far pensare a chiunque che il grosso disco nero sia apparso da un momento all’altro.

Dal portale di teletrasporto escono due persone ed un qualcosa di un po’ meno definibile, Marasso per intenderci. Shades non riesce a togliersi un odioso sorrisetto dalla faccia, e si guarda intorno. Freeman conosce alla perfezione il posto, dato che è qui vicino che ha ottenuto i suoi poteri, ma soprattutto è più interessato a controllare che non ci sia nessuno nei paraggi a vederli.

-Ammettilo, Freeman, sono giorni come questi che ti fanno amare la vita.

Dopo aver chiuso il portale, Freeman lo fissa con uno sguardo molto duro.

-Che c’è ?

Con una velocità fuori dal comune, Freeman gli sferra un cazzotto direttamente sulla mascella; un’azione talmente inaspettata da non lasciare a Shades il tempo di diventare immateriale, e facendolo cadere a terra. L’unico effetto è che Marasso si sposta leggermente per non essere colpito.

-Che ti prende adesso, Freeman ?

-Sei un bastardo, Shades ! Hai idea della fatica che ho fatto per cancellare le prove della mia identità ed uscire pulito dal processo !? Sai che succederà, adesso ? Che domattina il mio nome e la mia faccia saranno su tutti i giornali, e non riuscirò a fare un passo senza maschera !!! E me ne devo anche andare in giro con questo collare del cazzo ! Se tu e quell’altro decerebrato aveste aspettato solo qualche ora, avremmo vinto la causa !

-Hai finito ?

-Col cazzo che ho finito, Shades ! Marasso, toglimi questo collare, adesso.

Marasso si avvicina, puntando gli artigli sul collare anti-mutanti ed iniziando a prendere una piccola rincorsa…

-Uh, ripensandoci, forse è meglio che me lo tolga qualcuno con più cervello di un’iguana. Ordine annulla, Marasso.

Se il cyborg ha qualche problema ad eseguire l’ordine e a starsene buono in disparte, non lo da certo a vedere.

-Posso almeno darti la mia versione su cosa è successo oggi, Freeman ? Per me, oggi abbiamo evitato che la Cacciatrice d’Ombre uccidesse entrambi, abbiamo mandato completamente fuori pista lei e tutte le Luci, e siamo riusciti a togliere dalla circolazione Sharp, che ci stava col fiato sul collo da troppo tempo.

-“Ci” ?

-Solo perché tu hai scelto di ignorare l’importanza della guerra millenaria tra Luci ed Ombre non significa che altri abbiano fatto lo stesso, Freeman.

-Stronzate, sempre le solite stronzate. Quand’è che inizio a guadagnare qualcosa da tutto questo complotto di cui parli sempre ?

-Servirebbe che tu faccia funzionare almeno un po’ la tua testa, quindi ci vorrà ancora un bel po’.

-Insomma, quanta altra gente fissata con luci ed ombre arriverà a rompermi le scatole ?

-Sai, Freeman… non molto tempo dopo il nostro primo incontro… qualcuno mi ha chiesto come finirà tutto questo.

-E sarebbe ?

-Con un massacro. Con me sei dalla parte giusta, Freeman… quella che sopravviverà. C’è molta gente, adesso, che ci vorrà morti entrambi.

-Shades, sei a tanto così dal prenderti un altro cazzotto. Adesso avrò un mucchio di cose da fare… casa nuova, identità nuova, documenti nuovi eccetera… ma quando avrò sistemato tutto, voglio che tu mi spieghi cosa cazzo hai in mente di fare, quanto ci vorrà, e cosa ci vorrà per non rivederti più per tutta la mia vita.

-Sembrerebbe un patto ragionevole. Dove lasciamo Marasso ?

-Cazzi tuoi… io devo sbrigarmi, prima di ritrovarmi di nuovo la polizia nell’appartamento.

Un battito di ciglia dopo, Switch si è volatilizzato.

 

Centre Street Manhattan. Nelle ultime ore, al numero 100 si sono precipitate decine di volanti ed ambulanze, e sono stati portati via d’urgenza diversi feriti, prevalentemente guardie. Quindici agenti del Federal Bureau of Superhuman Activities hanno esaminato il luogo con una velocità impressionante, permettendo solo il passaggio dei medici. Sfortunatamente, non sono rimaste tracce degli invasori e l’unico ad essersi trovato in posizione di poterli identificare chiaramente è cieco.

Schivando la marea di giornalisti, inevitabile quando la sicurezza di un tribunale al centro di Manhattan viene violata così platealmente e vengono inflitti centinaia di migliaia di dollari di danni, gli agenti si raggruppano attorno alla barella che sta trasportando il cadavere di una donna, difesa da una schiera di “No comment”.

Il piccolo furgone blindato si allontana velocemente, una volta superata la folla di curiosi che lo stava bloccando. Solo quando si sono allontanati abbastanza da non sentire più il rumore dei flash i due agenti FBSA alla guida si sentono tranquilli, tirando un sospiro di sollievo.

Ed è allora che due mani brillanti di luce passano attraverso il piccolo spioncino di vetro infrangibile, spaccando a metà i loro crani con due raggi di energia.

Il furgone verrà ritrovato quattro ore dopo nell’Hudson.

 

Una palazzina di New York, che per qualche minuto ha goduto di un minimo di celebrità come la casa del famoso super-criminale Switch. Al momento è tornata ad essere una palazzina qualunque, così come praticamente tutti si sono dimenticati di Switch. Le cose cambieranno dopo il notiziario delle sei, certo, ma per adesso questo è un posto qualunque.

Al piano terra, tre persone sono davanti alla porta della cantina. Assumendo che il signor Rotondi possa essere considerato una persona sola.

-Allora, vogliamo andare a vedere o no ? – incita Spacker Dave, visibilmente eccitato.

-Non so se è una buona idea… e se il signor Freeman tornasse ? E se non ci fosse nulla là sotto ?

-Fidati di me, Joan. Sono sicuro che il signor Freeman ci ha lasciato un messaggio da qualche parte, un qualche piano di riserva nel caso lo arrestassero. Forse ha nascosto da qualche parte una superarma con cui lo possiamo liberare, o cose così.

-Figo, signor Rotondi ! Ma perché non cerchiamo nel suo appartamento ?

-Se era là dentro, la polizia l’avrà trovato di sicuro a questo punto.

-Però non abbiamo la chiave del suo appartamento, quindi non ci resta che cercare in cantina !

Con una certa lentezza, dato che Rotondi ha voluto passare per primo, i tre scendono la piccola scalinata che porta nella cantina. Sembra vuota, ora che non c’è più un cyborg rettile ad occupare quasi tutto lo spazio disponibile.

-Forse ho trovato qualcosa – annuncia Joan, più con preoccupazione che con gioia. E’ una lettera su cui è scritto “a Dave, Rotondi e Joan”.

Spacker Dave gliela strappa praticamente d’in mano, e ne estrae un foglio di carta su cui sono state scritte molto in fretta alcune righe. Dave si schiarisce la voce prima di leggerla ad alta voce.

-“Come saprete presto dai giornali o dalla televisione, sono più o meno riuscito a scappare. Questo vuol dire che praticamente tutta l’America entro domani saprà che sono Switch, e che quindi è inutile continuare a ricattarvi. Nemmeno voi sareste così stupidi… tranne Dave. Sei un vero coglione, Spacker Dave, te l’ho sempre detto”. Ehi, ha azzeccato il mio nome ! Grande ! “Dovrei aver fatto in tempo a recuperare le mie cose, quindi la polizia troverà il mio appartamento praticamente deserto. Quel palazzo di merda non mi mancherà neanche un po’, e potete dire all’amministratore di andare a farsi fottere per non essersi mai fatto sentire. Neanche voi tre mi mancherete, nemmeno un po’, però abbiamo condiviso una casa ed una manciata di segreti per molto tempo, quindi ci sono un paio di cose che sento veramente di dovervi dire”. Non lo facevo un tipo sentimentale !

-Vai avanti – lo incita Joan, con una mano sul cuore e le lacrime trattenute a stento.

-“Mister Rotondi, ho rubato il suo portatile e tutti i CD di software che aveva, oltre al portafoglio e a qualche confezione di pollo fritto, l’unica cosa che riesco a dare da mangiare a Marasso oltre ai topi, forse il gusto è simile. Joan, ho preso tutti i soldi che avevi tenuto da parte, le carte di credito… anche se mi sa che non ci sarà dentro niente… ed il ciondolo d’oro che tenevi nel comodino, ma ti ho lasciato la foto della vecchia che c’era dentro. Spacker Dave, dovresti veramente iniziare a spacciare coca, perché non sono riuscito a trovare niente di meglio di qualche CD piratato da rubarti, e per carità spruzza del deodorante nel tuo appartamento. Spero di non aver dimenticato niente. Non cercatemi, e se per caso vi venisse in mente una ragione per cui non proverei ad uccidervi appena vi vedessi, siete veramente dei coglioni. Edward Freeman, Switch.”

-Però, che tipo quel Freeman ! Chissà se lo rivedremo ? – si chiede il signor Rotondi, fissato con sguardi curiosamente assassini dai suoi vicini di casa.

-Beh, nessuno ha voglia di pizza ?

 

Uno dei tetti di New York City. Un cellulare squilla incessantemente, e sul piccolo schermo appare la scritta “Reflex Tech – Rispondere ?

La scritta lampeggia qualche volta, prima che il telefonino sia schiacciato dalla suola di una scarpa, con una forza tale da lasciare l’orma sul tetto.

 

Note:

Infine, una segnalazione: Devil #31 si svolge parzialmente durante i giorni della prigionia di Freeman, ed oltre a rivelare alcuni retroscena comprende un’apparizione speciale di Ranennyj, il padrino russo che rivedrete nel prossimo numero.

 

VILLAINS #23

On the road

 

New York City, mattina. Una limousine nera targata RBG-08 attraversa i vicoli del Bronx, ed i pochi che le fanno caso sono abbastanza intelligenti da non domandarsi neanche cosa ci faccia lì. Arriva fino ad un magazzino isolato, nel senso che il pedone più vicino si trova a trecento metri, e si ferma davanti ad un garage. Non c’è traccia di vita, attorno alla macchina che rimane ferma per un paio di minuti.

Poi la porta automatica del garage si apre, e la limousine scompare velocemente all’interno. Quando si è fermata, dalle porte posteriori escono due uomini vestiti il più elegantemente possibile; il che, per questi due, equivale a giacca e cravatta in condizioni meno che ottime.

L’ombra della limousine si allunga in modo innaturale, fino a rilasciare una silhouette umana sul muro. Da quell’ombra esce un uomo dai capelli biondi, occhiali da sole che non lasciano intravedere nulla degli occhi, ed un lungo impermeabile nero.

-Lavorare per la mafia russa ha i suoi vantaggi – ammette Edward Freeman alias Switch, cercando del tutto inutilmente di sentirsi a suo agio con la cravatta.

-Sia chiaro che sono qui solo per curiosità – si intromette il biondo – Adesso che abbiamo molta meno fretta di prima per i nostri affari, mi interessa vedere cosa hai combinato in questi ultimi tempi.

In poco tempo, la stanza si riempie di uomini robusti e dallo sguardo torvo, con la mano pronta a scattare verso la pistola nascosta sotto gli abiti. Si avvicinano con cautela a Shades, che sorride alzando le braccia per farsi perquisire.

-Mi ero dimenticato di queste sottigliezze – dice sorridendo.

-Ah, meglio se non provate a togliergli quegli occhiali – chiarisce Freeman agli scagnozzi, prima di voltarsi verso l’altro passeggero della limousine.

-Grazie per il passaggio e per il posto dove dormire, David.

-Puoi anche chiamarmi Dave, o Turbine.

-No… spero di non avere nulla a che fare con qualcuno che si fa chiamare “Dave” per un bel po’, ed ho sempre trovato stupido chiamarsi con i nomi in codice.

-E’ un peccato non aver potuto festeggiare il tuo ritorno al Bar With No Name, però…

-Con il mio nome e la mia faccia su tutti i giornali ? Conosci i clienti di Madcap, la maggior parte sono morti di fame che proverebbero subito a spifferare tutto. Meglio aspettare che si siano calmate un po’ le acque.

-Dove hai lasciato Marasso ? – domanda Shades allontanandosi dai mafiosi, leggermente più calmi dopo l’ispezione.

-In un magazzino dalle parti del molo. E’ pieno di topi, lì, si troverà bene finché non avrò deciso cosa farne. A proposito, che gli hai fatto mentre ero in prigione ? Ha una grossa ferita sul petto e gli partono delle scintille dal collo…

-Ne so quanto te. Mai lasciare incustodito un cyborg con il cervello di un serpente, immagino.

-Tenetevi pronti…sta arrivando – annuncia Turbine.

Preceduto da cinque guardie del corpo, quasi il doppio degli altri mafiosi, un uomo di mezz’età con uno sfregio sul volto scende le scale. Freeman cerca di essere il più formale possibile, e Shades rizza la schiena.

Ranennyj si avvicina con la stessa fierezza, fino a quando non è a distanza di stretta di mano da Freeman. Da un secondo all’altro, però, lo abbraccia con una stretta di ferro, battendogli forti pacche sulla schiena.

-Bentornjato, Svuitsch ! Tu grandje preocupazjone, tu sa ? Ma cuome, io da te granje avocattjo, tu rifjutja e scappa te stjesso ? Suolo con somessje su cosja tu fare, noi guadagniatjo tantjo per pagarje te stjipendjio per prosimo mesje ! Hahaha !

-Grazie…credo – è tutto quanto Freeman riesce a rispondere all’eccentrico pakhan.

-Ma tu portatjo qualcjuno, da ?

Finalmente lascia andare la stretta su Freeman, per incamminarsi verso Shades, che gli fa segno di non avvicinarsi troppo. All’espressione confusa del pakhan e a quella sospettosa delle guardie del corpo, risponde in russo:

-<Sono qui per lavorare gratis, ma se permettete preferisco un approccio meno personale>.

-<Nessun problema> - risponde Ranennyj in un russo impeccabile - <Se non vuoi farti pagare, tanto meglio per me… ma dimmi un’altra volta cosa devo fare, e dovrai abbracciare un blocco di cemento da qui alla fine del mondo, sono stato chiaro ?>

-<Spero che non si arrivi a tanto… sarebbe un vero spreco di ottimo cemento>.

-<Mi piace chi ha iniziativa e lavora fuori dagli schemi. Come ti chiami, ragazzo ?>

-Shades. Сэр. [1]

-Bjenvenutjo nella famigja, Shiadess. Alliora, io gjusto giusto lavuoro perfjetto per ritornjo di Svuitsch… se lui garantiesce per te, Shiadess, per mje va benje che tu resta e lavora.

-Ma che si sono detti ? – sussurra Turbine, ricevendo solo un’alzata di spalle di Freeman come risposta.

-Aluora… altra setimanja, io compratjo parechje cassje con piccolia polvjerinja bianca che paccji tanto miei cljienti. Fatto tantji soldi che ora io vuole… come dite voj in Amierica ? Entrjare in affarj con tiezjo che io comprjato mercje. Soljo che lui no daccordo. Cosìe tantj miei amicj dice che loro vogljiono che noi, che io, inizjamo a vendjere posto suo. Ma tiezjo no daccordo ancora, cosìe voi va casa sua e convincje andiare in vacanzja, e nessunjo vede più lui e io comprarje, no riljievarje, sua attivita. Capiscje, da ?

I tre supercriminali accennano di sì con la testa, più che altro per circostanza.

-Benje. Ragazzj spiegarie voj dove andare e chj stendjere, ma raccomando, se njiente entro stasjera, afare saltja. Capiscje ? Benje, ora io va.

Circondato dalle sue guardie del corpo, il padrino russo scompare usando le scale. Quando è sicuro che se ne sia andato, Freeman si volta verso gli altri mafiosi.

-Okay, adesso chi mi spiega in una lingua comprensibile che cosa dobbiamo fare ?

Lo sguardo di risposta non è dei più rassicuranti.

 

Quindici minuti dopo, una limousine nera attraversa il più velocemente possibile il traffico newyorkese, bruciando qualche semaforo e causando un paio di tamponamenti. Al posto di guida, Turbine preme fino in fondo l’acceleratore, lanciando insulti a destra e a manca.

Dietro, Freeman e Shades si tengono il più saldi possibile; non è un viaggio dei più agevoli.

-Sei sicuro di voler guidare tu, David ? – domanda Freeman un attimo dopo un sorpasso ai limiti della legalità.

-Muovetevi, lumache !!! Farei prima ad andare a piedi piuttosto che aspettare voi !

-Dev’essere per questo che la maggior parte dei super-velocisti non prendono mai la patente – commenta Shades.

-Vediamo se ho capito bene cosa dobbiamo… cazzo, David, potresti evitare almeno una buca, per piacere !?!?

-Scusa, Freeman.

-Allora… c’è questo tizio che dobbiamo fare fuori entro le sette di stasera. Dobbiamo fare fuori solo lui, e nessuna delle sue guardie del corpo, visto che il pakhan vorrebbe comprarli in seguito. Sta piuttosto lontano, quindi ci vorranno almeno sei ore di viaggio per arrivarci. Adesso sono le undici, quindi contando di fermarsi giusto per prendere un sandwich, dovremmo essere là attorno alle cinque. Abbiamo davvero un bel po’ di tempo.

-Perché non teleportarsi direttamente sul luogo ? – domanda Shades.

-Perché non ci sono mai stato, e quindi non posso. O hai un qualche trucco per farlo lo stesso ?

-No, se non ci sei mai stato non si può proprio fare. Ed io posso spostarmi tra le ombre per distanze così grandi solo in determinate circostanze. Bizzarro, no ? Siamo ombre viventi, ma dobbiamo sempre usare la macchina per spostarci.

-Tu sei un’ombra vivente. Io sono solo un tizio che si teletrasporta.

-Come vuoi.

-Figlio di puttana !! Ma che…avete visto ? Avevo io la precedenza, qui ! Ero arrivato prima io !

-Chi propone di cambiare autista alzi la mano – interviene Freeman alzando la mano e guardando Shades, immobile.

-Ti piacciono i viaggi pericolosi, Lukas ?

-Non sai quanto. E Freeman… non chiamarmi… mai più…in quel modo.

-E se invece volessi farlo ?

-Vedete di non fare troppo casino, là dietro – li ammonisce Turbine, girandosi verso di loro per esprimere meglio il concetto… dimenticandosi di tenere il volante.

-Attento ! – scatta Freeman, creando un piccolo portale da cui fa passare una mano, con cui afferra il volante ed evita che la limousine si schianti contro un muro.

-Gran bel modo di iniziare la giornata.

 

Un’ora e mezza dopo, a qualche chilometro a nord di New York. Nonostante le ripetute lamentele di Freeman, Turbine è ancora alla guida.

-Così, mentre lei esce dal palazzo dei Vendicatori – racconta continuando a perdere di vista la strada per voltarsi a guardare i suoi ascoltatori forzati – entra nella limousine e capisce che l’autista ero io, nonostante il travestimento. Allora spacca il vetro con il suo pungiglione di vespa, mi prende di peso e mi da un bacio che sembra non finire più. Poi mi trascina di dietro, aziona il comando per scurire i vetri ed inizia a spogliarmi. E così l’abbiamo fatto lì, nel retro della sua limo, davanti alla base dei Vendicatori.

-Sì, certo, sicuramente – ridacchia Shades guardando fuori dal finestrino e sopprimendo una risata.

-Beh, che c’è ?

-David, a questa non ci crede mai nessuno.

-Perché pensi che poi abbia divorziato, eh ?

-Puoi raccontarla quanto vuoi, David, nessuno crederà mai che hai fatto sesso con Wasp.

-Ti dico che quella è pazza di me, Freeman, davvero.

-Qualcuno di pazzo c’è, in questo aneddoto… - mormora Shades.

-Ripetimi un po’ che sei venuto a fare, David ? Non sei la guardia del corpo di Ranennyj ?

-Sì, ma noi due siamo gli unici super che ha a disposizione, e ci tiene molto a questo affare. Vista la situazione in cui ti trovi, inoltre, vorrebbe che ti tenessi d’occhio.

-Peccato, avrei preferito tenermi i quindicimila tutti per me, invece di dividerli in… ehi ! Perché non hai preso la superstrada ?

-Freeman, quando mai si è sentito di un mafioso russo che va ad assassinare qualcuno passando da una superstrada !

-Quando non è russo ed ha fretta di aver finito ?

-Rilassati, faremo ancora in tempo !

-Dovevo immaginare che aspettarsi un po’ di logica dal pakhan sarebbe stato troppo.

-Ah, e ancora non sa niente, Freeman ! Per esempio, hai notato che tutte le sue macchine sono targate RBG ? Le ha fatte personalizzare… “Russian Bad Guy”, quel tizio è completamente fuori di testa. E non è neanche vero che non sa parlare bene l’inglese, lo sai ?

-Me ne avevi accennato…ma perché mai dovrebbe…

Freeman non termina la frase, interrotto da un rumore sordo sul tetto, come se vi fosse appena caduto sopra qualcuno. Turbine frena di colpo, ed afferra qualcosa dal vano portaoggetti prima di scendere di corsa dalla macchina.

-Speravo proprio che capitasse qualcosa ! Non combatto da mesi, devo proprio rifarmi ! Chi è stavolta, l’Uomo Ragno ? Moon Knight ?

Aperto lo sportello, si infila un paio di guanti metallici con delle piccole seghe circolari montate sul dorso. Stringe i pugni un paio di volte, producendo un ronzio identico a quello di una motosega, e poi scende puntandoli verso il tetto della macchina.

-E tu chi cazzo sei ? – domanda con un tono più acuto del normale, poco prima che un paio di scarponi lo colpiscano in faccia.

La donna che gli è atterrata sopra gli calpesta un avambraccio, del tutto intenzionalmente. Turbine stringe i pugni attivando le sue armi, ed avvicina una delle due alla gamba che lo sta immobilizzando. Un attimo prima di poter tagliare l’arto, la sega circolare viene bloccata da un portale nero, finendo in pezzi.

La donna si volta verso l’interno della limousine, facendo una smorfia di disappunto quando si vede puntata in faccia una pistola con silenziatore.

-Adesso sali in macchina – la minaccia Freeman – Credo che ci siano un paio di cose da dirci, magari non in mezzo alla strada.

 

Cinque minuti dopo, in un punto convenientemente appartato ai lati di una strada periferica nei pressi di New York City.

Sul sedile posteriore, la donna sta molto attenta che la lama ghiacciata che ha appoggiata sul collo non si muova più di quanto dovrebbe. Sente le mani bloccate da qualcosa di ancora più freddo, ma non immagina certo che sia la sua stessa ombra ad immobilizzarla.

Lo sportello è aperto, e Freeman ci si sta appoggiando senza perderla di mira. Di fianco a lei, il biondo mette una mano dentro la macchina e tiene tra le dita una sua ciocca di capelli.

-Sì, è la stessa che ha malmenato Marasso, ne sono sicuro – conclude Shades.

-Dopo che lui aveva cercato di uccidermi – precisa la ragazza [2] – Che ci faceva dalle parti della prigione ? Cercava di liberarti ?

-Cosa ci facevi tu da quelle parti, e soprattutto perché sei entrata in aula per stendere quella che cercava di uccidermi e darci una mano.

-Stava per spararti…con quella luce che le usciva dalle mani, almeno. Ha sparato anche a me, una volta, mentre la seguivo.

-E perché la seguivi ?

-Perché è il mio lavoro. Mi chiamo Pathfinder, e sono un segugio. Il mio lavoro è rintracciare le persone.

-Qualcuno ti ha pagato per trovarmi ?

-No. Sentite, non c’è bisogno di minacciarmi, io ero venuta qui solo per parlare con Freeman.

-Come sapevi che ero qui ?

-Ti ho registrato in tribunale.

-“Registrato” ?

-Ho un sesto senso per queste cose…storia lunga. Ascolta, io neanche sapevo chi eri finché non ho indagato per capire chi stesse cercando quella ragazza, la Cacciatrice, che dovevo inseguire.

-Chi ti ha pagato per seguire la Cacciatrice d’Ombre ? – domanda Shades.

-La Reflex Technologies.

-Figuriamoci. Tipico loro.

-E’ per questo che sono qui…non mi hanno pagata. Allora ho pensato che avessero fregato anche voi, e volendone sapere di più…eccomi qua.

-Non mi piace per niente – conclude Freeman – Shades ? Che dicevi di questa Reflex Technologies ?

-Hhhm. Pathfinder, sei stata contattata di persona o per telefono ?

-Persona. Una donna… alta, asiatica, con strani poteri luminosi…

-Lace. Potrebbe essere il nostro biglietto per saltare un bel po’ di sotterfugi, Freeman.

-Sì, ma continua a non piacermi. Per avermi seguito così, sa troppe cose. Queste Luci sono tutte donne, no ? Forse è una di loro…

-Non credo. Le Luci usano il loro potere attraverso le mani, come noi usiamo gli occhi. E a quanto ho visto il tuo potere risiede interamente nelle gambe, vero ?

-Sentite, è chiaro che siamo stati tutti presi in giro dalla stessa persona…

-Io non c’entro niente, eh – si intromette Turbine.

-Conosco una sola persona che potrebbe chiarire tutta questa faccenda. Non è lontana, vi ci posso portare.

-Abbiamo affari più urgenti, e continuo a non fidarmi.

-Senti un po’, Freeman o Switch o quello che ti pare, secondo te mi metterei a fare tutto questo discorso se volessi fregarvi ? Fosse per me, ti farei volare via d’in mano quella pistola calciandola in orbita, ribalterei la macchina per sbilanciare mister lama facile qui dietro, e me la batterei a gambe levate.

-Puoi farlo davvero !? Voglio dire… te lo scordi, bella !

-Lascia perdere, Turbine. Allora, chi sarebbe questo tizio e dove sta ?

-Lo chiamano “il Professore”. Avvicinarlo è praticamente impossibile, ma io lo conosco molto bene e potrei…

-Stai scherzando !? Quel Professore !?!?

-Lo conosci, Turbine ?

-Starai scherzando ! Mai lavorato nel New Jersey, voi due !? Il Professore è praticamente una leggenda lì !

-Sai che fatica diventare una leggende nel Jersey… dici che ci possiamo fidare di questa qua, allora ?

-No, mi sa di no… ma incontrare il Professore sarebbe un colpo incredibile. Io dico di andarci.

-E l’assassinio ?

-Quale assassinio !?

-Lascia perdere, ‘finder. Okay, dove sarebbe questo Professore ?

-Newark.

-Hhmm. E’ abbastanza vicino. Okay, forse vale la pena di farci un salto. Ma… tu non provare mosse avventate, o ti ritroverai con la gola tagliata.

Freeman chiude la portiera ed apre quella del guidatore, mentre Shades fa il giro per rientrare dall’altra parte.

-Ehi, devo guidare io ! – si lamenta Turbine.

-No, non penso proprio.

 

Nei pressi di Newark, New Jersey. Le due del pomeriggio. Il viaggio non è stato particolarmente movimentato; Pathfinder non ha praticamente aperto bocca se non per dare indicazioni stradali, Turbine ha fortunatamente finito gli aneddoti su Wasp, Freeman sta cercando di ricordarsi come si guida (non ha più toccato un volante da quando ha ottenuto i suoi poteri) e Shades… essendo Shades… se ne è stato seduto senza dire nulla.

-Entra da sud – rompe il ghiaccio Pathfinder.

-E da che parte sta ?

-Di là, la seconda a sinistra.

-E’ molto lontano questo posto ? – chiede Turbine – Se ci mettiamo troppo tempo rischiamo di compromettere l’altro affare.

-Non ci vorrà molto – lo rassicura Pathfinder.

-Ti conviene che questa non sia una trappola, ragazza. Dove sarebbe esattamente questo rifugio segreto ?

-Non è un rifugio, biondo… è il locale da cui il Professore gestisce la maggior parte dei suoi affari. Non si presenta mai due volte di seguito nello stesso orario, ma io lo conosco un po’ meglio della maggior parte di quelli che lavorano per lui.

-Quanto meglio ? – chiede Turbine con tono lascivo (o meglio, con la parodia di un tono lascivo).

-Più o meno quanto tu conosci Wasp…si ricorderà a malapena il mio nome – risponde gelida.

-Da che parte devo girare, adesso !?

-Sinistra. Poi la terza a destra, sinistra, ancora sinistra, dritto e-

-Ehi ehi, aspetta che sia arrivato lì e poi vediamo. David, tu sei l’unico ad aver sentito parlare di questo Professore; è possibile che sia una specie di trappola ?

-Può darsi, ma avrebbe dovuto fare un gran casino per farcelo sapere. E’ come… c’è una rapina in banca in pieno giorno e nessuno sa niente ? L’ha progettata il Professore. Un tizio muore per attacco cardiaco in una cella di massima sicurezza ? Ci ha pensato il Professore.

-Si direbbe più una leggenda urbana che una persona – riflette Shades – Siamo sicuri che esiste veramente ?

-Quello che so è che qualcuno recluta delle persone per certi lavoretti sporchi. Ma neanche loro sanno niente del capo… non ho mai saputo di qualcuno che avesse incontrato il Professore, figuriamoci di persona poi. E’ il Professore a parlare con te, mai il contrario, non so se mi spiego.

-Adesso dove vado ?

-Sempre dritto, a destra alla fine della strada e siamo arrivati.

Con un parcheggio non proprio esemplare, la limousine termina il suo viaggio. I quattro passeggeri scendono, molto lentamente, e si guardano intorno. E’ un quartiere benestante e pulito; si vedono quasi esclusivamente negozi, tutti con la saracinesca abbassata.

L’unica ad essere rilassata è Pathfinder, che fa strada indicando agli altri la direzione: un negozio di antiquariato, chiuso. Bussa sulla saracinesca con un colpo lento seguito da due ravvicinati.

-Cercate di sembrare un po’ più naturali, sembra che stiate per fare una retata così.

Dopo un po’, il negozio viene aperto. Freeman si prepara ad estrarre la pistola, ma viene fermato da Turbine che gli mette una mano sulla spalla. Ad aprire è un adolescente con il braccio destro malformato; il gomito si piega dalla parte sbagliata.

-Siamo chiusi.

-“Charlie don’t surf”.

-Vorrei che lo facesse, così potremmo cambiare parola d’ordine. E’ da un po’ che non passi, Leah.

-Già. Ah, loro sono…

-Sì, lo so, mi hanno detto di farvi passare. Entrate.

-Io ti conosco – si stupisce Turbine – Tuo padre lavorava al “Mutantz” di Trenton, giusto ?

-Ah…certo, sono entrato negli affari di famiglia… uhm – guarda perplesso Pathfinder – Ma lo sanno ?

-No, non ancora. Signori… questa è l’entrata segreta del “Mutantz” di Newark.

-Un locale di mutanti, ci mancava solo questa – si lamenta subito Freeman – Beh, a questo punto, tanto vale entrarci.

Saltando ulteriori convenevoli, il ragazzo accompagna i visitatori nel retro del negozio. Si prepara a spostare un armadio appoggiato al muro, ma Pathfinder lo fa mettere gentilmente da parte, per poi spostare l’armadio con un piede, come se non pesasse niente. Una volta spostato, è visibile una porticina in legno.

Quando il ragazzo ha aperto, i quattro scendono per una breve scala a chiocciola. E a questo punto, sono già nel locale.

E’ abbastanza grande, anche se ovviamente deserto dato l’orario. Al bancone del bar… che occupa un terzo di tutto il locale… c’è l’unico cliente, un mezzo ubriaco con scariche elettriche al posto dei capelli. Il barista, un nero nerboruto apparentemente normale, li degna a malapena di uno sguardo.

-Il Professore ha una stanza privata…da questa parte.

-Questo Professore è un mutante, allora ? – domanda Freeman.

-Non geneticamente – risponde Pathfinder sorridendo, senza che gli altri abbiano capito cosa intende. Turbine si avvicina.

-Sei anche tu una mutante ? – le chiede.

-Sì. Solo i mutanti sono ammessi al Mutantz, quindi voi due cercate di non attirare troppo l’attenzione.

-Non avevi detto che il Professore è qui e che non è un mutante ?

-Voi due non siete il Professore.

-Non sapevo che ci fosse un Mutantz anche a Newark… anche se sono stato in quasi tutti gli altri, credo…

-Questi è diverso dagli altri locali mutanti. Fu costruito segretamente durante il disastro Onslaught da alcuni mutanti che appoggiavano lo sterminio di tutti i super-esseri non mutanti. Li hanno presi durante Zero Tolerance, ma il locale è rimasto. La dirigenza non vede molto bene l’uso del locale per accordi illegali, ma… con la fama del Professore sono arrivati degli ottimi affari. Ecco, è in questa stessa stanza.

Pathfinder apre la porta con la scritta “Private”, ed i quattro vengono letteralmente inondati dalla luce. Freeman è il più disorientato, ma anche Shades esita un attimo prima di entrare. Non molto dopo, la vista riesce a mettere a fuoco la figura di un uomo, dietro le lampade al magnesio.

-Signori, vi presento il professor Augustus DeCeyt… l’uomo più intelligente del pianeta, a suo dire.

 

Gli ospiti sembrano più perplessi per l’ultima affermazione che per le forti luci che bloccano la visione del loro interlocutore.

-Le presentazioni sono già state fatte, quindi…sedetevi – si introduce il Professore con tono gentile e pacato, con un impercettibile accento poco chiaro.

-Come fa a sapere chi siamo ? – chiede Turbine.

-E’ molto semplice, signor Cannon, sono stato io a farvi venire qui. Edward J. Freeman alias Switch e David Cannon alias Turbine, entrambi alle attuali dipendenze di Lev Sergeyevich Rezkowitz. Temo di non avere nessun alias per lei, signor Shades…a meno che “Tobias Kellermann” non sia il suo vero nome, cosa che dubito.

-Stupefacente. Ho usato quello pseudonimo una sola volta, ed è stato quindici anni fa. E non sono schedato da nessuna parte.

-Chi cerca trova, signor Shades, per quanto sia banale.

-Posso considerare cancellato il mio debito, allora ? – chiede Pathfinder incrociando le gambe.

-Naturalmente.

-Ehi, un momento… lui ti ha pagata per portarci qui !? – scatta Freeman.

-Certo. Il mio lavoro non è solo trovare le persone.

-Ti avevo chiesto se ti avevano pagato per trovarmi. Hai mentito.

-Mi spezzi il cuore. Professore, mi stupisce che mi abbia chiesto di presentarla con il suo vero nome. Era il mio unico segreto utile, devo considerare finito il suo anonimato quindi ?

-Non ancora. Ci sono altre… questioni burocratiche, prima.

-Roba da niente per “l’uomo più intelligente del mondo”… forse le converrebbe chiamarlo.

-Molto divertente, signor Freeman. Immagino che lei abbia altre persone a cui dare questo titolo. Richards è la scelta più ovvia; altri potrebbero portare altri esempi, da Hawking a Stark a Von Doom, qualcuno potrebbe addirittura azzardare Pym, Banner, McCoy o altri meno conosciuti al grande pubblico. Ed avrebbe assolutamente ragione, signor Freeman, tutte queste persone sono infinitamente più geniali di me. Mi occupo di cose molto più terrene, da semplice insegnante.

-“Professore” esattamente in cosa ? – chiede Shades.

-Filosofia, Marketing, Economica Politica e Criminologia.

-Cose molto diverse.

-Ho sempre abbracciato la filosofia secondo cui è meglio conoscere un po’ di tutto che non tutto di una singola materia. Per esempio… tornando al nostro discorso… forse non sapete che non esiste un solo tipo di intelligenza, ma diversi tipi. Si può essere più dotati in un campo che non in altri. Esiste, per esempio, un qualcosa chiamato “intelligenza programmatica”, ancora poco studiata. E’ quel tipo di intelligenza che mettiamo in atto quando pianifichiamo la nostra giornata, quando decidiamo l’ordine con cui fare le cose, stabiliamo le priorità… e, in generale, facciamo piani. Forse non sarò in grado di costruire un portale per la Zona Negativa o costruire un’armatura offensiva, ma sono il più grande pianificatore del mondo. Sono nato con un’intelligenza programmatica spaventosamente alta, e l’ho coltivata nel corso degli anni.

-Un giro di parole per dire che anche lei è un mutante ? – domanda Turbine.

-Lo credevo anch’io. Ma alcuni anni fa ho fatto una serie di test… tutti negativi al gene X. Ho una mia teoria… secondo cui la mutazione non si manifesta esclusivamente a livello genetico, ma intellettivo, per cui sostanzialmente l’homo superior sarebbe solo un tipo di mutazione più appariscente. Ma, di nuovo, la mia specialità sono i piani e non le teorie.

-E questo piano in particolare ha a che fare con noi ? – chiede perplesso Freeman.

-Certamente, e per diversi motivi. Innanzitutto, da anni noto una serie di circostanze curiose che collegano la Reflex Technologies ed un paesino di nome Shattensburg che non è segnato sulle cartine d’Europa. Circostanze che lo collegano a lei, signor Freeman, e al cyborg di cui si è così fortunatamente impossessato.

-Credevo che la sua specialità fossero i piani, non le congetture.

-Oh, signor Shades, la prego di non offendersi per la mia indiscrezione. Ma, vede, sono rimasto affascinato da tre cose. Innanzitutto, la versatilità e competenza del signor Freeman; con un uso più ragionato delle sue potenzialità potrebbe fruttare milioni. Poi, due organizzazioni di esseri quasi-mistici in grado di darsi battaglia attraverso i secoli senza che nessuno ne venga a conoscenza, in grado di portare avanti le imprese più impossibili nel più totale ed assoluto silenzio.

-Non abbastanza, però, se lei sa tante cose.

-Infine, la cosa più importante… l’idea di un certo pakhan piuttosto eccentrico, tale Ranennyj. Reclutare super-esseri ed utilizzarli per compiti che normalmente spetterebbero ad altri professionisti del settore. Risalire all’insieme di fattori che hanno causato tutta questa serie di eventi non è facile, ed io ci sono riuscito solo in minima parte. Ma da questo è uscita una ferrea convinzione… con l’organizzazione giusta, con i piani giusti, la combinazione di queste tre idee potrebbe portare alla realizzazione di un mio vecchio sogno.

-Quale sogno ? – chiede perplessa Pathfinder.

-Vedete, per anni mi sono limitato ad un campo di azione limitata. E mentre progettavo di espanderli, notai una cosa… Più il tempo passava e più aumentava l’interferenza dei super-umani nel mondo, però, e meno questa interferenza era organizzata e finalizzata a qualcosa. Questo solo per quanto riguarda il lato illegale della super-umanità, perché i cosiddetti “buoni” non hanno fatto altro che organizzarsi sempre meglio, negli ultimi anni… la rinnovata vitalità dei Vendicatori ne è solo l’esempio più eclatante. Allora ditemi… perché solo le forze dell’ordine si possono organizzare ? Le associazioni criminali più grandi hanno quasi completamente snobbato il potenziale dei super-criminali, o l’hanno usato male. Questo è il mio sogno… la creazione di un’organizzazione a delinquere che possa contare su del potenziale super-umano scelto, guidato dalla più formidabile intelligenza programmatica del mondo. Ma… senza i mezzi per metterlo in atto, resta un sogno.

-Noi cosa c’entriamo in tutto questo ? – chiede interessato Freeman.

-Qual è stato il vostro guadagno maggiore, signori ? Mi riferisco a tutti e quattro. Quale è stata la cifra massima che vi abbiano mai offerto ? Cinquantamila dollari ? Centomila ? Una cifra che si guadagna una volta nella vita, persino per voi super-criminali. E quanto possono arrivare a guadagnare i vostri datori di lavori ? Milioni di dollari.

-Può scordarsi di convincerci a lasciare il capo della mafia russa di New York per seguire il primo visionario locale, professore.

-Mi avevano fatto notare la sua natura pragmatica, signor Freeman. Molto bene, volete delle garanzie ? Le avrete. Vi darò un saggio delle mie capacità, completamente gratis.

-Lei non può fare niente che ci possa interessare.

-Davvero, signor Shades ? Lo vedremo. Che ne direbbe, per esempio, se le dicessi che cosa serve per distruggere completamente e per sempre la faida della Reflex Technologies ? La vedo stupito, signor Shades. Non la terrò sulle spine… due ore. Lei, il signor Freeman e Pathfinder mi direte tutto ciò che sapete su questa storia, ed entro due ore io vi fornirò un piano per eliminare il problema. Senza farvi sborsare un centesimo. Ma mi rendo conto che non è un’impresa poi così grandiosa. Aggiungerei una riparazione per le armi del signor Cannon, un’istantanea plastica facciale per il signor Freeman, il pagamento immediato di tutti i debiti di Pathfinder, informazioni dettagliate sull’uomo che Ranennyj vi ha ordinato di uccidere e…se non è troppo disturbo… la cena. E tutto, lo ribadisco, assolutamente gratis. Cosa ne pensate ?

L’espressione di tutti e quattro gli ospiti, persino di Shades, è di assoluta e totale sorpresa.

-E non preoccupatevi, non c’è nessun disturbo per me… è tutto già pronto da tre giorni. Se prima ci volete pensare… gradite qualcosa da bere ?

 

Le sei e mezza di sera. Su una collinetta nello stato di New York. In lontananza è visibile una grande villa con le luci accese.

-Ma che diavolo sono venuta a fare… - si lamenta Pathfinder, seduta per terra.

-Perché l’offerta di DeCeyt è una di quelle cose che capitano una volta nella vita – le risponde Freeman, controllando la villa con un binocolo – Dovrebbe tornare tra poco. A che punto sei, David ?

-Sono pronto -  risponde Turbine azionando più volte le motoseghe installate sui polsi, come se stesse provando un motore – Non riesco a credere che veniamo pagati per fare fuori questo tizio e riceviamo un trattamento di favore dal Professore senza impegni.

-Ma ci sarà da fidarsi di questo DeCeyt ? Con un nome simile…

-Per ora non abbiamo niente da perdere – risponde Pathfinder.

-Ehi, io non mi fido nemmeno di te.

-Oh. Turbine, ti scongiuro, uccidimi perché non riesco a sopravvivere al pensiero che Freeman non si fidi di me.

-Non è divertente.

-Denunciami.

-Una cosa è certa – si intromette Turbine – Se vuoi veramente farti cambiare faccia, DeCeyt non ti costa nulla mentre Ranennyj… pagherebbe lui, ma non ne usciresti senza fargli qualche grosso favore.

-Non lo so, ci devo pensare ancora.

-Esattamente dove doveva essere – interviene una voce proveniente dal terreno, che si alza a mano a mano che il corpo di Shades prende forma dall’ombra. Pathhfinder sobbalza al suono della voce inaspettata.

-Il bersaglio è proprio dove diceva DeCeyt. Che ti prende, ragazza ?

-Niente… non sono abituata alla gente che appare all’improvviso, tutto qui.

“E alla gente senza un cervello ! Solo adesso sento qualcosa che assomiglia vagamente a delle onde cerebrali…” – aggiunge pensando.

-Allora, vediamo di fare questo lavoro e tornarcene a casa per i soldi e tutto il resto. In posizione, David…

Dopo essersi concentrato, Freeman fa apparire due portali, grandi abbastanza per farci passare un uomo, distanziati di qualche metro. Turbine inizia a girare su se stesso, sempre più veloce, ancora più veloce, fino a quando non diventa una macchia nera e verde ed emette il caratteristico ronzio.

-Vai.

Il tornado umano entra all’interno del primo portale e, meno di un secondo dopo, esce dall’altro. Rallenta molto più lentamente di quanto ha accelerato, e quando smette di roteare il suo costoso vestito è ricoperto di macchie di sangue. I portali scompaiono.

-Un lavoro pulito e al tempo stesso spettacolare… inizio a capire la fama di DeCeyt – ammira Freeman.

-Speriamo che sia veramente all’altezza della situazione – interviene Shades, estraendo un foglio di carta dalla giacca – E che questo piano funzioni. Se è così… non potevamo essere più fortunati, Freeman, perché lo scontro tra Luci ed Ombre sarà definitivamente concluso tra due settimane.

 

 

[1] “Signore” in russo

 

[2] Ancora più precisamente, nel numero 21

 

VILLAINS #24

L’isola del tramonto

 

Tre giorni fa

Molo Cinque; undici di sera

Il vento è a dir poco gelido. Una ragazza di poco più di vent’anni cammina con una strana andatura, stringendosi il più possibile al cappotto di due misure più grande. Le mani sono contratte in pugni e tremano anche sotto i guanti pesanti.

D’improvviso, come se avesse avuto un flash mentale, si volta. Tre ragazzi di diciotto anni la stanno seguendo da un po’, a distanza sempre più ravvicinata.

Flash. Coltello nella tasca dei jeans. Flash. Coltello a serramanico nella mano.

La ragazza allunga il passo, ma i suoi inseguitori fanno altrettanto. Presto, uno di loro le è addosso… è quasi il triplo di lei, e la afferra da dietro le spalle. Lei si dimena, ma non riesce a liberarsi. Un secondo ragazzo estrae il coltello…

I tre ragazzi vengono distratti dal rumore di una macchina sportiva che si ferma dall’altra parte della strada. Lasciando i fari accesi, una ragazza sui venticinque anni che indossa una minigonna vertiginosa scende dall’auto. Si ferma lì, davanti la macchina, a guardarli. Sorridendo.

I ragazzi lasciano andare subito la preda designata, avendone trovata una molto più appetibile. Mentre stanno attraversando la strada, la donna davanti alla macchina alza la mano destra intimandogli di fermarsi. Per qualche ragione, si fermano veramente. Con la sinistra, la donna indica la strada immersa nel buio.

I ragazzi si voltano per vedere cosa stia indicando, quando le mani della donna si illuminano. Dall’altro lato sbuca improvvisamente una macchina ad oltre 180 chilometri orari. Frena solo dopo aver investito i tre ragazzi ed averli trascinati fino al punto esatto che era stato indicato dalla donna.

La ragazza si stringe ancora nel cappotto, avvicinandosi alla macchina sportiva quando la donna dai lunghi capelli biondi batte una mano sul tetto. Senza dire una sola parola, entrambe salgono e ben presto sono lontane dalla scena.

-Grazie – mormora la ragazza dopo qualche minuto.

-E’ il mio lavoro.

-Ah…a questo punto può lasciarmi scendere. Adesso sono al sicuro, signora…?

-Puoi chiamarmi Miss Link. E tu vieni con me, Cacciatrice.

 

Oggi

Albany International Airport; cinque di mattina

Davanti ad un piccolo aereo privato, due uomini e una donna osservano il grosso pacco spinto a fatica nella stiva. L’uomo con i capelli castani ed un lungo impermeabile si accende una sigaretta, mentre si rivolge agli altri con tono preoccupato.

-Per me resta una grandissima stronzata, Freeman.

-Mettere Ranennyj sulle spine con quest’idea strampalata, facendogli sospettare che tramiamo qualcosa e indebitandoci paurosamente con lui ?

-No. Portartela dietro. Non so se c’è da fidarsi.

-Qualcuno doveva pur restare qui a leccare il culo al padrino russo per evitare che ci faccia fuori – risponde l’interessata.

-Hmm. Spero solo che tu sia abbastanza veloce a reagire, ragazza, possono andare storte un sacco di cose lag-

Turbine non finisce la frase, vedendosi passare davanti al naso uno scarpone che gli fa volare via la sigaretta. La afferra a super-velocità durante la caduta mentre Pathfinder appoggia a terra il piede.

-Se fosse stata una pistola avrei fatto in tempo a spararti.

-Se fosse stata una pistola te l’avrei spinta nel cranio invece che per terra.

-Forse è il caso di muoversi prima che io rinsavisca quanto basta per restarmene qui - li interrompe Freeman sopprimendo uno sbadiglio – Mi raccomando, David. Se Ranennyj scopre che stiamo lavorando per DeCeyt siamo morti.

-Mi farò dare un po’ di incarichi extra, così sarò troppo occupato per aprire bocca. Buona fortuna, ci vediamo al ritorno.

Dopo un cenno di saluto, Freeman e Pathfinder salgono nella stiva ed aspettano che venga chiusa. Solo una torcia elettrica illumina il locale, ma è sufficiente per vedere l’ombra del grosso scatolone di legno allungarsi fino a prendere la forma di un uomo. Da quell’ombra esce Shades.

-Tutto sistemato con Ranennyj ?

-Sì, gli ho detto che cosa potevamo portargli una volta pagato questo… e che non servirà pagarmi una plastica facciale.

-Non gli hai detto che hai trovato un altro modo per cambiare faccia, spero.

-Ti sembro uno che ha voglia di morire ?

-Considerando che abbiamo appena chiesto ad un padrino russo di pagarci un viaggio per l’isola dell’AIM – interviene Pathfinder – Dove andiamo per rubare tecnologia ed uccidere delle “Luci”… lavorando per un altro aspirante capo criminale… sì, Freeman, per me hai una tremenda voglia di morire.

 

Honolulu Airport; una e quaranta di pomeriggio

I tre improbabili compagni di viaggio sono scesi dall’aereo per sgranchirsi un po’, anche se hanno passato gran parte del tempo dormendo e ripassando il piano di DeCeyt. Dopo una decina di minuti, mentre il pilota sta facendo rifornimento, sono già tornati a bordo per fare la guardia alla grossa scatola.

-La cosa buffa è che questa è la prima volta che vado all’estero – rompe il ghiaccio Freeman.

-Guarda che siamo ancora in America.

-Molto divertente, ‘finder, intendevo la prossima destinazione.

-Che tecnicamente non ha nazionalità – chiarisce Shades.

-Sempre meglio. Com’è che sono già stato in due dimensioni alternative ma non riesco a portare il culo fuori dagli USA ?

-Sei proprio messo male, allora. Che razza di conti hai fatto ? Sei stato in un’altra dimensione senza parlarmene o che ?

-Ehi, nella Zona Negativa e con le Ombre c’eri anche tu.

-Posso concederti l’Oscuro… in senso molto lato ti sei in qualche modo mosso… ma la Zona Negativa… eh.

-Che c’è ?

-E’ per questo che mi piaci, Freeman, credi a tutte le cazzate che ti dicono.

-Aspettate un secondo – li interrompe Pathfinder – Qualcuno ci ha seguito.

Freeman e Shades si mettono all’erta, guardandosi intorno.

-Dove ?

-Fuori. In zona, non lo so…adesso è scomparso. Ma prima ho sentito un cervello che conosco.

-Hai sentito un cervello ?

-Sono una mutante, ricordi ? Distinguo e rintraccio le onde cerebrali a distanza, e queste le ho già sentite. Credo che la donna della Reflex Technologies che mi aveva contattata sia molto vicina.

-Pensavo che il tuo potere mutante fosse fare quei salti pazzeschi… - mormora Freeman.

-La donna di cui ci hai parlato ? Lace ? – domanda interessato Shades.

-Questo non era nel piano…dovrebbe essere sull’isola. Cominciamo bene. Sei sicura, ‘finder ?

-Non mi sono mai sbagliata su un cervello. E smettila di chiamarmi “finder”… Pathfinder è troppo difficile da pronunciare ?

-Più che altro, è lungo. Non ce l’hai un nome ?

-… Leah.

-Perfetto. Ora vorresti chiedere al pilota quando ripartiamo… ‘finder ?

 

Il giorno prima

Bar With No Name; le tre del mattino

Capita raramente che in un locale del genere ci siano più di cinque-sei clienti. Certo, con altre gestioni ce ne sarebbero stati molti di più, ma la capacità dei super-criminali di tollerare Madcap è affidabile solo fino a un certo punto.

Se non altro, l’affollamento garantisce un’entrata anonima. Freeman, Turbine, Shades e Pathfiner entrano tranquillamente, anche se a giudicare dall’espressione facciale l’ultima avrebbe preferito restare fuori.

-Tu dici che riusciremo a convincerlo ? I tempi sono abbastanza stretti…

-Credimi Freeman, Ranennyj ti darebbe dei soldi per ammazzare sua madre se tu gli garantissi un minimo di guadagno.

-Il punto è, siamo sicuri di poter rubare il C-270 ? – chiede Pathfinder; la risposta arriva dopo che tutti e quattro si sono seduti in uno dei tavoli liberi, piuttosto isolato dagli altri.

-Pensavo fossi tu quella che si fidava di DeCeyt.

-La fiducia basta fino a un certo punto, Freeman. E poi, tutta questa vostra faccenda di Ombre e Luci…non so se voglio entrarci.

-Guarda che tu sei nell’affare solo perché eri nel posto sbagliato al momento sbagliato, ‘finder.

-Beh Freeman, se è per questo, noi ci siamo incontrati per lo stesso motivo – si intromette Turbine.

-Per non parlare di come hai ottenuto i tuoi poteri, e del colossale colpo di fortuna che ti ha dato accesso a Marasso – chiarisce Shades.

-Okay, ma quando saremo in territorio AIM a rubare mezza tonnellata di esplosivi preferirei non essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Mi piacerebbe sapere da che fonti DeCeyt ha saputo che l’AIM intende mettere sul mercato un esplosivo al plastico centinaia di volte più potente del C-4, e soprattutto come fa a dire quando ci sarà una rappresentante della Reflex Technologies per comprarlo.

-E’ il Professore – risponde Turbine alzando le spalle.

-Per me la reputazione di questo tizio è decis- ma che cazzo !?

A pochi centimetri dal naso di Freeman è appena passato un coltello spezzato a metà, che ha colpito il muro ed è caduto per terra. Non è difficile capire chi sia stato, visto che non ha assolutamente senso.

-Stupendo ! Meraviglioso ! Super-criminali che vanno in un bar per super-criminali vestiti in borghese…non ha nessun senso !!! Siete i miei clienti preferiti… oggi pagate il doppio !!!

-Chi è questo imbecille ? – domanda Pathfinder dopo aver visto il pazzo in costume giallo, viola e nero.

-Il barista – rispondono Freeman e Shades, ma con un tono che lo fa più suonare come “Provo un incontrollabile desiderio di ucciderlo”.

-Allora che vi porto ??? Vedo che abbiamo una nuova cliente… oggi la specialità della casa è il Frullato di Pollo Andato A Male Con Panna !!!

-Il solito andrà bene, Madcap – risponde Turbine – Niente chiodi nei bicchieri, stavolta.

-Allora una birra, un whisky e un Godfather… la signora cosa prende ? Ho ancora una scatola piena di topi morti per quel simpaticissimo cyborg che vi portate sempre dietro !!!

-Solo acqua – risponde Pathfinder, ma con un tono che lo fa più suonare come “Stammi lontano o ti cambio i connotati”.

-Cooooooooooooooosa !?!?

-Ci risiamo… - mormora Freeman guardando verso l’alto, mentre Madcap prende di sorpresa Pathfinder con un cazzotto che la fa cadere dalla sedia. Gli altri clienti del locale si voltano verso di loro.

-NESSUNO ordina degli analcolici al Bar With No Name ! Adesso è guerra ! Portatemi il fucile da caccia e cinquemila bombette puzzolenti !!!

Pathfinder si rialza così velocemente che Madcap non vede nemmeno arrivare il calcio che, per sua estrema fortuna, si ferma a sinistra della sua testa. Restando in posizione e guardandolo negli occhi, ‘finder gli risponde:

-Riprovaci e sei morto, imbecille.

-Ha ! Riprovarci sarebbe totalmente, incredibilmente, meravigliosamente insensato, QUINDI… - Madcap la afferra per la caviglia, nel tentativo di farle perdere l’equilibrio; ma per quanto spinga, la gamba non si muove di un centimetro.

-Uh…ecco…forse c’è un motivo se è così insensato…

Con la stessa velocità di prima, Pathfinder calcia Madcap attraverso il tavolo, con un movimento ai limiti dell’anatomicamente impossibile ma incredibilmente fluido.

-Allora…adesso posso avere la mia acqua, per favore ?

-Solo un minuto… credo di essermi rotto l’osso del collo… - risponde il pazzo con voce flebile, sotto quanto resta del tavolo.

-Niente mancia.

 

Oggi

Isola dell’A.I.M.; cinque e quindici di pomeriggio

A prima vista si direbbe una normalissima isola, completamente anonima… nessuna pianta, nessun rilievo particolare… solo un bel po’ di roccia in mezzo al mare.

Ad un’occhiata più ravvicinata, ci sono navi che ne pattugliano la costa e quattro punti di atterraggio per elicotteri. Con molta pazienza, si può sperare di notare la strana configurazione delle rocce ed arrivare a dedurre che in tutta l’isola sono installati dei proiettori olografici che nascondono ingressi e torri di sicurezza completamente automatizzate. Ovviamente, per capire tutto questo bisogna sapere dove si trova l’isola.

Non è segnata su nessuna carta nautica, e fino a sei mesi fa non esisteva nemmeno. E’ stata creata sollevando parte del fondale marino ed applicandovi dei dispositivi anti-gravità per permetterle di galleggiare sempre nello stesso punto. Entro un anno, questa diventerà la nuova base operativa delle Avanzate Idee Meccaniche, meglio note come A.I.M.

Per DeCeyt è stato facile trovarla; è stato sufficiente analizzare la storia di ogni singola nave che potesse entrare in contatto con le poche basi A.I.M. presenti in questa parte del mondo. Si potrebbe pensare che sia stato uno sforzo inutile, dato che da qualche settimana il segreto riguardo quest’isola ha iniziato a smettere di essere tale. Per pensarlo, ovviamente, bisogna ignorare totalmente il metodo di lavoro di Augustus DeCeyt.

In questi mesi DeCeyt ha scoperto che, in attesa di diventare completamente operativa, l’isola viene usata come sorta di enorme magazzino. Le difese più potenti devono ancora essere installate, quindi cose come i temibili Adattoidi non sono custodite qui. Al momento, la difesa dell’isola si basa su due cardini: difese automatiche e soldati umani equipaggiati con armi a raggi. La giusta combinazione di elementi, con una buona strategia, può facilmente superare queste difese.

Sfortunatamente, DeCeyt non è l’unico a conoscere questo tallone d’Achille, come non è l’unico a volerlo sfruttare.

Un elicottero atterra in uno degli spazi invisibili, tenuto d’occhio a vista dalle torri. Le pale devono ancora smettere di girare quando il velivolo è già circondato di soldati AIM armati di tutto punto ed in tute antiproiettile.

Dall’elicottero scendono due persone. Una è una donna asiatica in camicia e pantaloni grigi. L’altra è una figura minuta, avvolta in un pesante cappotto che ne oscura i lineamenti facciali sotto l’ombra. Nonostante i trentacinque gradi all’ombra, trema.

Alcuni soldati AIM si avvicinano e puntano verso di loro delle bizzarre strumentazioni; dopo un veloce controllo, fanno segno ai loro colleghi che è tutto a posto.

I fucili al plasma vengono abbassati ed i soldati si defilano a poco a poco. Solo un agente, disarmato, si avvicina.

-Benvenuta, miss Lace. La stavamo aspettando. Pronta a fare la sua offerta ?

 

Acque internazionali; sei e quarantacinque di sera

Dopo alcuni futili tentativi di rompere il ghiaccio, i tre passeggeri sono rimasti a fare la guardia alla cassa di legno senza dire nulla. E’ Pathfinder a riprendere la conversazione, all’improvviso.

-Qualcuno si sta avvicinando.

-Siamo già arrivati ?

-No… è in aria, e si sta avvicinando rapidamente.

-Vado a vedere – risponde Freeman alzandosi in piedi, creando un portale davanti a sé ed infilandoci la testa. Dopo alcuni secondi, ne esce con espressione preoccupata.

-Abbiamo un velivolo di sorveglianza A.I.M in linea di intercettazione. Uno pesantemente armato…

-Non era previsto…abbandoniamo la missione, se…

-Non possiamo pretendere che DeCeyt pensi a tutto – la interrompe Shades, in piedi appoggiato alla cassa – E poi gli incidenti possono sempre capitare, no ?

-Dove… Non sento più il suo cervello. Che gli hai fatto, Shades ?

-L’ho reso estremamente antipatico alla propria ombra. Sbaglio o stiamo rallentando ? Si direbbe che sia quasi il momento di sgranchirsi un po’…

 

Sull’isola, una torre esce dal mascheramento olografico per lanciare un raggio energetico. L’aereo viene intrappolato e gentilmente fatto atterrare nello spazio per gli elicotteri. Resta lì per un paio di minuti, duranti i quali vengono richiamati tutti i soldati A.I.M disponibili.

L’aereo è circondato da più di trecento soldati in uniforme gialla e dal suono di centinaia di sicure che scattano. Lentamente, la stiva viene aperta.

Ne escono un uomo dai capelli neri in jeans e giacca casual nera, un altro biondo con occhiali da sole ed un largo impermeabile nero, ed una donna dai capelli castani raccolti in una coda. Il secondo spinge una grossa cassa di legno.

I soldati si avvicinano con cautela, assicurandosi di non perdere di mira nessuno. Alcuni entrano nella stiva, altri nell’aereo.

-Mani in alto e nessun movimento brusco ! Quest’isola è proprietà privata… nome e motivo della violazione !!!

-Mi chiamo Morris Bench, e questi sono Lukas e Leah – risponde Freeman con le mani dietro la testa – Veniamo per conto della Rosa. Vorrebbe fare un’offerta per il C-270. In questa cassa…

-Fermo !!! Ho detto mani in alto, pezzo di merda !

*XJ-57 a AK-12* - interviene una voce alla radio incorporata nel casco- *Abbiamo trovato il pilota… è morto strangolato da pochi minuti*

-Come mi hai chiamato, testa a secchiello ?

-Perquisiteli !

-Non c’è proprio più onore tra i criminali, eh ? Meglio così.

Freeman fischia come se stesse chiamando un cane, e la cassa esplode in mille pezzi quando un cyborg rettile da duecento chili ne schizza fuori, conficcando i suoi artigli nel casco di AK-12. In due secondi, Marasso uccide altre sette soldati A.I.M; tutto il fuoco viene concentrato su di lui e sugli altri tre, protetti da una serie di portali chiusi creati all’ultimo minuto.

-Comincia a piacermi lo stile di DeCeyt, sapete ? – sorride Shades.

 

Pathfinder salta immediatamente al di sopra dei portali chiusi, atterrando su due soldati e calciando le loro armi contro gli altri. Continuando a saltare per non essere un bersaglio troppo facile, rimbalza tra una schiena e l’altra rompendone parecchie. I caschi sono antiurto, e lei li evita anche se potrebbe spaccarli facilmente assieme ai crani all’interno.

Marasso senza dubbio non ha di questi problemi. Gli artigli e le punte acuminate sulla coda stanno facendo una vera strage; non è abbastanza veloce da evitare tutte le scariche al plasma, ma è resistente quanto basta a restare funzionante.

Freeman si ferma a combattere solo per poco, cambiando continuamente posizione e creando portali direttamente davanti ai fucili che sparano, facendo uscire il colpo alle spalle dei soldati. Poi si teletrasporta lontano dallo scontro.

Shades non viene colpito neanche una volta, nemmeno di striscio, ma non attacca nessuno. Si limita a muoversi tra le ombre, schivare i colpi ed assicurarsi che i soldati si colpiscano tra di loro o inciampino tra i morti. Si sta divertendo un mondo.

Appena si apre un varco tra i soldati, Pathfinder prende una rincorsa sufficiente a saltare fino alla posizione di Freeman, davanti ad una grossa porta metallica. Molto grossa, molto spessa e soprattutto senza nessun dispositivo di apertura all’esterno.

-Niente ? – gli chiede Pathfinder, avvicinandosi.

-No…si sono fatti furbi. La porta si apre solo dall’interno, non c’è nessun punto su cui fare leva, e c’è un inibitore del teletrasporto subito dietro.

-Spostati.

-Che vuoi fare ?

-Bussare.

Freeman ha a malapena il tempo di farsi da parte prima del calcio acrobatico di ‘finder, che si abbatte sulla porta con il rumore di una palla da bowling che colpisce un’auto cadendo dal trentesimo piano. Quanto basta a lasciare un’impronta nitida di un paio di centimetri sul metallo, ma non di più.

-Ma sei scema !? Sono quasi dieci tonnellate di titanio rinforzato, non puoi buttarla giù a calci !

-Hai altri sistemi per entrare ?

-Ho un’idea – risponde Freeman prima di sparire e ricomparire mezzo secondo dopo di fianco ad un portale, dal quale esce un Marasso con braccia e coda ricoperti di macchie di sangue. Memore del loro incontro precedente, Pathfinder arretra leggermente.

-Facci passare, Marasso, e in fretta.

Il cyborg si avvicina alla porta e fissa per qualche secondo l’impronta, muovendo lentamente la testa. Con una certa difficoltà, posiziona le mani all’interno del piccolo incavo e conficca la coda nel terreno. Digrignando le fauci ed emettendo striduli meccanici dai muscoli, tira la porta verso di sé. Prima lentamente, danneggiando i cardini; poi, quando si è creato abbastanza spazio per lavorare, spalanca le braccia ed afferra la porta come se fosse solo un grosso tavolo e la sposta con la stessa facilità, alzandola sopra la testa e lanciandola ad alcuni metri di distanza.

-Che mi venga…

-Okay, adesso entra dentro e liberaci la strada. Distruggi anche le telecamere e…

Marasso non aspetta la fine dell’ordine, correndo all’interno della base su quattro zampe.

-Uhm, sembra quasi di comandare una persona vera ultimamente. Ora… abbiamo meno di un’ora prima che arrivino i primi rinforzi; per allora dovremo aver rubato l’esplosivo e un mezzo di fuga. Siamo pronti ?

-E Shades ?

-Non sento più spari, quindi si sarà già messo all’opera per fermare anche chi comanda le difese meccaniche.

-Ha fatto in fretta…

-Cose che capitano quando scegli i soldati in base al loro Q.I.

-E’ prudente portarsi dietro Marasso ? Sembrava un maniaco omicida poco fa…

-I soldati che hanno avuto a che fare con Shades sono molto meno fortunati, credimi.

-Ma non dobbiamo uccidere nessuno dentro, vero ?

-E’ da una vita che voglio vendicarmi di tutti i casini che mi ha procurato l’A.I.M.

Freeman estrae dalla tasca posteriore dei pantaloni una maschera completamente nera, bianca solo nelle fessure per gli occhi. E la indossa.

-Ci penseranno due volte prima di rompere di nuovo le scatole a Switch. Andiamo ?

 

Dieci minuti dopo

Torre di difesa D-7

I due agenti A.I.M sono sulle spine, avendo perso il collegamento con tutte quante le altre torri in rapida successione. Per questo motivo sono gli unici a notare le proprie ombre prendere forma, ma anche con le loro armi non possono fare niente per evitare di essere strangolati.

Una volta caduti a terra, Shades controlla le loro postazioni di lavoro. Se ne sapesse di più potrebbe riuscire a bloccare i segnali d’allarme, ma la tecnologia non è proprio il suo forte. Sta quasi per scomparire di nuovo tra le ombre quando nota qualcuno in piedi sulle rocce, fuori.

-Credevo avessero finito i rinforzi. Uno più o uno meno, comunque…

Dalla posizione del nuovo arrivato escono due raggi di luce, che sono l’ultima cosa che Shades riesce a vedere prima che il suo equilibrio se ne vada del tutto.

La torre, tranciata di netto a metà, cade sullo strato di rocce inferiore con un rumore assordante, sfasciandosi completamente.

Appena si ferma, dalle rocce esce un’ombra umanoide. Non fa in tempo a formarsi completamente, colpita da un raggio di luce bianchissima all’altezza dell’addome.

Shades esce dall’ombra dolorante, con una sorta di energia nera che gli esce dal punto un cui è stato colpito. Alza lo sguardo per vedere il suo assalitore, ma la sua ombra viene colpita da un’altra scarica. Il suo urlo di dolore copre il suono del masso che è stato sbriciolato dal colpo.

La Cacciatrice d’Ombre lo indica, aumentando la luminosità della mano, e Shades per un secondo guarda in faccia la morte. Ma il bagliore successivo non è diretto a lui. Quando Shades guarda ancora, nel terreno c’è un buco che attraversa la base A.I.M fino alle fondamenta.

-Devo avvisare Freeman…non ha una sola possibilità contro di lei…

Si alza in piedi, ricadendo a terra subito dopo con le mani sulla ferita.

 

Sotto-livello 25

Marasso fa strada a Switch e Pathfinder, distruggendo le telecamere e gli emettitori laser posizionati ogni cinque metri. Non c’è nessun agente in vista: quelli rimasti si sono rifugiati nei livelli ancora più bassi ad aspettare i rinforzi, a proteggere il sistema di alimentazione e le merci più preziose.

Dopo aver fatto tutta questa strada senza incontrare resistenza, quindi, sono molto sorpresi di vedere degli agenti A.I.M impalati alle pareti con lance di energia luminosa…nella sezione 135, molto vicina alla 137 dove si trova quello che interessa a loro.

-Marasso, fermo – ordina Freeman, giusto in tempo perché il cyborg possa saltare all’indietro ed evitare la pioggia di schegge di luce provenienti dall’altra parte del lunghissimo corridoio. Le schegge colpiscono il soffitto, facendolo crollare sotto il peso dei piani superiori.

Switch si salva grazie a Marasso, che lo afferra durante il salto. Pathfinder riesce a fare lo stesso, ma essendo troppo vicina al crollo è costretta a saltare in avanti.

Separata dagli altri, ‘finder cerca di farsi strada a calci…ma prima che possa fare niente, una corda di luce le si stringe attorno al collo facendole perdere l’equilibrio per poi cadere. Mentre cerca di liberarsi per poter respirare, vede avvicinarsi la donna con la corda in una mano… Lace… ed una spada nell’altra.

 

Rialzatosi dopo la caduta, Freeman ricade nuovamente a terra quando un raggio di luce passa attraverso il soffitto e il pavimento, disintegrandone una parte.

Una giovane donna scende dall’apertura, avvolta in un alone di luce.

-Marasso… mi sa che questa volta siamo soli. Merda.

 

 

 

VILLAINS #25

E le ombre ci restituiranno i nostri peccati

 

Isola dell’A.I.M

Sotto-livello 25, sezione 136

 

Mi chiamo Edward J. Freeman, meglio conosciuto come Switch. Considerando la mia situazione attuale, penso si possa dire sia che ho una sfortuna abissale ed una fortuna che dovrebbe essere illegale.

Questo perché mi trovo bloccato nei sotterranei dell’Isola dell’A.I.M, senza potermi teleportare a causa di alcuni inibitori particolarmente fastidiosi, e mi ritrovo davanti una ragazza col potere di far crollare interi palazzi con dei raggi di luce, incredibilmente determinata a uccidermi.

Per mia enorme fortuna, mesi fa un cyborg di duecento chili con il cervello di un serpente ha cercato di uccidermi (non devo stare molto simpatico alle persone visto quanto spesso accade, eh ?); in seguito è stato riprogrammato per eseguire qualunque mio ordine. Il che include il “Marasso, uccidila !!!” che gli ho appena urlato.

Ora, ad essere onesti, Marasso decisamente non ha tutte le rotelle a posto, ma sa fare il suo dovere.

Si mette direttamente tra la Cacciatrice d’Ombre e me, venendo colpito in pieno dal raggio di luce. Per qualche ragione, non gli fa niente.

Marasso allora salta verso di lei, spingendola contro il muro così forte da far tremare il muro. La Cacciatrice lo afferra per la coda, scagliandolo dall’altra parte del corridoio con un semplice gesto della mano. Marasso cade in piedi, tornando immediatamente alla carica. Non è così facile liberarsi di lui.

Mentre la Cacciatrice cerca di tenerlo lontano, io mi metto a pensare. Qualcuno potrà dirvi diversamente, ma a volte lo faccio.

Ci sono inibitori del teletrasporto in tutta la base; questo significa che non posso né teleportarmi né creare dei portali stabili. Ma posso ancora creare dei portali chiusi, ed ho ancora il senso d’ombra.

Marasso inizia a perdere colpi…forse non è completamente immune dal potere della Cacciatrice. Penso più in fretta.

Al processo, le ho conficcato un portale chiuso nel collo. Evidentemente non è bastato, ma qualcosa ha fatto. Sharp aveva provato a ferirla con quegli oggetti d’energia oscura che creava, e lei li ha inceneriti all’istante. Perché non l’ha fatto anche con il mio portale !? D’accordo, non è proprio morta quella volta, ma è bastato a salvarmi il culo. Le bastava distruggere il portale per vincere, e non l’ha fatto !

La Cacciatrice afferra il collo di Marasso e lo lancia contro il muro. Marasso non si rialza, e la Cacciatrice guarda verso di me. Pensa, Freeman, pensa…

Forse non ha distrutto il portale perché non poteva farlo. Forse i miei portali non sono fatti della stessa sostanza delle creazioni di Sharp. Forse Shades si sbaglia; forse non sono uno di quei “nonriflessi”.Può essere per questo che sono così importante per lui ? Uccidere le Luci è la ragione per cui esiste, a quanto ho capito.

Le mani della Cacciatrice d’Ombre si illuminano di luce. Non posso teleportarmi. Non posso scappare. Ripenso a tutto quello che mi ha detto Shades in questi mesi…

I tuoi poteri provengono dalla forza metafisica dell’assenza di luce. Niente di più, niente di meno.

Non è una cosa di cui vergognarsi. E’ difficile abbandonare la paura della luce.

Ma a parte quello, non puoi possedere un uomo che è già posseduto

Freeman solleva una mano e l’energia della Cacciatrice di Luci viene bloccata da un portale di teletrasporto. Lei si ferma a guardarlo, pietrificata. Sotto la maschera, Switch sorride.

-Bene, bene, bene…adesso giochiamo alle MIE regole, okay ?

Una serie di portali chiusi si creano pochi metri dietro la Cacciatrice, dirigendosi con forza verso l’alto e facendo crollare parte del soffitto, tagliandoli fuori dal resto della base. Switch si fa schioccare le nocche e si avvicina lentamente ma con passo deciso.

-Ne ho abbastanza di essere preso in giro da tutti voi fanatici. Spero che ti piaccia essere la preda, per una volta…

E la Cacciatrice d’Ombre fa un passo indietro.

 

Sotto-livello 25, sezione 135

Pathfinder cerca disperatamente di allentare la presa della frusta sulla sua giugulare, senza successo. La vista inizia ad appannarsi, anche se avrebbe preferito fosse l’udito ad avere dei problemi.

-E’ un vero peccato, per noi. La Reflex Technologies sapeva come utilizzare il suo talento… che la Luci abbiano pietà di lei - ridacchia Lace, stringendo ancora di più la presa. E’ dietro di lei, a tirare una frusta di luce che sembra fuoriuscire dalle sue mani, ugualmente lucenti.

“Luci… già… devo solo seguire il piano…” – pensa Leah, vedendosi scorrere davanti agli occhi una scena recente:

 

In una stanza piccola e grigia, pochi giorni fa. Leah Mathers siede nervosamente;  ancora le sembra strano prendere parte a tutto questo.

Davanti a lei, la figura seria ed austera del professor Augustus DeCeyt. Delle forti luci bianche le impediscono di guardarlo in faccia, ma anche così non può fare a meno di provare automaticamente un certo timore reverenziale.

-E’ sicura del particolare,  miss Mathers ? Lace esercitava una pressione con il braccio, mentre strangolava quell’uomo con una frusta di luce ?

-Sì, ne sono sicura. Anche se non ne vedo l’importanza…

-Lei ha un superbo occhio per i particolari, miss Mathers, ma fallisce nel trarne conclusioni. Significa che la frusta, una volta creata, era solida in tutta la sua estensione.

-Non vedo a cosa possa essere utile…e secondo il piano non dovremmo incontrare nessuna delle Luci sull’isola dell’AIM.

-Data la scarsità di informazioni, miss Mathers, sono costretto a formulare dei piani piuttosto complicati. Esiste la possibilità che le Luci sappiano di me, e che cerchino di fermarmi. Non posso fidarmi dell’azione degli altri due, in una situazione del genere.

-Non capisco cosa…

-Le spiegherò, stia tranquilla. Sono un insegnante in fondo, no ? Ora, passiamo ai resoconti su come l’AIM costruisce le sue basi. Non voglio trascurare nessun dettaglio…

 

Pathfinder stringe i denti e si avvicina ancora di più al muro di macerie che ha davanti, sbilanciando Lace. Salta appoggiando i piedi sul muro, e spingendosi per tutta la lunghezza della frusta, che ancora le stringe il collo. A metà corridoio c’è una lampada al neon incastonata nel soffitto. Leah la afferra con le mani, restando appesa quanto basta per chiudere la testa di Lace tra i suoi piedi. Muscoli al limite delle possibilità umane si flettono, sollevando Lace come se non pesasse nulla.

La sua testa sbatte contro il soffitto, facendo cadere a terra parecchio intonaco. La velocità dell’impatto sarebbe sufficiente a spaccare una pila di mattoni, ma Lace resiste. Pathfinder scende, strattonando la frusta con tutta la forza che le è rimasta. Si stacca dalla mano di Lace e, finalmente scompare lasciandola respirare.

-Penso…che non sarò…io a vedere la Luce…oggi…

Lace si rialza da terra, ripulendosi il vestito dalle macerie. Del sangue le scorre sulla testa, ma non lo nota nemmeno. Sorride e si prepara a lanciare i due pugnali di luce che ha in mano.

-Vogliamo scommettere ?

 

Sotto-livello 25, sezione 136

Due raggi di luce si infrangono su due dischi neri, che ne escono completamente intatti. Altri raggi vengono diretti verso il soffitto, e bloccati allo stesso identico modo. La Cacciatrice digrigna i denti; il suo intero corpo inizia a risplendere di luce, ed i raggi si fanno ancora più intensi. Switch non ne è minimamente impressionato.

-Continua pure quanto vuoi, bella; soltanto uno di noi ne uscirà vivo.

Switch crea un portale chiuso nella propria mano, lanciandolo come se fosse un frisbee e dirigendone mentalmente la traiettoria. La Cacciatrice si sposta appena in tempo perché il disco la colpisca alla spalla anziché al cuore, e ne approfitta per cercare di abbattere il muro di macerie creato dal suo avversario. Un altro portale glielo impedisce.

-Possiamo andare avanti tutto il giorno, sai ? Sono abbastanza incazzato da…ehi !

Qualcosa lo ha afferrato alle spalle, trascinandolo con sé. Sente un freddo paralizzante, e perde l’equilibrio cadendo sulla sabbia calda. Confuso, si alza in piedi e vede Shades che lo aspetta con le mani nelle tasche dell’impermeabile nero.

-Sia chiaro, questa è l’ultima volta che ti salvo le chiappe, Freeman.

Rialzandosi in piedi, Switch si toglie la maschera e poi, con la stessa mano, dà un pugno a Shades direttamente sulla mascella. Il nonriflessosette cade, stringendo i denti e mettendo una mano sulla ferita che gli ha procurato la Cacciatrice.

-Che cazzo fai, Freeman !? Ti ho appena salvato la vita !

-Perché non diventi intangibile, Shades ? Rispondimi !!!

Shades riceve un calcio, ricadendo proprio mentre stava cercando di rimettersi in piedi. Freeman gliene dà subito un altro, e un altro ancora, proprio sulla ferita.

-Alla fine del processo ti ho dato un pugno, te lo ricordi ? E tu eri solido. Mason mi ha detto che quello che sembra il tuo corpo è in realtà la tua ombra; allora perché riesco a toccarti ?

-La Cacciatrice…mi ha ferito…

-Smettila di mentirmi, Shades !

Un altro calcio va a vuoto, e Shades scompare nel terreno. La sua ombra si muove velocemente, permettendogli di ricomparire alle spalle di Freeman, che si volta subito per dargli un altro pugno.

-Come…

-Proprio un genio ad insegnarmi come usare il Senso d’Ombra, vero Shades ?

-Spiegati, Freeman, prima che ti faccia passare il resto dei tuoi anni in una stanza buia con delle ombre a banchettare con i tuoi intestini.

-Sì, sono sicuro che potresti fare una cosa del genere. Sono sicuro che potresti uccidermi molto facilmente…ma adesso sono anche sicuro che io potrei uccidere te altrettanto facilmente. Tu avevi una paura matta della Cacciatrice, Shades, e lo stesso i tuoi amici. Ma tu e Sharp non mi avete incastrato e fatto mettere in prigione per proteggermi da lei, vero ? Volevate che ne avessi paura ! Mentre non può farmi niente !

-Sì…sì, è vero.

-Perché ? Posso ucciderla, vero !?

-Adesso che lo sai…sì.

-E allora perché…

-Perché potevi uccidere anche noi, Freeman ! Per essere precisi…tu e la Cacciatrice siete gli unici in grado di uccidermi. Tu sei l’unico in grado di toccare la mia ombra anche se io non lo voglio.

-Mi hai mentito, allora ! Hai fatto l’impossibile perché mi sottovalutassi, perché non credessi nelle mie capacità… anche se continuavi a insistere sul mio potenziale ! Tutto questo casino… Cazzo, Shades, ma che hai nel cervello !?!?

-E’ tutta colpa di Mason e di quel suo cazzo di piano !!! E’ stato lui a complicare tutto, dando a Becket le informazioni per condurre l’esperimento che ti ha dato i poteri… Le Luci non dovevano ingaggiare Pathfinder e tu non dovevi, in nessun caso, incontrare la Cacciatrice prima del tempo…

-Piantala con le stronzate, Shades ! Non mi bevo più la storia di te che mi insegni ad usare i miei poteri !

-Sto dicendo la verità, Freeman. Dovevo tenere i tuoi poteri ad un livello abbastanza basso per non rischiarci la vita, ma dovevo anche prepararti in qualche modo allo scontro con la Cacciatrice. Per questo mi sono inventato il fatto che eri un nonriflesso, il viaggio nella Zona Negativa…

-Aspetta…se non sono un nonriflesso…ed il portale dimensionale all’interno del mio corpo è scomparso…io che cazzo sono !?

Il terreno esplode sotto il tremendo impatto con una colonna di luce partita dal basso; all’interno, la Cacciatrice fluttua attraverso il tunnel che si è creata e si ferma sulla spiaggia.

-No, neanche per idea ! Questa volta voglio sentire tutta la storia…

Freeman rilascia una raffica di portali chiusi, che trapassano da parte a parte la Cacciatrice. Il suo corpo cade a terra, privo di vita…per ora.

-Ci metterà un po’ a riprendersi. Allora, Shades…ricominciamo da capo, eh ?

 

Sotto-livello 25, sezione 135

-Aah !

Pathfinder stringe i denti all’ennesimo taglio, ed evita le lame dirette ai suoi punti vitali. La sua giacca preferita è a terra, abbandonata per avere più libertà nei movimenti. Lace non si è fermata un secondo dal lanciare ogni tipo di arma da taglio a cui riuscisse a pensare. E troppe volte è andata vicinissima ad ucciderla.

“Con la mossa di prima l’ho ferita più di quanto non dia a vedere” riflette “So di poterla fermare, mi basta un solo calcio ben calcolato. Ma è velocissima, punta sempre al cuore, alle gambe o alla testa… e devo continuamente rimbalzare tra una parete e l’altra, con il poco spazio che mi rimane. Tra un po’ si stancherà e butterà giù il soffitto come ha fatto prima !!!”

-Inizi a perdere fiato, Pathfinder ? Sarebbe un peccato ucciderti così presto, io mi sto divertendo molto. E’ la prima volta che incontro qualcuno abbastanza veloce da sfuggirmi. Ed io che credevo avessi solo il potere di rintracciare le persone…

Un pugnale diretto al cuore viene deviato all’ultimo secondo utile con un calcio, facendolo conficcare nella parete. Leah non ha il tempo di pensare a quanto debba essere acuminato per farlo, dato che deve già schivare i successivi tre.

-Un argomento interessante, non trovi ? Come mutante, il tuo codice genetico è completamente votato al rintracciare le persone. Il tuo cervello è strutturato per quello, ma il corpo per saltare e combattere. Come le chiamano ? Mutazioni secondarie, giusto ? Dev’essere difficile…eternamente divisa tra la tua natura mentale e quella fisica, tra pensare e agire, per metà segugio e per metà combattente. Ti sei dimostrata un’eccellente cacciatrice, al soldo della Reflex; sei così eccezionale anche in combattimento ?

Nel tentativo di attaccare, Pathfinder si scopre troppo ed una lama le attraversa un polpaccio. Prova a calciare con l’altra, ma non è nella posizione giusta e Lace può schivarla facilmente.

-Sì, lo immaginavo… non sei degna della tua natura. Non aspiri alla perfezione, alla Luce. Il mondo deve essere purificato da quelli come te…

La gamba fa troppo male per muoverla. Leah cerca di allontanarsi strisciando, ma è già a meno di mezzo metro dal muro di macerie. Se riuscisse ad usare la gamba sana per saltare, però… fa perno su quella per alzarsi, appoggiando la schiena alle macerie. Ma Lace non ha più voglia di giocare.

Le sue mani si illuminano di energia, circondate da miriadi di microscopici aghi di luce inarrestabili. Li rilascia in un colpo solo, creando un nuovo squarcio nel muro di macerie. Il cuore di Pathfinder sta per esplodere; se si fosse chinata un centesimo di secondo dopo non sarebbe sopravvissuta.

-Sì, è un vero peccato che tu non sia degna. Ma è così divertente vederti nella parte della preda…

-Ricordi…cosa hai detto prima ?

-Uh ?

-Rintracciare le persone, i cervelli, è nel mio codice genetico. Perché non guardi chi c’è dall’altra parte del muro, stronza ?

Lace guarda, e sbianca istantaneamente. Davanti a lei, un rettile di duecento chili di muscoli e metallo, con una pletora di denti grondanti veleno. Sul muso, dozzine di aghi di luce che si sono conficcati nella carne. Ed una colossale incazzatura.

Leah si copre gli occhi quando vede Marasso saltare attraverso il muro; subito dopo, sente qualcosa di caldo e viscido che le viene schizzato addosso, ed un urlo disumano.

-Le mie mani !!! Le mie mani !!! Le mie-

Il cervello di Lace smette di inviare segnali quando viene trapassato da trenta centimetri di artigli. Il rumore che fanno è disgustoso, ma non quanto quello di Marasso che inghiotte le mani, leccandosi le labbra per togliere il sangue.

Facendo l’impossibile per evitare di vomitare, Pathfinder si alza dolorosamente in piedi e zoppica ad occhi chiusi fino a quando non sa di essere abbastanza lontana.

Marasso la segue lentamente, leccando via il sangue dagli artigli.

 

Isola dell’A.I.M

Fissando nervosamente il corpo privo di vita della Cacciatrice, Shades inizia a parlare.

-Okay, vuoi sapere come sono andate veramente le cose ? Nel suo esperimento, Becket ti ha collegato alla Dimensione Oscura. Quel giorno, tu saresti dovuto morire. Da quanto ne so, le idee di Mason erano inapplicabili e l’esperimento non poteva in nessun modo trasformarti in un nonriflesso come sperava lui. Per tua immensa fortuna, però, una delle Ombre ne ha approfittato ed ha oltrepassato il collegamento.

-Questo che vuol dire !?

-Che sei stato posseduto da un’Ombra, Freeman. Non hai sentito qualcosa che ti afferrava, durante l’esperimento ?

-Starai scherzando !!! E sarebbe successo senza che me ne accorgessi !? [1]

-Hai ancora quell’Ombra dentro di te, Freeman. Ecco perché le Ombre si sono accorte di te, perché io mi sono accorto di te. Per questo sei immune al potere della Cacciatrice. Per questo non hai subito l’effetto della Cappa delle Ombre durante l’Inferno: non potevi essere posseduto dai demoni se eri già posseduto da un’Ombra, chiaro ?

-E…e il portale ?

-E’ stato la fonte dei tuoi poteri, all’inizio, e l’Ombra lo rendeva stabile. Quando ci siamo incontrati, ti ho fatto credere di finire nella Zona Negativa ad affrontare Annihilus per vedere se eri in grado di controllare il suo potere. Non ne eri in grado, non a livello cosciente almeno. Ma se tu avessi rilasciato quell’Ombra ? Hai idea di quello che sarebbe potuto succedere !?

-Ecco il perché dell’addestramento eccetera…

-Esatto, Freeman. Ti ho portato in contatto…diciamo…con il lato sovrannaturale del tuo potere, nella speranza che così avresti usato il tuo potere non su di me, ma sulle Luci.

-Non fare tanto il santarellino, Shades, resti un bastardo di prima categoria per tutte le balle che mi hai raccontato.

-Il problema è che non sono certo del perché l’Ombra abbia usato te per venire qui. Forse vogliono mettere fine a tutta questa faccenda…allo stesso modo con cui lo vogliamo io e te. Diavolo, anche quanto DeCeyt se è per questo.

-E allora adesso che si fa ? Luci ed Ombre non mi lasceranno mai in pace se non risolviamo tutto, vero ?

-Sì. Se credi che finora abbiano fatto l’impossibile per rovinarti la vita, Freeman, ti sbagli. Non credo che tu abbia accettato di prendere parte a quell’esperimento per questo, no ?

-Okay. Voglio prendermi una bella rivincita per come mi avete trattato finora, e…diavolo, DeCeyt dice che ci possiamo fare un sacco di soldi con questo piano…

Non ho finito con te, Shades, ma sono troppo avanti nel gioco per mollare proprio ora. Dunque…che si fa adesso !?

-Adesso ci liberiamo della Cacciatrice d’Ombre…e di quel gigantesco figlio di puttana che ti porti dentro dall’inizio… in un colpo solo. La Cacciatrice, qui, vuole un’ombra giusto ? E noi gliene diamo una…bella grossa. E’ rischioso…

-Qualunque cosa pur di farti stare zitto, Shades.

-Tutto sommato lavoriamo bene, insieme. E’ un grosso rischio… nessuno ha mai fatto una cosa del genere… ma che diamine, faremmo questa vita se non ci piacesse il rischio ? Allora, prendi un bel respiro Freeman…

Shades afferra gli occhiali da sole con entrambe le mani, e li solleva lentamente.

-…e guardami negli occhi.

 

Dal tunnel creato dal potere della Cacciatrice d’Ombre viene scagliata fuori una grossa cassa di legno. Marasso ne esce poco dopo, seguito da Pathfinder.

-Carina la scorciatoia; sarebbe bello se ce ne fosse una che porta anche in America, adesso…

Guardandosi intorno, ‘finder vede da una parte la Cacciatrice a terra che gronda sangue, e dall’altra Switch che cade a terra privo di senso davanti ad uno Shades che si rimette gli occhiali da sole.

-C’è sempre qualcosa di nuovo con voi in giro, vero ?

-Quello è il C-270 che cercavamo ? – domanda Shades.

-Sì, e credo che gli agenti dell’AI.M rimasti se ne siano accorti. Ho avvertito un bel po’ di persone che si avvicinavano, durante la nostra salita; potevamo usare il percorso che ci aveva segnalato DeCeyt, ma ho sentito che eravate qui. Che è successo !?

-Te lo spiegherò mentre cerchiamo un mezzo di trasporto. Secondo DeCeyt, l’A.I.M dovrebbe avere a disposizione delle imbarcazioni, qui.

-E Freeman ?

-Preferisco stargli il più lontano possibile, per ora. Tra poco avremo compagnia.

 

Marasso provvede a bloccare il tunnel creato dalla Cacciatrice, spostando un masso abbastanza largo da impedirne l’entrata. Pathfinder sfonda la porta segreta di un vicino hangar nascosto, trovando poi i comandi per rilasciare dalla parte sommersa dell’isola una barca abbastanza resistente da trasportare loro e l’esplosivo, ma anche sufficientemente veloce da portarli via prima dell’arrivo dei rinforzi A.I.M.

Scesa dalla barca, Pathfinder istruisce Marasso per spostare la cassa con l’esplosivo, pietrificandosi quando vede in lontananza la Cacciatrice d’Ombre che si rialza in piedi. Sta per chiamare Shades quando vede che l’ombra di Freeman, ancora svenuto a terra, si sta muovendo.

L’ombra si dilata a macchia d’olio, perdendo qualsiasi somiglianza a un’ombra umana. Si allarga fino a raggiungere la Cacciatrice, ed ancora oltre; si estende su tutta la spiaggia e poi sul mare, dando alla zona un’aria spettrale. Il Sole sta ancora tramontando, ma le ombre si fanno sempre più scure.

-Vedi di imparare in fretta i comandi – dice Shades alle spalle di ‘finder, spaventandola a morte – Ce ne andiamo di qui.

-E loro ?

-Io penso a Freeman, tu inizia a mettere in moto.

Pathfinder salta sulla barca, e Shades si mette a correre. La Cacciatrice è immobilizzata, come un animale fermo in mezzo alla strada che fissa le luci di un’auto in avvicinamento. Non fa nemmeno caso a Shades, il suo peggior nemico, che le passa davanti per caricarsi Freeman sulle spalle.

Non è facile restare solido così a lungo, ma Shades porta in salvo Freeman poco prima che la barca sia messa in moto.

-E’ fatta…è fatta… - continua a ripetere mentre la barca si allontana.

Pathfinder blocca i comandi…in fondo ci sono solo diversi chilometri di mare aperto davanti a loro… e sale per vedere cosa stia succedendo sull’isola.

L’isola è ancora vicina, e la colonna di luce che si innalza dalla posizione della Cacciatrice è accecante. Non basta a bloccare l’ombra che avanza fino a ricoprire l’isola e centinaia di metri di mare.

Pathfinder sta per chiedere cosa stia succedendo, quando con sua enorme sorpresa l’ombra…prende spessore. Non c’è modo migliore per descriverlo: dal terreno si alza una cupola di oscurità, che sale sempre di più. I suoi contorni sono particolarmente irregolari, anche se si fanno più nitidi a mano a mano che ci si allontana.

-Mio dio…è una testa… - capisce ‘finder quando lo vede dalla giusta distanza.

-Se ho ragione – le dice Shades – la Cacciatrice ha capito chi ha di fronte, e adesso userà il suo potere per fermarlo. Il che sarà come usare un ombrellino da cocktail per proteggersi dal diluvio universale.

-Quella sarebbe l’Ombra di cui parlavi !? Come faceva una cosa così enorme a stare dentro a Freeman ?

-Dopo che ti ho spiegato cosa è successo in tua assenza, vuoi davvero sentire un’altra delle mie spiegazioni ?

-Non particolarmente. Ma ne uscirà un corpo intero ?

-Forse. Perché me lo chiedi ?

-Perché l’ombra si avvicina e noi stiamo già andando alla massima velocità. Credo che stia per uscire la spalla…

-Aah, la testa…mi sento come se Blob e Rhino mi si fossero seduti sopra… - si lamenta Freeman, mettendosi seduto. Si guarda intorno, vedendo il gigante d’ombra che sta lentamente uscendo dal mare.

-Whoa !

L’intera imbarcazione scompare in un portale di teletrasporto, uscendo poi da un altro a diversi chilometri di distanza. Freeman si alza in piedi, barcollando.

-Allora, qualcuno vuole spiegarmi che sta succedendo ?

-L’Ombra che ti possedeva… – inizia Shades.

-Non tu.

-Quel coso sta uscendo dall’isola e probabilmente ucciderà la Cacciatrice – risponde Pathfinder.

-Una risposta chiara, tanto per cambiare. Beh, questo immagino che risolva gran parte dei nostri problemi no ?

-Dipende. Il piano di DeCeyt ha funzionato alla perfezione anche con tutti gli imprevisti che ci sono capitati…anzi, a quanto ho capito non erano totalmente imprevisti. Se anche il resto del suo piano andrà avanti così bene…

-Cazzo, quell’affare è veramente enorme…

L’Ombra è emersa dal mare dalla cintola in su, circondando l’intera isola. Si guarda intorno, concentrandosi poi sul microscopico filo di luce che lo sta attaccando.

-Shades, secondo te adesso cosa-

L’Ombra solleva un braccio, facendo un “passo” indietro. Quando Freeman ha capito cosa sta per succedere, è troppo tardi per preoccuparsene. Il pugno, largo più di metà isola, scende con una forza incredibile sollevando una colonna di luce, polvere e fumo nero. Il rumore è assordante come quello di un’esplosione atomica, e gli effetti sono paragonabili: l’intera isola cessa di esistere, ridotta ad un po’ di rocce che cadono nell’oceano.

L’Ombra si prepara a colpire l’isola una seconda volta, o almeno così sembra. Le gigantesche onde causate dalla distruzione dell’isola oscurano gran parte di quello che sta succedendo, e si avvicinano pericolosamente alla barca.

Pathfinder corre ai comandi, anche se sa che non servirà a molto. Mentre pensa ad un sistema per sopravvivere ad un’onda del genere, vede un disco nero davanti alla barca. Istintivamente si prepara ad un impatto, che non avviene.

D’un tratto, davanti alla barca c’è il porto di New York. Diminuisce subito la velocità, per evitare di andare a schiantarsi contro le altre imbarcazioni. E tira un lunghissimo sospiro di sollievo, mentre il battito cardiaco scende a livelli normali.

-Come accidenti ci sei riuscito !? – domanda Shades a Freeman –Senza l’Ombra non dovresti più avere nessun potere…

-Forse ho sempre avuto ragione a dire che le tue erano tutte stronzate, ci hai mai pensato ?

-Freeman…

-No, basta bugie. Siamo soci, per il momento, ma continuerò a guardarmi le spalle da te.

-Faremo meglio ad andarcene prima che qualcuno chiami le autorità portuali – li avverte Pathfinder – Freeman, ce la fai a portarci in un posto sicuro ?

-C’è il magazzino dove di solito lascio Marasso; basterà fino a quando DeCeyt non ci avrà detto dove scaricare il bottino.

Davanti alla barca si forma un portale di teletrasporto, attraverso il quale viene lanciata la cassa di C-270. Marasso entra subito dopo.

-Sapete… - dice Freeman prima di seguirlo – Tutto sommato, è stato divertente. Dovremmo rifarlo, qualche volta.

Shades e Pathfinder si guardano preoccupati, per poi scomparire nel portale.

Quindici minuti dopo, la barca comparsa dal nulla procurerà non pochi mal di testa alle autorità portuali…ma sempre nulla rispetto alla notte insonne che dovranno passare numerosi agenti delle Avanzate Idee Meccaniche. Per qualche motivo, alcuni di loro preferiranno dormire con la luce accesa, stanotte.

 

 

CONTINUA…

 

 

Note

Salutiamo la Cacciatrice d’Ombre, decisamente sfortunata nel suo compito di dare la caccia a Freeman. Scopriamo anche gran parte dei sotterfugi di Shades… ma, trattandosi di lui, meglio non dargli troppo credito ! Esattamente come ha fatto finora, Switch non sembra minimamente turbato dalle farneticazioni dell’ombra vivente, anche se finora ci ha quasi sempre azzeccato. Resta da vedere che effetto avrà sui suoi poteri la “possessione” di questo numero.

 

 

[1] Freeman non dev’essere stato molto attento nel #1…