VILLAINS #20-25
DISCESA NELLE OMBRE
Finora abbiamo seguito le vicende di Edward Freeman nel suo
passaggio da ladro di poco conto a super-criminale teleporta col nome di
Switch.
Ora, dopo essersi fatto le ossa, ha iniziato a passare dei
guai. Affidandosi allo psicopatico Shades, un poco affidabile uomo-ombra, Switch
ha iniziato a sfruttare a dovere il proprio potere, seguendo senza saperlo
tutte le indicazioni contraddittorie del suo mentore oscuro.
Ora, dopo aver scoperto il coinvolgimento del misterioso
Circolo delle Ombre nell’origine dei suoi poteri, Switch è stato arrestato per
l’omicidio di un vecchio collega…
In questi numeri, oltre a fare la conoscenza della
cacciatrice mutante Pathfinder che diventerà una presenza fissa della serie,
faremo la conoscenza di un personaggio fondamentale per la vita di Switch, il
futuro della serie e Marvel IT in generale: il professor Augustus DeCeyt.
VILLAINS #20
Murder, it wrote
Conosco gente col ghiaccio al
posto delle vene. Gente che quando viene arrestata non apre bocca, non si
dimena, non muove un muscolo. Io ho sempre avuto il massimo rispetto per quel
tipo di persona…a meno che non ci provino con me. Come quella volta… avevo nove
anni, e c’era un bullo di quindici che faceva il duro. Faccia di granito, mani
in tasca, lasciava che fossero i suoi amici a pestare gli altri. Lui se ne
stava fermo e immobile. Gli ho fregato la sigaretta di mano e gliel’ho spenta
in un occhio. Mi sono fatto tre anni di riformatorio, ma ragazzi, nessuno ci ha
più provato a fare il bullo con me.
Mi chiamo Edward Freeman e sono
nella merda, come al solito. Più del
solito. Mi hanno arrestato per omicidio, di un tizio di cui non ho mai sentito
parlare. A meno che non sia un nome falso, nel qual caso forse sono stato io.
Non sono un assassino, anche se qualche volta ho dovuto uccidere qualcuno.
Quando ti pagano così tanto, alcune cose le devi fare e basta.
Non sono una donnicciola, ma il
ghiaccio nelle vene non ce l’ho mai avuto. Mai. Quando mi arrestano urlo come
un pazzo, mi dimeno, cerco di prenderli a calci, cose di quel tipo. Abbiamo
oltrepassato la porta della cantina, dove ho nascosto Marasso. Beh, più che
averlo nascosto, stava lì quando lo abbiamo riprogrammato, e non so se avete
mai provato a spostare un rettile cyborg di duecento chili. Pesa.
Ho continuato a chiedere aiuto, ma
non mi risponde. Stà a vedere che adesso è anche sordo, oltre che muto. Ho
iniziato con qualche “Aiuto!” generale, sono passato ad “Ehi, cazzo, datemi una
mano !”, per arrendermi con “Marasso, porta qui le tue chiappe !”…ma non si
vede nessuno.
Mi sbattono sul retro di una
volante, e ricomincio a provare con il teletrasporto. Niente, non riesco
proprio a scomparire. Gran bel momento, davvero…
In cantina. Fauci possenti
emettono schiuma e reagenti chimici, causando un continuo “sshhh” che sembra
quasi un sibilo. Denti che potrebbero spaccare a metà una lastra di granito
scivolano sugli anelli completamente neri, macchiandoli di veleno.
Muscoli e servomotori sono tesi al
massimo, fino ad emettere impercettibili cigolii; la coda sta spingendo contro
una superficie nera, mentre tre grossi artigli viola sono conficcati nel
terreno.
-Continuerà a fare così ? –
domanda l’uomo dalla pelle nera.
>Protocolli
di riconoscimento >Esame visivo:
nessun riscontro
>Esame
olfattivo: nessun riscontro
>Esame
uditivo: nessun riscontro
>ATTENZIONE >Tensione muscolare 115,2 % superiore alla
pressione massima >Cedimento
endoscheletro tra 923 secondi
-Non lo so – risponde l’uomo
bianco con gli occhiali da sole – Spero solo che non si rompa o che non gli
venga un aneurisma.
-Sei stato tu a dirci di
bloccarlo, Shades.
-Perché altrimenti avrebbe
liberato Freeman…non mi piace, ma se dobbiamo andare fino in fondo facciamolo
come si deve.
-Io dico di ucciderlo finché
resiste.
Incatenato ad una lastra di
metallo nero con grosse catene dello stesso colore, Marasso continua a
dimenarsi. Le quattro catene sono fisse ai suoi polsi con spessi bracciali
pesanti; adornati da punte acuminate, chiara firma di Sharp.
-E perché mai ? – chiede Shades,
senza la minima traccia di interesse nella sua voce.
-Tu invece perché vorresti tenerlo
? – domanda Sharp, con una marcata
nota polemica.
-Uccidere gente…o cose…che possono
tornare utili, non è nel mio stile.
-Tu non hai nessuno “stile” ! –
urla Sharp, colpendo Shades con il pugno sinistro, ricoperto di lamine
acuminate. Shades cade, tenendo una mano sul labbro, che non sanguina – Tu sei
uno dei Nonriflessi, gli adoratori delle Ombre ! Eseguirai tutto quello che ti
verrà ordinato dai tuoi superiori, me compreso !
-Hai dimenticato con chi stai parlando ? – chiede Shades con un tono
di voce terrificante, inumano, a cui seguirebbero le morti di dozzine di
persone se l’affronto fosse avvenuto in altre circostanze.
-Con uno dei miei sottoposti che non vuole stare buono – gli
risponde a tono Sharp – Non sei d’accordo ? Guarda cosa me ne faccio delle tue
obiezioni !
Tra le sue mani viene scolpito una
sorta di arpione, affascinante nella sua completa oscurità, nella più totale
assenza di luce. Anche se fosse programmato per apprezzare questo dettaglio, a
Marasso non potrebbe importare di meno, non quando l’arpione viene conficcato
nelle sue carni, schizzando Sharp di sangue violaceo.
-Rhaaaaaaaaagh !!!!
Per la prima volta da quando l’ha
incontrato, Shades rimane senza parole al suono orribile emesso dal cyborg, che
rimbomba nelle quattro mura della cantina.
>ATTENZIONE >Funzioni cerebrali ridotte al 55%
>Cervello rettile
ridotto al 9.5%
>Sistema
endocrinologico ridotto al 63%
>Funzioni
vitali in rapido decadimento
>FATAL
ERROR SYSTEM: ABORT/RETRY ?
>FATAL
ERROR SYSTEM: ABORT/RETRY ?
Sharp forgia un altro arpione,
preparandosi ad infilzare nuovamente Marasso.
-Ne ho abbastanza di questo schifo
– dichiara facendo scendere l’arpione.
>FATAL ERROR SYSTEM: ABORT/RETRY ?
>RETRY
>Impossibile
eseguire >Riprovare?
>Abbandonare
?
>Stai
zitto
La catena che bloccava l’artiglio
destro va in mille pezzi, e Marasso afferra l’arpione a pochi centimetri dalla
sua ferita. Sharp lo osserva shockato, vedendo anche la catena sinistra
spezzata.
-Seth…
>ATTENZIONE >Richiesta di energia eccessiva 312 %
>Si consiglia di
interrompere la richiesta
>Ho
detto
>Stai
zitto
>In
esecuzione…
Marasso e Sharp continuano a lottare
per la conquista dell’arpione, che continua a non muoversi.
-Hai bisogno di una mano, “capo” ?
– chiede Shades mettendo nella propria voce tutto il sarcasmo che aveva
conservato.
Prima che Sharp possa replicare,
Marasso spezza anche le catene che gli bloccavano le gambe, e con uno scatto
sorprendente afferra Sharp, affondando i suoi artigli nell’addome. Lo sbatte
contro il muro e lacera la sua pelle più e più volte, con una ferocia mai
vista, ed infine lo lancia alle proprie spalle, per poi scaraventarsi con tutta
la propria velocità verso le scale. La porta viene ridotta a brandelli dalla
sua furia, e Marasso si allontana per le strade di New York.
Shades si alza in piedi, si
sistema la giacca e smuove il corpo di Sharp con un piede.
-Su, piantala di fare la commedia.
Abbiamo un lavoro da fare.
Sharp si rialza, lentamente ma
senza nessuna fatica, e lo sguardo che i due si scambiano farebbe gelare le
vene persino ai loro simili.
Mi chiamo Edward Freeman e mi
hanno incastrato. Non mi ricordo assolutamente di nessun Joseph Bernstein,
quindi non penso di averlo ammazzato. Sono fottuto, e alla grande. Il
teletrasporto è andato. I portali, anche. Ho ancora il Senso d’Ombra, però… che
strano nome, da quand’è che ho iniziato a chiamarlo così? Avere Shades nei
paraggi è… Shades, cazzo. Chi sa abbastanza cose sui miei poteri da poterli
bloccare ? Solo Shades. Mi ha incastrato lui… che figlio di… okay, calma, prima
vediamo di uscirne il più puliti possibile.
Adesso sono nella stanza degli
interrogatori. Da un po’ troppo, a dire la verità. Mi hanno fatto firmare un
pezzo di carta che dice che ho capito i miei diritti… dire che non me li hanno
letti quando invece lo hanno fatto è pericoloso, l’ho sperimentato una volta,
quindi l’ho firmato. Poi, si sono dimenticati di me.
Non mi fregano. Io non dico niente
finché non mi fanno fare la telefonata… il bello di lavorare per la mafia russa
è che hai un avvocato di tutto rispetto, senza dover sganciare un soldo. E i
russi sono fenomenali in queste cose, mi dicono.
Nella stanza entra un agente.
Grasso, capelli che iniziano a diventare bianchi. Mi hanno mandato lo sbirro
buono, se non altro.
-Signor Freeman ? Sono il sergente
Ripley.
-Posso fare la mia telefonata ?
-Tra un attimo.
-So che mi dovete far telefonare.
Sono passate quasi due ore dall’arresto.
-Ancora un po’ di pazienza, signor
Freeman. Nel frattempo, vorrei farle un paio di domande.
-Posso fare la mia cazzo di
telefonata, sì o no !?
-Preferirei che prima mi dicesse
cos’è questo.
L’agente butta un paio di
fotografie sul tavolo. Ritraggono il costume da Switch, nel suo appartamento.
-Allora ?
-Non ho mai visto questo costume
in vita mia.
-Davvero ?
-A meno che, non so, Capitan
America abbia cambiato sarto.
-Conosce Capitan America ?
-Di tutte le domande più cretine che…
-Abbiamo chiesto un consulto
all’FBSA. Se quello è un costume da supercriminale, ci faranno sapere qual è…e
magari la sua identità.
-Non sapete proprio come tenermi
qui senza che chiami l’avvocato, vero ? Può anche essere un costume da
supercriminale, ma io non sono un
supercriminale. E non ho mai sentito parlare di nessun Joseph Bernstein.
-Quindi non conosce l’uomo in
questa foto ? – chiede dopo aver spostato alcune foto del costume per mostrarne
un’altra, nascosta.
-Ah. Sì. E’ Fat Joe, un mio vecchio
amico.
-Joseph “Fat Joe” Bernstein,
appunto.
-Il ciccione ha tirato le cuoia ?
-Il signor Bernstein è stato
ucciso due giorni fa, in un magazzino del Lower East Side. Gli hanno svuotato
addosso un intero caricatore, alle spalle.
-E io che c’entro ?
-I proiettili erano nove
millimetri…come quelli della pistola che aveva con sé all’arresto. Stiamo
verificando che sia la stessa usata per uccidere Bernstein. Lo sa che abbiamo
anche trovato un caricatore vuoto a casa sua, signor Freeman ? Un altro suo vecchio
amico, il signor Chapman, ci ha detto che avevate in mente una rapina in
banca…di aver sentito una discussione tra lei e il signor Bernstein. Avevate
piani diversi per la rapina, avete litigato, e ha detto al signor Bernstein che
un giorno o l’altro si sarebbe ritrovato con un proiettile in testa.
-Ma che…sono tutte balle !!! Non
sentivo Joe da mesi ! E gli altri,
poi ? Travis ? Jackson ? Leroy ? Le diranno che non sento nessuno della banda
da mesi ! Sono fuori dal giro, adesso !
-Abbiamo sentito tutti loro,
signor Freeman. E hanno confermato la versione del signor Chapman.
Non solo non ho il ghiaccio al
posto delle vene, ma non riesco mai a tenere chiusa la bocca. Mi hanno
incastrato alla grande, comunque.
-Voglio parlare con il mio
avvocato. Posso fare una telefonata ?
-Tra poco, certo. Prima, però… lo
sa, signor Freeman, che una confessione rapida e veloce impressionerebbe
parecchio una giuria ? Voglio dire, noi risparmieremmo un mucchio di tempo, lei
qualche anno di galera se saranno clementi, e lo stato un bel po’ di soldi per
le spese processuali…
La porta si apre con decisione,
lasciando entrare un uomo dai capelli rossi ed un paio di lenti molto scure.
Guardando dritto davanti a sé invece che verso l’agente, dice con voce ferma:
-Il signor Freeman non risponderà
ad altre domande prima di aver parlato con me, agente Ripley.
-E lei chi sarebbe ? Questo è…
-Mi chiamo Matt Murdock, e sono
l’avvocato del signor Freeman.
-Che !?!?
No, decisamente non so tenere la bocca chiusa.
Su un tetto di New York City.
Leah Mathers, alias Pathfinder,
non potrebbe essere più contenta. La sua preda sta mangiando in fast-food, e
nonostante sia a meno di quaranta metri di distanza non ha ancora cambiato le
proprie onde cerebrali. Forse non può più farlo, o forse ha capito che adesso
Leah ha registrato anche le “altre” onde cerebrali, per quanto le sembrino
ancora strane. Ma adesso, non ha davvero di che preoccuparsi.
Scende aggraziatamente dal tetto,
con un piccolo salto. All’angolo più vicino c’è una cabina telefonica; di
questi tempi, è facile vederne di vuote persino nella Grande Mela. Dalla tasca
interna della giacca prende un pezzo di carta.
-Pronto ? Vorrei fare una chiamata
a carico del destinatario… sì, un’interurbana. D’accordo…
Leah batte nervosamente le dita
sull’apparecchio, continuando a tenere d’occhio la posizione della preda. Non
si sta muovendo, bene.
-Come ? 555-694-R-E-F-L. Grazie.
Dopo alcuni minuti preziosi, in
cui a Leah quasi prende un colpo quando la preda si muove per andare al bagno…
-Reflex Technologies. Buon
pomeriggio, come posso aiutarla ?
-Mi passi miss Lighter.
-Sono spiacente, ma in questo
momento è in riunione. Vuole lasciare un messaggio ?
-La prego, è molto urgente. Le dica
che è miss Finder, e che ha notizie circa l’affare Hunter. Come dice ? Ah…no,
chiamo da un telefono pubblico. Okay aspetti, dovrei avere una
penna…sì…sì…sì…d’accordo, la ringrazio.
“Strano sistema di ricevere le
informazioni” pensa Leah, componendo il nuovo numero.
-Pronto ?
-Miss Lighter ? Sono Pathfinder,
ho trovato la sua Cacciatrice. E’ a New York, all’angolo tra-
-Mi dispiace, miss Pathfinder, ma
abbiamo già provveduto.
-Cosa ?
-I suoi servizi non sono più
necessari.
-Cosa !?
-Abbiamo versato cinquecento
dollari sul suo conto segreto, per scusarci dell’inconveniente.
-COSA !?!?!?
-Buona giornata, e ci scusi ancora
– click.
Leah rimane a fissare la cornetta
per qualche secondo, prima di sentire un dito che le picchietta sulle spalle.
-Mi scusi, signorina…
Nonostante lo spazio esiguo, Leah
si volta di scatto e assesta un calcio ben piazzato; data la posizione scomoda
non è riuscita a metterci molta forza, ma il rompiscatole fa comunque un volo
contro il muro alle proprie spalle, lasciando cadere una valigetta.
-Che vuoi !? – urla, appoggiandogli un piede sul torace e
sollevandolo contro il muro; la postura non è delle più consone, ma le sue
gambe riescono a mantenere entrambi in equilibrio.
-Solo…chiedere l’ora…mi si è
appena…rotto l’orologio…non uccidermi…
-Oh.
Leah smette di spingerlo contro il
muro, e l’uomo cade a terra dolorante. La donna ha un’espressione pensierosa
per qualche istante, prima di chiedergli:
-Hai un cellulare, per caso ?
-Sì…certo…
-Posso averlo ?
Senza fiatare, anche perché decisamente
senza fiato, l’uomo prende dalle tasche un cellulare di un paio d’anni fa. Lei
glielo strappa d’in mano e, con un salto all’indietro, scompare sulla scala
antincendio del palazzo alle sue spalle; un altro paio di salti la portano in
cima.
Sempre più pensierosa, compone un
numero che si ricorda a memoria. Non c’è bisogno di far pagare il destinatario,
stavolta.
-Pronto ? Mi passi il professor
Augustus DeCeyt, per favore. Andiamo, andiamo… Gus ? Sono Leah. No, non quella…
ecco, sì. Lo so, ma è un’emergenza. Gus, ho bisogno di un consiglio...
Solo mentre parla, Leah si ricorda
di aver già visto il simbolo sulla valigetta di quell’uomo. E’ il simbolo della
Reflex Technologies.
Stazione di polizia di New York,
stanza degli interrogatori. Edward Freeman sta fissando l’unica altra persona
con lui, nella stanza. A prima vista, l’avvocato non sta facendo niente. Se
Freeman avesse anche solo il sospetto di trovarsi davanti a Devil, l’Uomo Senza
Paura come lo definiscono alcuni, e sapesse dei suoi super-sensi, saprebbe che
in questo momento Murdock lo sta “leggendo” con tutti i suoi sensi, e non si
metterebbe ad agitare una mano davanti alla sua faccia.
-Sarò anche cieco, signor Freeman
– fa notare Murdock con disappunto, anche se celato alla perfezione – Ma posso
ugualmente sentire l’aria che sta muovendo.
-Il mio avvocato si chiama
Zhupikov. Lei chi…
-Mi stia ad ascoltare, signor
Freeman. Il suo caso mi è stato affidato da una terza parte che preferisce
rimanere anonima, al momento.
-Oh, andiamo…chi è stato, Hammer ?
-Temo di non poterle dare questa
informazione, signor Freeman.
-Ed io temo di non volermi far
difendere da lei, signor Murdock. Lo so chi è lei…l’avvocato dei clown.
-Sì, ho saputo che è questo
l’ultimo termine entrato in voga – sul volto immobile di Murdock si dipinge un
piccolo sorriso – Sempre meglio di “super-tizi”, suppongo. Conosco il signor
Zhupikov, Freeman. Ha un passato molto singolare, dei clienti ancora più
singolari, ed un salario che lei non dovrebbe potersi permettere. Posso
chiederle che lavoro fa, signor Freeman ?
-Libero professionista – risponde
sorridendo.
-Preferirei saltare i convenevoli
in cui lei cerca di farmi credere di avere attributi più consistenti dei miei,
signor Freeman. Faccio questo lavoro da parecchio tempo e non mi impressiono
facilmente. Ho difeso…e accusato…molti super-criminali, in passato. Per
deformazione professionale, mi tengo aggiornato su tutti. Per esempio, dalla
descrizione che mi è stata fatta di queste foto, potrei pensare che il costume
assomigli terribilmente a quello di Switch. Lei è Switch, signor Freeman?
-Non sia ridicolo. Certo che no.
“Il suo battito cardiaco è
cambiato” pensa Murdock “Sta mentendo”.
-Peccato. Perché se lei fosse
Switch, signor Freeman, le direi che secondo alcune voci il suo principale è un
noto padrino della mafia russa, il pakhan Lev Sergeyevich Rezkowitz, meglio
conosciuto come Ranennyj, “il ferito”.
-Se la cava bene con il russo.
-Un’amica mi ha insegnato
qualcosa, nel corso degli anni. Si dà il caso che molti dei clienti di Zhupikov
lavorino per Ranennyj.
-Perché mi dice queste cose ?
-Per farle capire che ha bisogno
della mia difesa.
-Ma davvero. Sa che lei è proprio
bravo ?
-Ho una certa fama, nell’ambiente.
-Sì, beh, anche io.
-Nell’ambiente dei “liberi
professionisti”, signor Freeman ?
-Diciamo così.
-Ha ucciso lei Joseph Bernstein ?
-No.
“Battito regolare. Risposta
immediata. Non sta mentendo”
-E per quanto riguarda le prove ?
Il caricatore, le testimonianze ?
-Come fa a sapere già tutto ?
-Ho una certa fama, nell’ambiente.
Meritata, aggiungerei. Le ripeto… cosa ha detto al signor Bernstein nella
vostra ultima discussione, e da dove viene quel caricatore ?
-Ho incontrato Joe parecchi mesi
fa, prima ancora che… Ed ho diversi caricatori, non posso sapere chi ha usato
quale. Io so che non ho ucciso nessuno.
Murdock alza un sopracciglio, e
Freeman alza gli occhi verso il soffitto.
-Okay, non ho ucciso nessuno di
nome Bernstein.
“Non sta mentendo. O se lo sta
facendo si merita tutti gli Oscar fino al 2099”
-Ha delle prove, per dimostrarlo ?
-Nessuna che mostrerei ad un altro
che non sia un libero professionista. Ma non importa…se mi fanno fare quella
telefonata, sarò fuori entro stasera.
-Perché dice questo ?
-Perché Zhupikov può trovarmi quindici
persone che mi diano un alibi, dimostrare che non sono Switch, e farmi tornare
a casa.
-Sembra molto sicuro delle
capacità del signor Zhupikov.
-Cavolo, è talmente semplice che
potrei difendermi da solo.
-Un processo per omicidio non è
una cosa da poco, signor Freeman.
-Lei crede davvero che arriveremmo
al processo, signor Murdock ? Le dico io cosa farei, al posto del mio avvocato…
Ehi, non ci stanno registrando vero ?
-No, a meno che non vogliano
rischiare veramente grosso.
-Beh, se fossi il mio avvocato,
direi che mi hanno arrestato solo perché mi credevano Switch, ma visto che non
possono dimostrare che lo sono… ecco, io sono già libero.
-E perché non potrebbero
dimostrarlo ? Potrebbe arrivare una conferma dall’FBSA entro pochi minuti.
-Perché nel database della polizia
di New York non c’è scritta nessuna mia seconda identità. Vada a controllare,
l’ho tolta io. Ma non potrà dimostrare nemmeno quello, perché chi ha fatto il
lavoro ha le spalle più coperte di tutti e cinquanta gli stati, e sarebbe già
più incriminabile di me.
-Capisco.
Murdock si alza in piedi, recupera
il bastone bianco, e si avvicina alla porta senza usarlo.
-Dove va ?
-A vedere se hanno bisogno di un
avvocato dell’accusa. Buon giorno, signor Freeman.
Fuori dalla stazione di polizia,
Matt Murdock cammina a passo spedito, irritato per aver perso tempo. Certo non
si poteva aspettare chissà quanta attendibilità, dai pochi indizi che aveva
avuto per telefono. Ma il caso era troppo interessante per non indagare…
Ranennyj si sta guadagnando una certa fama, nell’ambiente. Si dice che persino
il Gufo lo stia tenendo d’occhio. Tramite Switch, forse potrebbe arrivare fino
al padrino.
Ma non si può fidare di… E
sicuramente, un avvocato competente smonterà con facilità le tesi di Freeman.
Lui stesso ha già in mente quattro o cinque modi con cui contestare il cavillo
a cui vorrebbe aggrapparsi.
Resta però il fatto che Freeman
sembrava sincero sul non aver ucciso Bernstein. Forse il suo potere, in qualche
modo, aggira i suoi supersensi ? No… ha sentito che mentiva, quando diceva di
non essere Switch. Ma se il suo potere non funziona, perché non è ancora
scappato ? Switch è un teleporta, in fondo.
Matt si ferma in un angolo buio. A
volte, gli farebbe piacere avere tanta coscienza quanta sembra averne Freeman.
Ma ormai il danno è fatto. La cosa migliore da fare, adesso, è indagare nella
faccenda come Devil.
Ma appena il suo senso radar gli
conferma che non c’è nessuno nelle vicinanze e sta per aprire la camicia e
rivelare il costume…
-Sai perché mi piacciono i ciechi
?
Matt si gira di scatto verso il
punto da cui ha sentito provenire la voce, ma il senso radar non segnala
nessuno.
-Perché non possono vedere la
luce, mai. Vivono nelle ombre. E poi, ho sempre avuto un debole per gli
occhiali da sole.
-Chi parla ?
La voce sembra provenire
dall’aria. Matt non sente altro… cuore, respirazione, non sente nessun odore e
il senso radar gli segnala solo un muro. Muove il bastone, ma trova soltanto
aria.
-Vuoi un consiglio, Murdock ? Stai
alla larga da Freeman. C’è dietro molto di più di quanto tu possa immaginare.
Ci sono troppi interessi in questa faccenda; prova a rovinarceli, e oltre al
bastone ti servirà almeno una sedia a rotelle, se ti andrà bene.
-Posso sapere con chi sto parlando
?
“Ancora niente ! Potrebbero essere
le ombre sul muro a parlare, per quanto ne so !”
-Mi chiamo Shades, signor Murdock.
E’ fortunato a non potermi vedere, quasi tutti quelli che l’hanno fatto sono
finiti male. Molto male.
-Compreso Switch ?
-Continui a mettere il naso in
questa faccenda, Murdock…lei o il suo amico vestito di rosso che la segue
ovunque… e sarà in guai molto peggiori di quanto possa immaginare. Tipo questi.
Qualcosa lo afferra per i piedi,
ma Matt non sente niente al tatto. Cade, battendo la mano a terra per alleviare
la caduta, vecchio trucco dei lottatori. Un pugno lo colpisce allo stomaco,
togliendogli quasi tutto il fiato, ma Matt continua a non sentire nessun
rumore. Un altro pugno alla mascella gli fa cadere gli occhiali scuri.
-Si consideri avvisato, signor
Murdock. Lei forse non può vedere le ombre, ma sappia che se ne è appena
inimicata una.
Matt si rialza in piedi,
rimettendosi gli occhiali e sistemandosi la giacca. Ha subito molto, molto di peggio durante la sua carriera
di avvocato e vigilante, ma è la prima volta in cui i suoi sensi lo tradiscono
così platealmente.
Matt considera le circostanze. Un
colpevole dalla dubbia coscienza da difendere, contro tutte le apparenze.
Strani avvisi da parte di qualcuno in grado di non essere rilevato dai suoi
sensi. Interessi di mafia, super-criminali e chissà che altro. Matt non riesce
a concepire che una sola soluzione.
Stazione di polizia, sala degli
interrogatori. La porta si apre di nuovo, e ancora con più decisione di prima.
-Quando avrai finito, ti…
-Murdock ? Sei specializzato nelle
entrate ad effetto o sbaglio ?
-Fanno parte del fascino di noi
liberi professionisti. Non è necessario chiamare l’avvocato del signor Freeman,
agente. Sarò io a difenderlo.
-Cosa ?
-Sempre che il signor Freeman accetti,
naturalmente.
-Cazzo, certo che accetto. Sapevo
che Zhupikov non vale un decimo di lei, Murdock.
-Sia chiaro che sarò io a
stabilire la linea di difesa…e non sarà nemmeno paragonabile a quella che ha
suggerito prima.
-Chissenefrega. Basta che non mi
faccia andare in galera o su una sedia elettrica, e a me sta bene.
Per un attimo, Murdock si chiede
se la sua coscienza è proprio questo gran vantaggio.
VILLAINS #21
Chi ha ucciso Fat Joe ?
In un hotel da due soldi di
Brooklin, alle cinque di mattina. Leah Mathers viene svegliata dall’incessante
bussare alla porta. Cerca di focalizzare lo sguardo sull’orologio, che ha
appoggiato sul comodino, ma la sua vista non è delle migliori a quest’ora.
Riconosce il cervello della persona alla porta, è del tizio a cui ha pagato la
stanza cinque giorni prima. Indossando velocemente maglietta e pantaloni, apre
alla porta.
-C’è un pacco per il 7-B.
-Le devo qualcosa ? – domanda Leah
sbadigliando.
-Era tutto già pagato, più dieci
dollari per il disturbo.
Quando l’uomo si è allontanato,
Leah si sbriga ad aprire il pacco. Contiene una pistola, un binocolo militare e
un plico. Nel plico ci sono diverse foto segnaletiche di un uomo sui
trent’anni, di una specie di uomo-serpente, un uomo in un costume completamente
nero, un obeso vestito da rapper bianco ed un uomo dai capelli rossi con degli
occhiali scuri. Ed un biglietto.
“Perdoni l’orario tardo, signorina. Ho scoperto che la Reflex Technologies, che
l’ha ingaggiata, sta tenendo d’occhio da mesi Edward Freeman (foto 1-3), meglio
noto a chi sa dove cercare come il super-criminale teleporta Switch (foto
6-12). Le mie fonti all’AIM lo danno come attuale proprietario di un cyborg
rettile di nome Marasso (foto 4-5); è stato arrestato una settimana fa per
l’omicidio di tale Joseph “Fat Joe” Bernstein (foto 13). L’avvocato cieco Matt
Murdock (foto 14) ha assunto la sua difesa. Sto studiando il suo caso, ma credo
che la Reflex Technologies voglia la testa di Switch e l’abbia sguinzagliata…mi
perdoni il termine…per trovarlo, dato che le hanno fatto seguire una donna
(nessuna foto, purtroppo) che lo sta inseguendo. Intricato ma geniale, oserei
dire. Le consiglio di tenere d’occhio Switch per capirci di più; ho allegato la
posizione della sua cella nel penitenziario in cui è stato rinchiuso in attesa
di processo, e tutti gli orari della prigione per facilitarla. A tal proposito,
un binocolo è compreso nel prezzo. Ho incluso anche una pistola, nel caso le
servisse, ed una carta di credito fasulla da 150 dollari. Il prezzo totale è di
3500 dollari, sarà contattata venerdì prossimo per concordare il pagamento. Ah,
dimenticavo, programmo di aver bisogno dei suoi servigi il 4 Aprile 2007, alle
12.43; si tenga libera.
Firmato: professor Augustus DeCeyt, Atlantic City (con
l’aiuto di un corriere boliviano)
Leah ripiega il biglietto ed
esamina le foto. Sembra che qualcuno abbia provato ad imbrogliarla, come parte
di un piano più grande. Mentre si prepara per uscire, spera che DeCeyt non
esageri, quando si definisce il più grande pianificatore del mondo.
Una certa palazzina di New York. I
poliziotti se ne sono andati da tempo, ma nessuno dei vicini ci ha mai fatto
molto caso. Non è esattamente un quartiere per bene, questo, e cose del genere
non sono tanto rare.
Un ragazzo con un bel po’ di
metallo in faccia sta seduto sulla piccola scalinata davanti all’ingresso, con
un’aria molto annoiata. Quasi non nota l’uomo dai capelli rossi, gli occhiali
scuri ed il bastone bianco che si avvicina.
-Tu devi essere Dave – gli dice.
-Spacker Dave !
-Uh ?
-Lei non è, tipo, quell’avvocato ?
-Sì. Sono Matt Murdock.
-Forte ! L’ho vista in
televisione, sa ?
-Abbiamo parlato al telefono…
-E’ vero che suo fratello era
Devil ?
-Veramente, sarei qui per-
-E che ha mandato in prigione
Kingpin ? E che guadagna un milione a causa ? E che una volta ha difeso Hulk da
una causa di produttori di pantaloni ?
-Nell’ordine… “non esattamente”,
“magari”, e “grazie al cielo no”.
-E che…
-Avrei un po’ di fretta, Dave, e…
-Spacker Dave !
-Quello che è. Potrebbe dirmi qual
era l’appartamento del signor Freeman ?
-Smith.
-Dave…
-Spacker Dave !
“Inizio a capire Freeman… una
settimana in questo posto e chiunque diventerebbe un super-criminale” – pensa
Murdock, salendo le scale.
-Non fa niente, lo troverò da
solo, qualunque nome abbia.
-Ma lei non era cieco o roba
simile ?
-Bene. Così non mi confonderò a
leggere i nomi sulla porta. Grazie della collaborazione, Spacker Dave.
-Spack… ehi !
“Ripensandoci…anche solo un paio di giorni”.
Sono già stato altre volte in prigione,
ma mai come super-criminale. Pensavo fosse la stessa cosa, invece… Una volta,
quando ero dentro per un furtarello da niente, rinchiusero Electro nella mia
stessa prigione. Da tutt’altra parte, chiaro, ma abbastanza vicino perché
circolasse la voce.
Ora, quando si è in carcere,
semplicemente c’è troppo tempo. C’è
chi lo passa a leggere, chi a giocare a dama con quello che si è riusciti a
trovare, c’è chi fuma un pacchetto dietro l’altro, e soprattutto c’è chi si
impiccia degli affari di tutti. Sono quelli che, una volta fuori, fanno un
sacco di soldi.
Quella volta, invece, con Electro
nei paraggi tutti si impicciarono. Neanche fosse Al Capone, davvero. Era in
isolamento (e non provate a far battute sull’elettricità e l’isolamento, non
sapete quante ne ho dovute ascoltare all’epoca), quindi non lo vedemmo mai. Ho
scoperto che è stato fortunato.
Quando sei un super-criminale in
una prigione qualunque, gli altri prigionieri si comportano in due modi. Ci
sono i codardi, che non ti si avvicinano più di dieci metri, e che se la fanno
addosso appena gli rivolgi la parola.
Poi ci sono i bulletti,
generalmente grossi come case e con un cervello microscopico. E ti rompono le
scatole ogni secondo, perché vogliono che gli dimostri quanto vali, e tutto il
resto. C’è gente che, se non dimostra di avere le palle più grosse di tutti i
presenti, dà di matto.
Ora, in circostanze normali…
poteri o non poteri… questi me le fanno girare talmente tanto che ne manderei
un paio in rianimazione, pur di finire in isolamento fino al processo. Però
Murdock mi ha detto di tenere un profilo basso; dice che l’udienza preliminare
sarà tra una settimana, e non devo fare troppo chiasso.
Riguardo al non fare chiasso, non
ho mai avuto problemi. Non ho bisogno di dimostrare quanto sono grosse le mie
palle, se non mi obbligano a farlo.
Però… sono in prigione da una
settimana, una dannata settimana in cui non sono riuscito a mettere le mani su
una sola dannatissima sigaretta (perché la prima cosa che fai in prigione è
ricominciare a fumare, garantito), in cui mi sono dovuto sorbire insulti e
sputi da tutti i bulletti del carcere.
Così, ad una settimana dal
processo, faccio la cazzata. E’ l’ora d’aria, e c’è un sole che spacca le
pietre. Non mi hanno tolto le manette ed il collare speciale che mi hanno
affibbiato al collo… dicono che può annullare qualsiasi potere, soprattutto
quelli mutanti. Ma non ti dicono quanto è stretto.
-E così tu sei Svitch, eh ?
A farmi la domanda, in un giorno
in cui il mio umore è più nero del solito, è un energumeno di uno e novanta con
dei bicipiti più larghi della mia testa. Dimenticavo di dire che molti detenuti
del posto fanno anche palestra, nel tempo libero. Questo qui di tempo libero ne
ha parecchio, considerando che non deve perdere tempo a pensare.
-No. Sono Freeman. Ora fuori dalle
palle.
E per come mi sentivo quel giorno,
credetemi, non potevo davvero dare una risposta più gentile.
-Ti ho visto al telegiornale, sai
? C’avevi una calzamaglia nera !
-Ah, mi avevi scambiato per il tuo
amichetto ? Spiacente ma non sei il mio tipo.
Forse stavolta potevo essere un po’ più diplomatico, lo ammetto.
-Dì un po’, mi stai prendendo per
il culo ?
-Ci sarebbe troppa concorrenza,
per quello.
Okay, lo ammetto, avrei fatto
molto meglio a starmene zitto. Così quello non mi avrebbe appoggiato una mano
sulla spalla, tenendomi fermo, e non mi avrebbe dato un cazzotto allo stomaco
con l’altra. Sono rimasto a dir poco senza fiato e sono caduto per terra,
sentendo a malapena cosa diceva l’altro.
-Ah ! Lo dicevo io, sei un bluff !
Sai come mi chiamano, Svitch ? “Il Maglio” ! Nessuno è mai rimasto in piedi
dopo tre pugni del Maglio, lo sai ? E tu sei andato giù con uno solo !
Mi rialzo a fatica, davvero senza
più fiato. Lui continua a guardarmi con quella faccia da ebete.
-Ancora.
-Che ?
-Dammene un altro. Provaci.
E ci riesce. Dritto sul naso, che
gli schizza addosso del sangue. Fa davvero
male, e faccio fatica a tenere aperti gli occhi, ma…
-A…gora.
-E’ così che ti ecciti, eh ?
Credo di aver sputato un po’ di sangue,
quando mi ha colpito ancora allo stomaco. Sentivo le guardie che correvano
verso di noi per fermare la rissa, e le gambe che mi tremavano, ma che cazzo…
mi sono rialzato in piedi, e lui ha iniziato a guardarmi come se fossi un
marziano.
-A…andi. For…a.
Ci siamo guardati negli occhi, e
lui si è incazzato. Di brutto. Credo ci abbia messo tutta la forza che aveva,
in quell’ultimo pugno. Potevo lasciarci le penne. Invece, si sente un suono
sordo e lui urla di dolore, sorprendendo le guardie che non sanno più chi dei
due aiutare o fermare.
Massaggiandosi le ossa rotte
contro il portale chiuso sotto la camicia, mi ha guardato ancora negli occhi.
So che erano completamente neri, vuoti.
-Dre. O...a togga a be…goglione.
Con un disco praticamente
indistruttibile sul palmo della mano, l’ho colpito al naso. Con tutta la forza
che mi era rimasta. Gli è praticamente esploso il naso, schizzando entrambi di
sangue e facendolo cadere per terra.
Due guardie mi hanno
immobilizzato, e non era difficile dato che ero ammanettato e sul punto di
svenire. Prima di svenire veramente, ho fatto in tempo a gridare qualcosa.
-Ne…uno vuole fa…e ancora lo
st…nzo con me ?
E quello è stato il giorno più
bello che io abbia mai passato in una prigione.
A poche centinaia di metri, su un tetto
assolutamente anonimo, una donna ha osservato tutta la scena. Abbassa il
potente binocolo, visto che Freeman è stato riportato in cella. Controlla
rapidamente la piantina del Bernard B.
Kerik Complex, molto meglio conosciuto come “The Tombs”, e per ottimi motivi.
Come
abbia fatto DeCeyt a procurarsi tutte quelle informazioni sulla prigione in
così poco tempo non ha moltissima importanza, per lei.
“Come
fanno i giornali a dire che non ci sono prove che quel tizio sia veramente un
super-criminale ? Non ho mai visto nessun normale sopravvivere a dei pugni del
genere, figuriamoci spaccare la faccia all’altro in quella maniera. Cos’ha a
che fare Switch con la Reflex Technologies ? Forse hanno fregato anche lui, e
si è vendicato in qualche modo ? Non mi piace. C’è dietro qualcosa di
dannatamente grosso, e…”
Leah
Mathers, alias Pathfinder, interrompe per un istante il flusso di coscienza per
ascoltare il suo sesto senso mutante. Gli ultimi tre piani dell’edificio sono
vuoti, come verifica in un istante ascoltando i loro impulsi nervosi. Allora
cos’è quella stranissima…sensazione ? Come una radio sintonizzata molto male…
Si
volta, trovandosi davanti un rettile umano che le sta puntando addosso artigli
viola di venti centimetri, muovendo velocemente la lingua biforcuta e la punta
della coda.
-Sì.
Avevo ragione, proprio qualcosa di grosso. Marasso, giusto ?
Il
rettile cyborg inclina leggermente la testa, al suono del proprio nome. Poi
resta fermo a fissarla, come se cercasse di ricordare qualcosa.
Poi
salta in avanti, con gli artigli diretti verso la preda. Invece di affondare
nella carne, però, si conficcano nel cemento perché Pathfinder ha appena
spiccato un salto di sette metri in verticale. Marasso guarda istintivamente
verso l’alto, vedendosela scendere sulla testa.
Il
cyborg si piega in modo innaturale per l’impatto, e non vede arrivare il calcio
che gli avrebbe staccato la testa se fosse stato umano. Quando il cyborg si
rialza e cerca di estrarre gli artigli dal tetto, Leah capisce che è solo una
perdita di tempo e corre nella direzione opposta.
Quando è
sul cornicione Marasso la sta già inseguendo; approfittando della rincorsa,
all’ultimo secondo spicca un balzo che le fa superare i due tetti successivi,
prima che la spinta si esaurisca e scivoli nell’atterraggio, sbattendo le
ginocchia sul cemento.
Con sua
grande sorpresa, Marasso è quasi riuscito a starle dietro e sta già correndo
sul tetto adiacente. Ripreso subito fiato, Pathfinder si sdraia su tetto con le
gambe dirette verso il cyborg in arrivo. Quando Marasso si lancia sul tetto,
Leah si posiziona proprio sotto di lui, con le suole delle scarpe contro le sue
piastre pettorali. Nonostante i duecento chili di muscoli e metallo, Marasso
viene scagliato a cinque metri di altezza.
Una cosa
del genere non è sicuramente inclusa nella sua programmazione, come il fatto
che una volta ricaduto a terra Pathfinder sia in grado di calciarlo all’ultimo
secondo oltre il tetto. Marasso sbatte contro il cornicione adiacente,
precipitando per dieci piani e distruggendo nell’impatto tre bidoni.
Leah si
rialza in piedi e si aggiusta i capelli; il dolore per lo sforzo si sta già
attenuando.
-Uff.
Bel lavoro. Lo dicevo io che sarebbero stati soldi spesi bene… Uh-oh.
Degli
artigli viola sono appena stati conficcati nel cornicione. Marasso risale sul
tetto, la vernice leggermente graffiata e sporca di immondizia, ma ancora in
ottimo stato.
-Ma di
che diavolo sei fatto ?
Tutto
quello che riceve in risposta è in sibilo appena avvertibile, ed occhi di
serpente che la fissano come se stessero analizzando la situazione. Marasso
carica nuovamente verso di lei, pronto a squartarla con gli artigli.
Leah non
si muove fino all’ultimo secondo, tanto che i capelli vengono drasticamente
accorciati, ma sopravvive. Sbilanciato dallo slancio, Marasso non riesce ad
evitare il calcio che gli viene assestato sul collo. Attraverso le scaglie si
intravedono le scintille causate dai danni ai sistemi interni, decisamente non
progettati per resistere ad impatti simili. Il sistema centrale si riavvia al
quarto calcio alla testa, ormai conficcata nel tetto.
“Potrei
anche farmi pagare, per cose del genere…” pensa la donna, mentre si allontana
per recuperare l’attrezzatura.
La
solita palazzina di New York. Matt è davanti alla porta dell’appartamento di Freeman,
e sta ascoltando. Alle sue spalle, scattano diversi catenacci ed una serratura;
la porta cigola leggermente.
-Sono
cieco, signora, ma non così sordo da non sentirla.
-E come faceva a
sapere che ad aprire era una donna ?
“Dovresti
prendere lezioni di recitazione, Matt, vecchio mio” pensa “La solita scusa del
profumo ? No…non ne ha messo. Sarebbe stato meglio, però. Meglio cambiare
discorso…”
-Potrebbe
dirmi se-
-E’ veramente
cieco ? Non mi fido di quelli che hanno gli occhiali da sole.
“Occhiali
da sole…”
-Conosce
per caso qualcuno che si fa chiamare Shades… Joan, giusto ?
-No, non conosco
nessuno io.
“Battito
irregolare. Sta mentendo”
-Il
signor Freeman vi ha mai dato nessun disturbo ?
-N-no. Mai.
Inquilino modello.
“Mai
sentito un battito più irregolare. Dev’essere stata la più grande frottola
della storia”
-Potrebbe
dirmi cosa sono questi tagli sul corrimano ? Ho un tatto molto sensibile e non
ho potuto fare a meno di notarli. Si direbbe quasi che qualcuno con degli
artigli belli grossi l’abbia stretto con forza…
-N-non lo so…non
esco molto di casa.
-Capisco.
Il signor Freeman usciva molto ?
-Non lo so. Dopo
un po’ ha smesso di usare le scale.
-E come
faceva ad uscire, allora ? Non avrà certo usato il teletrasporto.
-N-non esco mai
molto d-d’in casa.
“Lo sa”
pensa Matt “Probabilmente lo sanno tutti, qui. Ma hanno una paura tremenda… di
Freeman o di qualcos’altro ? E… quest’odore, cosa diavolo…”
-Signor Murdock,
si sente bene ?
“Sudore…
acciughe… pomodoro… peperoni… carciofi… cioccolato… maionese… mozzarella… per
fortuna non ho ancora mangiato. Battito accelerato e un pacemaker… ah. Adesso
capisco perché il pavimento al piano terra scricchiolava come se ci fosse
passato sopra qualcuno di duecento chili”.
-Lei
dev’essere il signor Rotondi – saluta l’uomo che sta salendo gli ultimi gradini
della scala come se avesse appena corso la maratona di New York.
-Sì…sono
io…che l’ho chiamata…l’altra settimana… oddio, spero di non avere… un altro
infarto…
-Può
dirmi qualcosa del signor Freeman, signor Rotondi ? Qualcosa che ha tralasciato
nella sua telefonata ?
-No… non
credo… no.
-Ha mai
ricevuto delle visite ?
-Una volta
venivano sempre due tizi… Sanders e Bench, credo… e un Cannon. Poi una volta sua
sorella, e la mattina ho visto uscire qualche ragazza dal suo appartamento, mai
la stessa tranne una bionda che è venuta quattro volte. N-non che io ci abbia
fatto…molto caso.
-Ehi, e
quel tizio con la maschera rossa e nera ? Come si chiamava… Deadboom ! – si
ricorda entusiasta Rotondi. Matt e Joan lo guardano stralunati.
-Almeno,
a me pare che si chiamasse così.
-Come sta
Freeman, signor Murdock ?
-In
cella d’isolamento per aver picchiato selvaggiamente un altro detenuto.
-Figuriamoci.
Adesso quelli con la vita movimentata sono loro e da noi non succede più
niente… – commenta sorridendo il signor Rotondi, guardando Joan. E poi Matt,
che sta capendo sempre meno di questa gente.
-E la cauzione ?
-Negata praticamente subito. Del
resto, Freeman non si è più fatto vivo dopo l’ultima volta. Sto cercando di
capire qualcosa di più di questa faccenda… è tutto molto strano.
-Beh se vuole vedere qualcosa di
strano vada in cantina – risponde Rotondi, prima sorridente e poi visibilmente
imbarazzato.
-Ho sentito un odore molto strano
davanti alla scala della cantina. Un mio vecchio amico era appassionato di
serpenti e ne teneva parecchi in casa, quindi sono abituato a riconoscere
l’odore.
-S-sì, c’era un serpente in
cantina. Bello grosso. Molto grosso. Dannatamente
grosso. Cioè…niente di particolare, volevo dire.
-E’ scappato una settimana fa.
-Davvero ? Curioso. Ora, se volete
scusarmi, avrei del lavoro da svolgere…vi farò sapere.
Tombs. Cella d’isolamento. Al
buio, e a Freeman non potrebbe fare più piacere.
-Ah, era ora che ti facessi vivo –
dice da un momento all’altro – Dimmi un po’ perché non ti dovrei tagliare le
palle per tutto questo.
-Perché non ci riusciresti –
risponde la voce di Shades.
-Che cazzo hai fatto ai miei
poteri ?
-Niente.
-Shades, sono in prigione per
omicidio, non ho voglia di bermi le tue stronzate. Che mi hai fatto ?
-Niente. E’ stato Sharp…è tutta
una sua idea, credimi. Per adesso sei bloccato e basta.
-Sì, certo, come no. E chi ha
bloccato Marasso, quando doveva aiutarmi a scappare ?
-Io e Sharp.
-Ma guarda…
-Vaffanculo, Switch ! Sto cercando
di salvarti la pelle, e potrei rimetterci la testa per questo !
-Vuoi aiutarmi ? Fammi uscire di
qui.
-E proprio per salvarti la vita
che ti abbiamo fatto mettere qui dentro.
-“Abbiamo”, Shades ? Allora non è
stato solo il tuo amico.
-Amico un bel niente. Lo voglio
morto. Li voglio tutti morti, Switch, il più presto possibile. Non ce la faccio
più… hai parlato con Mason ?
-Sì, ci ho parlato. Mi ha detto
tutto.
-Ti ha detto chi sono ?
-Lukas Zeller.
-Non fa niente. Ti ha detto dei
Riflessi ?
-Credo di sì, qualcosa del genere.
-Ascolta… stiamo rischiando
grosso. Se ci uccidono…
-No, tu stai rischiando grosso con quella gente, io non c’entro un cazzo
con le vostre stronzate.
-Metti un piede fuori di qui e sei
morto, Switch. Garantito.
-Un piede fuori di qui e posso
sparire dove ti pare.
-No, non con loro. Ci stanno
dietro. Il Cacciatore d’Ombre sta per arrivare. Solo io posso fermarlo.
-Perché ?
-Perché io sono il Cacciatore di
Luci, Switch.
-Il cosa ?
-Mason ti ha spiegato, no ?
-Più o meno.
-Vivo per uccidere le luci. E’
l’unico motivo per cui il Circolo delle Ombre non mi ha ancora fatto fuori…
solo Sharp lo sa. Tutti quelli che sapevano sono morti. Tu sei l’unico di noi
di cui mi posso fidare, Switch.
-Peccato che la cosa non sia
reciproca…
-So che non puoi farmi niente. E
tu dovresti sapere che, se ti avessi voluto morto, non ti saresti neanche
accorto di morire. Voglio ucciderli tutti, Switch… riflessi e non-riflessi, non
lo sopporto più. Fai il bravo e resta dove sei, io mi occuperò delle Luci e
metteremo fine a tutto questa merda millenaria. Poi ti lascerò in pace.
-Sì, come no. Bel discorso, ma non
ho capito un cazzo.
-Cerca solo di non metterti nei
casini e siamo a posto, okay ? L’idea dell’isolamento è buona. Non abbassare
mai la guardia quando sei fuori al sole, però.
-Che vuol dire, Shades ? Shades ?
Cazzo.
Quella stessa sera. Magazzini
Eldridge, Vanderbilt Avenue. Un uomo vestito di rosso atterra sul tetto. Alla
pressione di un pulsante nascosto, il piccolo bastone rosso ritrae la
lunghissima corda al suo interno. Con un salto acrobatico, Devil scende a
terra.
Il portone è solo avvicinato, ed
anche se l’uomo senza paura non può vederlo, dallo spiraglio esce una flebile
luce. Entra, venendo quasi sopraffatto dal tanfo dei cadaveri. Prova a toccarne
uno… ha un profondo squarcio sul petto, come se lo avessero attraversato con un
grosso paletto. A giudicare dal volto, non deve aver visto in faccia il suo
assalitore. Prova a sentire al tatto la ferita, togliendosi i guanti, ma la sua
mano si ritrae al freddo pungente della ferita.
In pochi minuti controlla i
documenti dei cadaveri. Clarence “Cheap” Chapman. Benjamin Travis. David “Boner” Leroy. Sam
Jackson.
Tutti gli ex soci di Freeman ed
unici testimoni dell’accusa… morti.
Notte. Su di un palazzo qualsiasi
di New York, nessuno ha ancora scoperto il corpo privo di conoscenza di
Marasso, ancora con la testa affondata nel tetto.
Dalla sua ombra ne spunta
un’altra, che si allunga sul cornicione e dalla quale esce un uomo.
-Ah, ecco che fine avevi fatto.
Che diavolo è successo qui ?
Shades si avvicina cautamente, e
controlla che Marasso sia ancora vivo (o quello che è normalmente). Dopo avergli
camminato intorno per alcune volte, solleva dal tetto un lungo capello castano.
Lo porta davanti agli occhiali da sole e lo fissa.
-Hhhmmm. Non c’erano già
abbastanza ficcanaso, in questo casino ?
VILLAINS #22
La luce della verità
Sulla cima di un palazzo di fronte
al numero 100 di Centre Street Manhattan, New York.
“Ma chi me l’ha fatto fare…” pensa
la ragazza seduta sul tetto, mentre con un binocolo osserva i pochi giornalisti
presenti davanti al palazzo.
“Insomma, sono riuscita a stare
dietro alla mia preda e alla fine mi hanno pagata; certo, praticamente niente
rispetto a quello che mi dovevano dare, ma dovrebbe essere abbastanza. Ma no…
figuriamoci se Pathfinder poteva farsi gli affari suoi, giusto ? Invece sono
finita nel bel mezzo di un complotto vero e proprio, a cercare di capire cosa
diavolo abbia a che fare questo Switch con la Reflex Technologies. Voglio dire,
non deve per forza avere a che fare con la fregatura che mi hanno riservato,
giusto ? Allora che ci faccio qui ? Ah…eccolo che arriva”.
I giornalisti si accalcano attorno
ad un piccolo furgone della polizia, dal cui retro esce un uomo vestito il più
elegantemente possibile, nonostante un grosso livido sul labbro ed un collare
metallico che sembrerebbe pesare molto. Anche le manette sono di metallo,
estremamente lucido, e coprono interamente le mani di Edward Freeman, alias (se
verrà dimostrato) Switch.
“Si è rimesso bene dal pestaggio
in prigione, in una sola settimana” pensa Pathfinder.
Neanche un secondo dopo, i giornalisti
cambiano bersaglio quando Matt Murdock scende dall’auto con già in bocca
diversi “no comment”. Dopo aver percorso alcuni metri, Murdock si gira verso il
binocolo e Pathfinder si ritrae subito.
“Non è possibile, come ha fatto a…
Non era cieco !? Non mi piace… quando ci sarà meno folla, sarà il caso di
scendere un po’ e stamparmi in testa le onde cerebrali di Murdock e Freeman.
Possono sempre tornarmi utili, chissà”.
In un vicolo abbastanza vicino.
Due uomini completamente vestiti di nero stanno facendo la guardia ad un
cassonetto dell’immondizia.
-Non riesco a capire perché te lo
sei voluto portare dietro, Shades – domanda con tono acido quello dalla pelle
nera.
-Perché non mi hai permesso di far
partecipare nessun altro del Circolo delle Ombre, Sharp.
-E perché, per far rischiare la
vita a più persone ?
-Esatto.
-Io ancora non capisco perché ti
do retta, e perché non abbiamo ancora fatto a pezzi questo rottame – continua
Sharp, dando un calcio al malridotto Marasso che è stato nascosto velocemente
tra l’immondizia.
-Senti, ho i miei piani d’accordo
?
-E’ questo che mi preoccupa,
Shades. Sicuro che verrà ?
-Noi due e Freeman nella sua stessa città ? Ha fatto il giro del mondo per
essere qui oggi, Sharp. Sarà in perfetto orario.
-Meglio per te che lo sia,
altrimenti…
-Sarà il caso di andare sul
sicuro; recupera Smoker e chiedigli di dare un’altra controllata alla sua
posizione. Su, muoviti !
-Ti ricordo che sono io il
superiore, qui.
-Allora signore, vorrebbe per favore togliersi dalle scatole e fare
quello che le ho detto ?
Sharp si avvicina al muro, per
scomparire poi tra le ombre. Shades si affretta a sollevare la testa di
Marasso; gli occhi lo seguono, quindi è ancora cosciente.
-Riesci a capire quello che dico,
Marasso ? Sei ancora in forma ?
Il cyborg solleva una mano,
chiudendola a pugno e sollevando poi il pollice.
-Questo deve avertelo insegnato
uno dei vicini scemi di Freeman, immagino. Allora Marasso… noi due avevamo un
accordo, vero ?
>Ordine
in esecuzione > Ordine Shades #3 >In attesa…
-Ecco cosa devi fare per me…
Al terzo piano. Ad Edward Freeman
sono state tolte le manette speciali, ma non il collare metallico che sta
cercando in tutti i modi di allentare. Si volta per individuare Murdock, che
dopo aver scambiato due parole con una donna di colore le stringe la mano e
torna a sedersi.
-Quella non è l’avvocato
dell’accusa ? Com’era… Lavender ?
-Vice Procuratore, in realtà.
-Perché è andato a parlarle ? Le
ho già detto che non voglio fare nessun accordo.
-Nonostante quello che può pensare,
signor Freeman, non abbiamo la vittoria in tasca.
-Con tutti i testimoni dell’accusa
morti e stecchiti ? Andiamo, Murdock…
-Non sembra minimamente turbato
dalla morte dei suoi ex-colleghi.
-Beh, meglio loro che me.
-Immagino che non ci sia nessuna
prova riguardo questo Shades, vero ? Ho fatto controllare gli archivi FBSA, ma
ci sono solo una serie di voci non verificate. Parlare di un misterioso ed
invisibile complotto non farebbe che danneggiare ulteriormente la sua già
labile immagine e, di conseguenza, il processo.
-Senta, Murdock, posso farle una
domanda ?
-Se riguarda il caso.
-Io non le piaccio, vero ?
-Signor Freeman, l’unica ragione
per cui la sto difendendo è che le credo quando dice di essere innocente. Se le
accuse cadranno, farò in modo di essere dalla parte dell’accusa al suo prossimo
arresto e farla restare dietro le sbarre per il resto della sua vita.
-Non è che lei vuole perdere,
Murdock ?
-Se l’avessi voluta dietro le
sbarre infischiandomene della sua innocenza, Freeman, non avrei dovuto fare
altro che lasciare il caso a qualcun altro.
-Allora come mai siamo arrivati
fino a qui ? L’accusa non ha praticamente niente in mano.
-Generalmente evito di dare la
colpa ai miei clienti, signor Freeman, ma visto che me lo chiede… ferire quasi
mortalmente un altro carcerato non è stata la scelta migliore della sua vita.
-Però abbiamo recuperato con i
test. Gliel’avevo detto che non potevano dimostrare che sono Switch.
-Perché lei non ha nessuna
identità segreta, signor Freeman, o perché sapeva che in qualche modo i suoi
poteri non sono identificabili dai test che abbiamo richiesto? Lei è molto più
astuto di quanto non dia a vedere, Freeman.
-Lo prenderò come un complimento.
-Voleva esserlo, mio malgrado.
-Il Tribunale
Penale della città di New York è ora in sessione, presiede l’Onorevole Giudice
Watson. Tutti in piedi!
Sul
cornicione del terzo piano, 100 di Centre Street Manhattan. Una ragazza
sbadiglia e si passa una mano sugli occhi, visibilmente stanca di aspettare
praticamente immobile.
“Forse
dovevo entrare e basta, così avrei sentito tutto quanto e capito se c’entrava
qualcosa con quello che è capitato a me. Se non altro, da qui posso sentire se
si avvicina qualcuno e scappare in tempo, e sono abbastanza vicina a Freeman e
Murdock da registrare i loro cervelli. Però adesso cosa…”
Pathfinder
non termina il pensiero; nella strada di sotto, ha intravisto una grossa coda
verde scomparire in un angolo buio. Già questo sarebbe indice di grossi guai,
ma vede anche due uomini vestiti di nero durante una discussione accesa, che si
guardano intorno prima di scomparire a loro volta tra le ombre.
“Non
avevo sentito nessun cervello in quella zona, e sono riuscita a malapena a
vederli. Brutta storia, molto brutta. Mi chiedo perché si siano rintanati così
in fretta in quell’angolo buio, come se avessero visto… oh, no”.
Leah
riconosce immediatamente la ragazza che si sta avvicinando all’edificio. Nella
sua mente sono ancora impresse le onde cerebrali che ha dovuto seguire attraverso
tutti gli Stati Uniti, e difficilmente dimenticherà quella faccia.
“Se c’è
una cosa che ho imparato nel mio inseguimento, è che quella non si ferma
davanti a niente e nessuno per arrivare dove vuole. Adesso ho portato a termine
il compito, immagino… dovevo semplicemente scoprire dov’era diretta, ed eccola
qui: vuole Switch. Però, visto che per questo non sono stata pagata quanto mi
spettava, voglio almeno capire tutta quanta la storia”.
Al
primo piano, due guardie attendono con impazienza la fine dell’udienza. Vivendo
a New York, sanno che le aule di tribunale ed i super-esseri di solito sono una
pessima accoppiata. Non arrivano però alla paranoia, quindi non dicono niente
alla ragazza dalla corporatura minuta ed i capelli biondi che è appena entrata.
Sembra
quasi che si sia persa, visto che continua a guardarsi intorno come se non
sapesse dove si trova. Alle mani porta un paio di guanti invernali, molto
spessi, eppure le dita sono incrociate tra di loro come se stesse morendo dal
freddo.
-Ha
bisogno di qualcosa, signorina ?
La
ragazza sembra percorsa da un brivido, poi guarda dritto negli occhi la guardia
che le ha fatto la domanda. E’ quasi la metà di lui, ma lo afferra per il
colletto con una presa da cui lui non riesce a liberarsi, e lo fa avvicinare
con forza.
-Dov’è
l’ombra ? – chiede con voce rabbiosa – Perché non riesco più a sentirla ? Dove
la nascondete ?
La
seconda guardia stava per mettersi a ridere per il modo in cui il collega è
stato soverchiato da qualcuno di molto più esile, ma adesso non ha più molta
voglia di ridere: non ottenendo risposta, la ragazza scaglia la guardia
dall’altra parte del corridoio, come se non pesasse niente.
La
seconda guardia estrae la pistola e la punta contro la ragazza; vorrebbe dire
qualcosa, ma il bagliore ultraterreno che sta lacerando i guanti gli toglie la
parola.
-Lo
chiederò un’ultima volta – ricomincia la ragazza, con tono sempre più
minaccioso – Dov’è… l’ombra ?
Terzo
piano. Edward Freeman è prossimo all’addormentarsi all’udienza preliminare del
proprio processo per omicidio. Non dorme come si deve da settimane, non ha mai
potuto sopportare i telefilm legali e non gli è neanche chiaro quale cavillo
stiano analizzando. Che gli frega ? Tanto sarà libero molto presto…
Intanto,
Murdock sta interrogando l’agente che l’ha arrestato.
-Quindi
ci dica, sergente Charlmers, sulla base di cosa avete identificato il mio
cliente ?
-Ci
erano state fornite le sue foto segnaletiche.
-E’
stato lei a condurre le indagini, vero ? In base a cosa avete deciso di
arrestare il signor Freeman ?
-Avevamo
parlato con i colleghi di Bernstein, e ci hanno parlato di pensanti dissapori
con Freeman, al punto che il signor Bernstein era stato minacciato di morte.
Abbiamo ottenuto un mandato di perquisizione, ma il signor Freeman ha offerto
resistenza… rompendo il naso al mio collega… e lo abbiamo portato in centrale..
-Qualcuno
di quegli uomini può provare quanto lei ha appena detto ?
-No,
signor Murdock. Sono stati trovati morti una settimana fa.
-Quindi
non ci sono testimonianze dirette del coinvolgimento del signor Freeman ?
-Obiezione,
vostro onore – si alza in piedi il Vice Procuratore – Nella casa del signor
Freeman è stata trovata quella che la balistica ha identificato come arma del
delitto.
-Obiezione
accolta.
-Riformulerò
la domanda, vostro onore. Sergente, ci sono prove dei dissapori tra Freeman e
Bernstein ?
-No.
-Risulta
in qualche modo supportato da una prova
che si siano anche solo parlati, negli ultimi mesi ?
-…no.
-Non è
forse possibile…dato che è abbastanza ovvio che il signor Freeman non ha ucciso
i testimoni dell’accusa…che il loro assassino si sia in qualche modo introdotto
in casa sua, ed abbia lasciato l’arma per incriminarlo ?
-Suppongo
di sì, ma…
-Nel
rapporto della perquisizione, non si descrive forse la serratura
dell’appartamento del signor Freeman come “usurata e dal funzionamento incerto”
? Lei ha visto l’appartamento, sergente, crede che sia difficile entrarvi
furtivamente ?
-Obiezione,
vostro onore… l’accusa ha presentato dei documenti FBSA secondo cui il signor
Freeman possiede delle capacità super-umane che gli permetterebbero facilmente
di uccidere una persona passando praticamente inosservato.
-Vostro
onore, sono stati condotti dei test sul mio cliente, che è risultato negativo
alla possessione di qualsivoglia capacità sovrumana.
-Lo
Stato contro Connors, signor Murdock, l’impossibilità della strumentazione
attuale di provare la presenza di capacità super-umane non è di per sé una
prova che queste capacità non siano presenti.
-Non è
neanche la prova che queste capacità esistano ! E poi, se il signor Freeman
fosse veramente Switch e potesse teleportarsi a piacimento, non avrebbe passato
due settimane in prigione, di cui una in isolamento forzato. Che motivi avrebbe
per essere qui davanti a noi ?
Terminata
la frase di Murdock, le porte dell’aula vengono spalancate con violenza da due
persone, entrambe vestite di nero da capo a piedi, un uomo di colore ed un
biondo con gli occhiali da sole. Alle loro spalle, tre guardie prive di sensi o
peggio.
-Oh,
merda – si lascia scappare Freeman, e per ottimi motivi.
Tutti i
presenti, meno uno, sono improvvisamente dell’idea di Freeman, perché vedono
uno dei due intrusi lanciare un paletto nero nell’addome di una delle guardie,
mentre l’altra viene disarmata e strangolata dalla sua stessa ombra.
L’eccezione
è Matt Murdock, il cui senso radar non gli mostra altro che le porte che si
aprono e due uomini cadere a terra senza una ragione precisa. Il fatto che
praticamente tutti i presenti si mettano ad urlare terrorizzati non aiuta la
sua concentrazione.
-Muoviti,
Freeman. Ce ne andiamo, ora – dice
l’uomo con gli occhiali da sole, che Murdock identifica come Shades unicamente
dalla voce, dato gli altri sensi non gli trasmettono niente su di lui.
-Se non
l’hai notato non è il momento migliore.
-Qualunque
momento sarà migliore dei prossimi cinque minuti... eccola.
A
coprire le ultime parole di Shades, il pavimento esplode in un’orgia di luci e
luminescenze, lasciando salire una colonna di luce celestiale. I pochi che non
stavano urlando e dirigendosi verso l’uscita si ritrovano ad evitare di cadere
nella voragine mentre si mettono ad urlare e scappano verso l’uscita.
Per il
Giudice Watson, il Vice-Procuratore e pochi altri la colonna di luce impedisce
di arrivare all’uscita, e quindi in un lampo di genio poco coraggioso ma
piuttosto intelligente scelgono di nascondersi come meglio possono.
Solo i
tre nonriflessi e Murdock rimangono ad osservare (si fa per dire) la donna che
sta salendo al centro della colonna di luce, un minuto angelo della distruzione
che sembra quasi nuotare in quella luce ultraterrena.
-Che ci
fai ancora qui, carne di cannone ? Sparisci ! – ringhia Sharp, afferrando
Murdock per il colletto e scagliandolo dietro il banco dei testimoni come se
non pesasse niente.
Senza
dire una parola, la donna di luce si ferma a mezz’aria ed indica Freeman e
Shades con una mano ciascuno, con una sfumatura di luce più intensa negli occhi
e sulle braccia (non che qualcuno fosse in grado di notarlo, in quell’assurda
luminosità diffusa).
Shades
ha pronta una mano sugli occhiali da sole, ma non fa in tempo a levarseli
perché la sua nemesi viene distratta da una finestra rotta ed un paio di scarpe
pesanti quanto una pila di mattoni che la colpiscono in testa, facendo rotolare
entrambe ai bordi del buco nel pavimento.
-C’è
mancato veramente poco – interviene Shades, con una sfumatura che Freeman non
avrebbe mai pensato di avvertire in lui: terrore.
-Che
cavolo è successo ? Cosa è schizzato addosso a quella ? – sono le uniche
domande di senso compiuto che riesce a fare.
-Succede
che stanno cercando di ucciderci.
-Era
ora. Non ho mai sopportato i processi, specialmente i miei.
Protetto
da una insufficiente quantità di legno, il Giudice Watson cerca di capire cosa stia
succedendo nella sua aula, stando bene attento a non sporgersi troppo. Non
molto distante da lui è atterrato Murdock, che sembra non essersi fatto
praticamente niente. Il Giudice si avvicina a lui, sempre stando attento a non
farsi notare dagli ospiti non invitati.
-Sta bene, Murdock ?
-La difesa chiede quindici minuti
di pausa, Vostro Onore.
-Felice di vedere che non si fa
prendere facilmente dal panico, avvocato…
-Non è niente che non abbia già
visto…si fa per dire…anche se al momento non mi viene in mente una situazione
peggiore di questa.
-Anche se siamo tagliati fuori –
il Giudice si alza leggermente per vedere cosa sta succedendo, ma un raggio di
luce che passa attraverso il soffitto gli fa cambiare idea – qualcuno avrà
sicuramente chiamato la polizia, magari Codice Blu, e presto saremo… Murdock ?
Dove diavolo è finito ? Era qui un attimo fa…
Nel frattempo, la Cacciatrice
d’Ombre sta tranquillamente tenendo testa a quattro formidabili super-esseri.
Tre, in realtà, dato che Shades si sta limitando ad osservare.
Le costruzioni di Sharp evaporano
al minimo contatto con la luce quasi tangibili della Cacciatrice, che al tempo
stesso schiva i calci di Pathfinder e lancia raggi di luce contro Sharp,
bloccati dai portali di Switch.
Lo stallo dura veramente poco,
perché la Cacciatrice afferra al volo Pathfinder per una caviglia, facendola
sbattere contro Freeman per poi lanciarla verso la finestra già rotta. Sharp
evita all’ultimo secondo una scarica di luce particolarmente potente, che crea
un altro buco nel pavimento.
Solo adesso Shades interviene,
sollevando gli occhiali da sole.
Freeman non capisce molto bene
quello che sta succedendo, in parte per la velocità con cui stanno accadendo un
mucchio di cose e in parte per la botta in testa che ha appena preso. Tutto ciò
che vede è un fiume di oscurità che scaturisce da dove Shades dovrebbe avere
gli occhi; un fiume in piena che investe completamente la Cacciatrice,
spegnendo la sua luce. Quando la donna è ferma, si sbriga a rimettersi gli
occhiali da sole.
-Più di così non riesco a fare –
ammette con voce esausta, facendo poi un cenno della testa verso Sharp.
-Si può sapere chi accidenti è
questa !? – domanda Freeman mentre si rialza in piedi.
-Il passato pronto ad essere
sepolto – risponde trionfante Sharp, mentre forgia una lancia con le sue mani e
la punta verso la Cacciatrice. Shades sorride.
-Grandiose come ultime parole,
vecchio mio. Marasso… Verrat.
Sharp sta abbassando la lancia
verso il cuore della Cacciatrice, quando questa afferra l’arma fatta di fumo ed
ombre, spezzandola come nebbia. Mentre lo fa, nessuno fa molto caso al rumore
di un serpente di duecento chili che si arrampica sulle macerie e sale al terzo
piano dell’edificio, precipitandosi verso Sharp con gli artigli al massimo
dell’estensione.
-Freeman… - fa in tempo a
sussurrare Shades, indicando la Cacciatrice con un cenno della testa, e
passandosi un dito sulla gola.
Tra i due appare e scompare una
scia verde e viola, che si abbatte su Sharp facendo penetrare nel suo cervello
trenta centimetri di artigli al policarbonio espanso; come appena colpito da
una freccia, Sharp viene inchiodato al muro, ma continua a muoversi.
Mormora qualche insulto in una
lingua scomparsa da quasi tremila anni, e lancia strazianti urla di dolore
quando la Cacciatrice d’Ombre lo investe con una quantità di luce
inimmaginabile. Marasso non viene minimamente intaccato dalla luce, ma Sharp si
scioglie in migliaia di piccoli frammenti di vetro acuminato, che poi evaporano
velocemente.
Prima che la Cacciatrice possa
voltarsi ed uccidere altre ombre, si ritrova un portale di teletrasporto
infilato alla base del collo. Non c’è perdita di sangue e non ci sono grida,
per lei; cade semplicemente a terra, a peso morto come usano fare i cadaveri.
-Credo che il mio avvocato non
sarebbe d’accordo ma… cazzo, Shades, questa è la cosa migliore che abbia fatto
per il mio morale negli ultimi mesi.
-Ma insomma, chi era quella
ragazza e perché è intervenuta ? – domanda una voce femminile.
Freeman e Shades si guardano negli
occhi, alzano le spalle e tornano a guardare Pathfinder.
-Volevamo chiederti la stessa
cosa.
-Avrei anch’io qualche domanda da
fare – interviene una voce maschile, forte e decisa. Ad emetterla è stato un uomo
vestito di rosso, con due grosse D incrociate sul costume. E’ in piedi sulla
finestra rotta, le braccia sono incrociate ma una mano è pronta ad afferrare un
bastone rosso. Fuori, numerose sirene della polizia si stanno avvicinando.
-Si può sapere cosa è successo qui
?
-No – risponde Freeman, indicando
verso il portale di teletrasporto che ha appena creato. Devil lancia verso di
lui il bastone, ma questo colpisce solo il muro perché Freeman, Shades e
Marasso sono già scomparsi all’interno del portale.
Una serie di rimbalzi riporta il
bastone tra le mani di Devil, che è appena sceso dalla finestra.
-Potrei fare la stessa domanda a
lei, signorina…
Invece di rispondere, Pathfinder
carica verso di lui calciando per colpirlo al petto, ma Devil si sposta quanto
basta per evitarla e bloccarle il piede; o almeno ci prova, perché non si
aspettava una forza del genere. Sbilanciato, non può fare altro che assecondare
il secondo calcio, dritto al plesso solare; non fa nemmeno in tempo a capire
come abbia fatto la ragazza a calciare da una posizione come quella, perché
l’impatto lo ha lanciato dall’altra parte dell’aula. Solo anni di allenamento e
colpi subiti gli permettono di non rompersi l’osso del collo nell’atterraggio.
Lancia il suo bastone verso la
ragazza, che però è già saltata fuori dalla finestra e si sta rapidamente
allontanando per i tetti di New York.
-Penso di dover prendere anche
questo come un “no”. Com’è che hanno tutti tanta fretta, oggi ?
Per una manciata di secondi non
succede niente, quasi a controbilanciare la girandola di eventi degli ultimi
minuti. Poi, dall’ammasso di legno che fino a poco tempo prima era il banco dei
testimoni si alza una donna di colore.
-Vostro Onore – dichiara Maxine Lavender, Vice Procuratore –
Considerando la morte di tutti i testimoni dell’accusa, la distruzione di tutte
le prove, l’evidenza dei super-poteri del signor Freeman ed il fatto che si sia
dato alla fuga… l’accusa desidera ritirare le accuse.
-Quello che
vuole lei, avvocato - risponde lo stremato giudice.
Non molto
distante, un dolorante Devil si dirige verso la finestra per un nuovo, rapido
cambio d’abiti.
“In fondo, ho
vinto in modi più strani…” pensa, mentre il suo senso radar si concentra
sull’aula devastata, pericolante e semi-deserta “…almeno credo. Quello che non
capirò mai, oltre a chi erano tutte
quelle persone, è come mai i vicini di Freeman si siano offerti di pagarmi
l’onorario…”
Zona portuale di New York, non molto lontano da ciò che resta del Molo Quattro. A mezz’aria si apre un foro microscopico, che subito si allarga così velocemente da far pensare a chiunque che il grosso disco nero sia apparso da un momento all’altro.
Dal portale di teletrasporto
escono due persone ed un qualcosa di un po’ meno definibile, Marasso per
intenderci. Shades non riesce a togliersi un odioso sorrisetto dalla faccia, e
si guarda intorno. Freeman conosce alla perfezione il posto, dato che è qui
vicino che ha ottenuto i suoi poteri, ma soprattutto è più interessato a
controllare che non ci sia nessuno nei paraggi a vederli.
-Ammettilo, Freeman, sono giorni
come questi che ti fanno amare la vita.
Dopo aver chiuso il portale,
Freeman lo fissa con uno sguardo molto duro.
-Che c’è ?
Con una velocità fuori dal comune,
Freeman gli sferra un cazzotto direttamente sulla mascella; un’azione talmente
inaspettata da non lasciare a Shades il tempo di diventare immateriale, e
facendolo cadere a terra. L’unico effetto è che Marasso si sposta leggermente
per non essere colpito.
-Che ti prende adesso, Freeman ?
-Sei un bastardo, Shades ! Hai
idea della fatica che ho fatto per cancellare le prove della mia identità ed
uscire pulito dal processo !? Sai che succederà, adesso ? Che domattina il mio
nome e la mia faccia saranno su tutti i giornali, e non riuscirò a fare un
passo senza maschera !!! E me ne devo anche andare in giro con questo collare
del cazzo ! Se tu e quell’altro decerebrato aveste aspettato solo qualche ora,
avremmo vinto la causa !
-Hai finito ?
-Col cazzo che ho finito, Shades !
Marasso, toglimi questo collare, adesso.
Marasso si avvicina, puntando gli
artigli sul collare anti-mutanti ed iniziando a prendere una piccola rincorsa…
-Uh, ripensandoci, forse è meglio
che me lo tolga qualcuno con più cervello di un’iguana. Ordine annulla,
Marasso.
Se il cyborg ha qualche problema
ad eseguire l’ordine e a starsene buono in disparte, non lo da certo a vedere.
-Posso almeno darti la mia versione su cosa è successo oggi,
Freeman ? Per me, oggi abbiamo evitato che la Cacciatrice d’Ombre uccidesse
entrambi, abbiamo mandato completamente fuori pista lei e tutte le Luci, e
siamo riusciti a togliere dalla circolazione Sharp, che ci stava col fiato sul
collo da troppo tempo.
-“Ci” ?
-Solo perché tu hai scelto di
ignorare l’importanza della guerra millenaria tra Luci ed Ombre non significa che
altri abbiano fatto lo stesso, Freeman.
-Stronzate, sempre le solite
stronzate. Quand’è che inizio a guadagnare qualcosa da tutto questo complotto
di cui parli sempre ?
-Servirebbe che tu faccia
funzionare almeno un po’ la tua testa, quindi ci vorrà ancora un bel po’.
-Insomma, quanta altra gente
fissata con luci ed ombre arriverà a rompermi le scatole ?
-Sai, Freeman… non molto tempo
dopo il nostro primo incontro… qualcuno mi ha chiesto come finirà tutto questo.
-E sarebbe ?
-Con un massacro. Con me sei dalla
parte giusta, Freeman… quella che sopravviverà. C’è molta gente, adesso, che ci
vorrà morti entrambi.
-Shades, sei a tanto così dal
prenderti un altro cazzotto. Adesso avrò un mucchio di cose da fare… casa
nuova, identità nuova, documenti nuovi eccetera… ma quando avrò sistemato
tutto, voglio che tu mi spieghi cosa cazzo hai in mente di fare, quanto ci
vorrà, e cosa ci vorrà per non rivederti più per tutta la mia vita.
-Sembrerebbe un patto ragionevole.
Dove lasciamo Marasso ?
-Cazzi tuoi… io devo sbrigarmi,
prima di ritrovarmi di nuovo la polizia nell’appartamento.
Un battito di ciglia dopo, Switch
si è volatilizzato.
Centre Street Manhattan. Nelle
ultime ore, al numero 100 si sono precipitate decine di volanti ed ambulanze, e
sono stati portati via d’urgenza diversi feriti, prevalentemente guardie.
Quindici agenti del Federal Bureau of Superhuman Activities hanno esaminato il
luogo con una velocità impressionante, permettendo solo il passaggio dei
medici. Sfortunatamente, non sono rimaste tracce degli invasori e l’unico ad
essersi trovato in posizione di poterli identificare chiaramente è cieco.
Schivando la marea di giornalisti,
inevitabile quando la sicurezza di un tribunale al centro di Manhattan viene
violata così platealmente e vengono inflitti centinaia di migliaia di dollari
di danni, gli agenti si raggruppano attorno alla barella che sta trasportando
il cadavere di una donna, difesa da una schiera di “No comment”.
Il piccolo furgone blindato si
allontana velocemente, una volta superata la folla di curiosi che lo stava
bloccando. Solo quando si sono allontanati abbastanza da non sentire più il
rumore dei flash i due agenti FBSA alla guida si sentono tranquilli, tirando un
sospiro di sollievo.
Ed è allora che due mani brillanti
di luce passano attraverso il piccolo spioncino di vetro infrangibile,
spaccando a metà i loro crani con due raggi di energia.
Il furgone verrà ritrovato quattro
ore dopo nell’Hudson.
Una palazzina di New York, che per
qualche minuto ha goduto di un minimo di celebrità come la casa del famoso
super-criminale Switch. Al momento è tornata ad essere una palazzina qualunque,
così come praticamente tutti si sono dimenticati di Switch. Le cose cambieranno
dopo il notiziario delle sei, certo, ma per adesso questo è un posto qualunque.
Al piano terra, tre persone sono
davanti alla porta della cantina. Assumendo che il signor Rotondi possa essere
considerato una persona sola.
-Allora, vogliamo andare a vedere
o no ? – incita Spacker Dave, visibilmente eccitato.
-Non so se è una buona idea… e se il signor Freeman tornasse
? E se non ci fosse nulla là sotto ?
-Fidati di me, Joan. Sono sicuro
che il signor Freeman ci ha lasciato un messaggio da qualche parte, un qualche
piano di riserva nel caso lo arrestassero. Forse ha nascosto da qualche parte
una superarma con cui lo possiamo liberare, o cose così.
-Figo, signor Rotondi ! Ma perché
non cerchiamo nel suo appartamento ?
-Se era là dentro, la polizia l’avrà trovato di sicuro a
questo punto.
-Però non abbiamo la chiave del
suo appartamento, quindi non ci resta che cercare in cantina !
Con una certa lentezza, dato che
Rotondi ha voluto passare per primo, i tre scendono la piccola scalinata che
porta nella cantina. Sembra vuota, ora che non c’è più un cyborg rettile ad
occupare quasi tutto lo spazio disponibile.
-Forse ho trovato qualcosa
– annuncia Joan, più con preoccupazione che con gioia. E’ una lettera su cui è
scritto “a Dave, Rotondi e Joan”.
Spacker Dave gliela strappa
praticamente d’in mano, e ne estrae un foglio di carta su cui sono state
scritte molto in fretta alcune righe. Dave si schiarisce la voce prima di
leggerla ad alta voce.
-“Come saprete presto dai giornali o dalla televisione, sono più o meno
riuscito a scappare. Questo vuol dire che praticamente tutta l’America entro domani
saprà che sono Switch, e che quindi è inutile continuare a ricattarvi. Nemmeno
voi sareste così stupidi… tranne Dave. Sei un vero coglione, Spacker Dave, te
l’ho sempre detto”. Ehi, ha azzeccato il mio nome ! Grande ! “Dovrei aver fatto in tempo a recuperare le
mie cose, quindi la polizia troverà il mio appartamento praticamente deserto.
Quel palazzo di merda non mi mancherà neanche un po’, e potete dire
all’amministratore di andare a farsi fottere per non essersi mai fatto sentire.
Neanche voi tre mi mancherete, nemmeno un po’, però abbiamo condiviso una casa
ed una manciata di segreti per molto tempo, quindi ci sono un paio di cose che
sento veramente di dovervi dire”. Non lo facevo un tipo sentimentale !
-Vai avanti – lo incita
Joan, con una mano sul cuore e le lacrime trattenute a stento.
-“Mister Rotondi, ho rubato il suo portatile e tutti i CD di software
che aveva, oltre al portafoglio e a qualche confezione di pollo fritto, l’unica
cosa che riesco a dare da mangiare a Marasso oltre ai topi, forse il gusto è
simile. Joan, ho preso tutti i soldi che avevi tenuto da parte, le carte di
credito… anche se mi sa che non ci sarà dentro niente… ed il ciondolo d’oro che
tenevi nel comodino, ma ti ho lasciato la foto della vecchia che c’era dentro.
Spacker Dave, dovresti veramente iniziare a spacciare coca, perché non sono
riuscito a trovare niente di meglio di qualche CD piratato da rubarti, e per
carità spruzza del deodorante nel tuo appartamento. Spero di non aver
dimenticato niente. Non cercatemi, e se per caso vi venisse in mente una
ragione per cui non proverei ad uccidervi appena vi vedessi, siete veramente
dei coglioni. Edward Freeman, Switch.”
-Però, che tipo quel Freeman !
Chissà se lo rivedremo ? – si chiede il signor Rotondi, fissato con sguardi curiosamente
assassini dai suoi vicini di casa.
-Beh, nessuno ha voglia di pizza ?
Uno dei tetti di New York City. Un
cellulare squilla incessantemente, e sul piccolo schermo appare la scritta “Reflex Tech – Rispondere ?”
La scritta lampeggia qualche volta,
prima che il telefonino sia schiacciato dalla suola di una scarpa, con una
forza tale da lasciare l’orma sul tetto.
Note:
Infine, una segnalazione: Devil
#31 si svolge parzialmente durante i giorni della prigionia di Freeman, ed oltre
a rivelare alcuni retroscena comprende un’apparizione speciale di Ranennyj, il
padrino russo che rivedrete nel prossimo numero.
VILLAINS #23
On the road
New
York City, mattina. Una limousine nera targata
RBG-08 attraversa i vicoli del Bronx, ed i pochi che le fanno caso sono
abbastanza intelligenti da non domandarsi neanche cosa ci faccia lì. Arriva
fino ad un magazzino isolato, nel senso che il pedone più vicino si trova a
trecento metri, e si ferma davanti ad un garage. Non c’è traccia di vita,
attorno alla macchina che rimane ferma per un paio di minuti.
Poi la porta automatica del garage
si apre, e la limousine scompare velocemente all’interno. Quando si è fermata,
dalle porte posteriori escono due uomini vestiti il più elegantemente
possibile; il che, per questi due, equivale a giacca e cravatta in condizioni
meno che ottime.
L’ombra della limousine si allunga
in modo innaturale, fino a rilasciare una silhouette umana sul muro. Da
quell’ombra esce un uomo dai capelli biondi, occhiali da sole che non lasciano
intravedere nulla degli occhi, ed un lungo impermeabile nero.
-Lavorare per la mafia russa ha i
suoi vantaggi – ammette Edward Freeman alias Switch, cercando del tutto
inutilmente di sentirsi a suo agio con la cravatta.
-Sia chiaro che sono qui solo per
curiosità – si intromette il biondo – Adesso che abbiamo molta meno fretta di
prima per i nostri affari, mi interessa vedere cosa hai combinato in questi
ultimi tempi.
In poco tempo, la stanza si
riempie di uomini robusti e dallo sguardo torvo, con la mano pronta a scattare
verso la pistola nascosta sotto gli abiti. Si avvicinano con cautela a Shades,
che sorride alzando le braccia per farsi perquisire.
-Mi ero dimenticato di queste
sottigliezze – dice sorridendo.
-Ah, meglio se non provate a
togliergli quegli occhiali – chiarisce Freeman agli scagnozzi, prima di
voltarsi verso l’altro passeggero della limousine.
-Grazie per il passaggio e per il
posto dove dormire, David.
-Puoi anche chiamarmi Dave, o
Turbine.
-No… spero di non avere nulla a
che fare con qualcuno che si fa chiamare “Dave” per un bel po’, ed ho sempre
trovato stupido chiamarsi con i nomi in codice.
-E’ un peccato non aver potuto
festeggiare il tuo ritorno al Bar With No Name, però…
-Con il mio nome e la mia faccia
su tutti i giornali ? Conosci i clienti di Madcap, la maggior parte sono morti
di fame che proverebbero subito a spifferare tutto. Meglio aspettare che si
siano calmate un po’ le acque.
-Dove hai lasciato Marasso ? –
domanda Shades allontanandosi dai mafiosi, leggermente più calmi dopo l’ispezione.
-In un magazzino dalle parti del
molo. E’ pieno di topi, lì, si troverà bene finché non avrò deciso cosa farne.
A proposito, che gli hai fatto mentre ero in prigione ? Ha una grossa ferita
sul petto e gli partono delle scintille dal collo…
-Ne so quanto te. Mai lasciare
incustodito un cyborg con il cervello di un serpente, immagino.
-Tenetevi pronti…sta arrivando –
annuncia Turbine.
Preceduto da cinque guardie del
corpo, quasi il doppio degli altri mafiosi, un uomo di mezz’età con uno sfregio
sul volto scende le scale. Freeman cerca di essere il più formale possibile, e
Shades rizza la schiena.
Ranennyj si avvicina con la stessa
fierezza, fino a quando non è a distanza di stretta di mano da Freeman. Da un
secondo all’altro, però, lo abbraccia con una stretta di ferro, battendogli
forti pacche sulla schiena.
-Bentornjato, Svuitsch ! Tu
grandje preocupazjone, tu sa ? Ma cuome, io da te granje avocattjo, tu rifjutja
e scappa te stjesso ? Suolo con somessje su cosja tu fare, noi guadagniatjo
tantjo per pagarje te stjipendjio per prosimo mesje ! Hahaha !
-Grazie…credo – è tutto quanto
Freeman riesce a rispondere all’eccentrico pakhan.
-Ma tu portatjo qualcjuno, da ?
Finalmente lascia andare la
stretta su Freeman, per incamminarsi verso Shades, che gli fa segno di non
avvicinarsi troppo. All’espressione confusa del pakhan e a quella sospettosa
delle guardie del corpo, risponde in russo:
-<Sono qui per lavorare gratis,
ma se permettete preferisco un approccio meno personale>.
-<Nessun problema> - risponde
Ranennyj in un russo impeccabile - <Se non vuoi farti pagare, tanto meglio
per me… ma dimmi un’altra volta cosa devo fare, e dovrai abbracciare un blocco
di cemento da qui alla fine del mondo, sono stato chiaro ?>
-<Spero che non si arrivi a
tanto… sarebbe un vero spreco di ottimo cemento>.
-<Mi piace chi ha iniziativa e
lavora fuori dagli schemi. Come ti chiami, ragazzo ?>
-Shades. Сэр.
[1]
-Bjenvenutjo nella famigja,
Shiadess. Alliora, io gjusto giusto lavuoro perfjetto per ritornjo di Svuitsch…
se lui garantiesce per te, Shiadess, per mje va benje che tu resta e lavora.
-Ma che si sono detti ? – sussurra
Turbine, ricevendo solo un’alzata di spalle di Freeman come risposta.
-Aluora… altra setimanja, io
compratjo parechje cassje con piccolia polvjerinja bianca che paccji tanto miei
cljienti. Fatto tantji soldi che ora io vuole… come dite voj in Amierica ?
Entrjare in affarj con tiezjo che io comprjato mercje. Soljo che lui no
daccordo. Cosìe tantj miei amicj dice che loro vogljiono che noi, che io, inizjamo
a vendjere posto suo. Ma tiezjo no daccordo ancora, cosìe voi va casa sua e
convincje andiare in vacanzja, e nessunjo vede più lui e io comprarje, no
riljievarje, sua attivita. Capiscje, da ?
I tre supercriminali accennano di
sì con la testa, più che altro per circostanza.
-Benje. Ragazzj spiegarie voj dove
andare e chj stendjere, ma raccomando, se njiente entro stasjera, afare saltja.
Capiscje ? Benje, ora io va.
Circondato dalle sue guardie del
corpo, il padrino russo scompare usando le scale. Quando è sicuro che se ne sia
andato, Freeman si volta verso gli altri mafiosi.
-Okay, adesso chi mi spiega in una
lingua comprensibile che cosa dobbiamo fare ?
Lo sguardo di risposta non è dei
più rassicuranti.
Quindici minuti dopo, una
limousine nera attraversa il più velocemente possibile il traffico newyorkese,
bruciando qualche semaforo e causando un paio di tamponamenti. Al posto di
guida, Turbine preme fino in fondo l’acceleratore, lanciando insulti a destra e
a manca.
Dietro, Freeman e Shades si
tengono il più saldi possibile; non è un viaggio dei più agevoli.
-Sei sicuro di voler guidare tu, David ? – domanda Freeman un attimo
dopo un sorpasso ai limiti della legalità.
-Muovetevi, lumache !!! Farei
prima ad andare a piedi piuttosto che aspettare voi !
-Dev’essere per questo che la
maggior parte dei super-velocisti non prendono mai la patente – commenta
Shades.
-Vediamo se ho capito bene cosa
dobbiamo… cazzo, David, potresti evitare almeno una buca, per piacere !?!?
-Scusa, Freeman.
-Allora… c’è questo tizio che
dobbiamo fare fuori entro le sette di stasera. Dobbiamo fare fuori solo lui, e nessuna delle sue guardie
del corpo, visto che il pakhan vorrebbe comprarli in seguito. Sta piuttosto
lontano, quindi ci vorranno almeno sei ore di viaggio per arrivarci. Adesso
sono le undici, quindi contando di fermarsi giusto per prendere un sandwich,
dovremmo essere là attorno alle cinque. Abbiamo davvero un bel po’ di tempo.
-Perché non teleportarsi
direttamente sul luogo ? – domanda Shades.
-Perché non ci sono mai stato, e
quindi non posso. O hai un qualche trucco per farlo lo stesso ?
-No, se non ci sei mai stato non
si può proprio fare. Ed io posso spostarmi tra le ombre per distanze così
grandi solo in determinate circostanze. Bizzarro, no ? Siamo ombre viventi, ma
dobbiamo sempre usare la macchina per spostarci.
-Tu sei un’ombra vivente. Io sono solo un tizio che si
teletrasporta.
-Come vuoi.
-Figlio di puttana !! Ma che…avete
visto ? Avevo io la precedenza, qui ! Ero arrivato prima io !
-Chi propone di cambiare autista
alzi la mano – interviene Freeman alzando la mano e guardando Shades, immobile.
-Ti piacciono i viaggi pericolosi,
Lukas ?
-Non sai quanto. E Freeman… non
chiamarmi… mai più…in quel modo.
-E se invece volessi farlo ?
-Vedete di non fare troppo casino,
là dietro – li ammonisce Turbine, girandosi verso di loro per esprimere meglio
il concetto… dimenticandosi di tenere il volante.
-Attento ! – scatta Freeman,
creando un piccolo portale da cui fa passare una mano, con cui afferra il
volante ed evita che la limousine si schianti contro un muro.
-Gran bel modo di iniziare la
giornata.
Un’ora e mezza dopo, a qualche
chilometro a nord di New York. Nonostante le ripetute lamentele di Freeman,
Turbine è ancora alla guida.
-Così, mentre lei esce dal palazzo
dei Vendicatori – racconta continuando a perdere di vista la strada per
voltarsi a guardare i suoi ascoltatori forzati – entra nella limousine e
capisce che l’autista ero io, nonostante il travestimento. Allora spacca il
vetro con il suo pungiglione di vespa, mi prende di peso e mi da un bacio che
sembra non finire più. Poi mi trascina di dietro, aziona il comando per scurire
i vetri ed inizia a spogliarmi. E così l’abbiamo fatto lì, nel retro della sua
limo, davanti alla base dei Vendicatori.
-Sì, certo, sicuramente –
ridacchia Shades guardando fuori dal finestrino e sopprimendo una risata.
-Beh, che c’è ?
-David, a questa non ci crede mai
nessuno.
-Perché pensi che poi abbia
divorziato, eh ?
-Puoi raccontarla quanto vuoi,
David, nessuno crederà mai che hai fatto sesso con Wasp.
-Ti dico che quella è pazza di me,
Freeman, davvero.
-Qualcuno di pazzo c’è, in questo
aneddoto… - mormora Shades.
-Ripetimi un po’ che sei venuto a
fare, David ? Non sei la guardia del corpo di Ranennyj ?
-Sì, ma noi due siamo gli unici
super che ha a disposizione, e ci tiene molto a questo affare. Vista la
situazione in cui ti trovi, inoltre, vorrebbe che ti tenessi d’occhio.
-Peccato, avrei preferito tenermi
i quindicimila tutti per me, invece di dividerli in… ehi ! Perché non hai preso
la superstrada ?
-Freeman, quando mai si è sentito
di un mafioso russo che va ad assassinare qualcuno passando da una superstrada
!
-Quando non è russo ed ha fretta
di aver finito ?
-Rilassati, faremo ancora in tempo
!
-Dovevo immaginare che aspettarsi
un po’ di logica dal pakhan sarebbe stato troppo.
-Ah, e ancora non sa niente,
Freeman ! Per esempio, hai notato che tutte
le sue macchine sono targate RBG ? Le ha fatte personalizzare… “Russian Bad
Guy”, quel tizio è completamente fuori di testa. E non è neanche vero che non
sa parlare bene l’inglese, lo sai ?
-Me ne avevi accennato…ma perché
mai dovrebbe…
Freeman non termina la frase,
interrotto da un rumore sordo sul tetto, come se vi fosse appena caduto sopra
qualcuno. Turbine frena di colpo, ed afferra qualcosa dal vano portaoggetti
prima di scendere di corsa dalla macchina.
-Speravo proprio che capitasse
qualcosa ! Non combatto da mesi, devo proprio rifarmi ! Chi è stavolta, l’Uomo
Ragno ? Moon Knight ?
Aperto lo sportello, si infila un
paio di guanti metallici con delle piccole seghe circolari montate sul dorso.
Stringe i pugni un paio di volte, producendo un ronzio identico a quello di una
motosega, e poi scende puntandoli verso il tetto della macchina.
-E tu chi cazzo sei ? – domanda
con un tono più acuto del normale, poco prima che un paio di scarponi lo
colpiscano in faccia.
La donna che gli è atterrata sopra
gli calpesta un avambraccio, del tutto intenzionalmente. Turbine stringe i
pugni attivando le sue armi, ed avvicina una delle due alla gamba che lo sta
immobilizzando. Un attimo prima di poter tagliare l’arto, la sega circolare
viene bloccata da un portale nero, finendo in pezzi.
La donna si volta verso l’interno
della limousine, facendo una smorfia di disappunto quando si vede puntata in
faccia una pistola con silenziatore.
-Adesso sali in macchina – la
minaccia Freeman – Credo che ci siano un paio di cose da dirci, magari non in
mezzo alla strada.
Cinque minuti dopo, in un punto
convenientemente appartato ai lati di una strada periferica nei pressi di New
York City.
Sul sedile posteriore, la donna
sta molto attenta che la lama ghiacciata che ha appoggiata sul collo non si
muova più di quanto dovrebbe. Sente le mani bloccate da qualcosa di ancora più
freddo, ma non immagina certo che sia la sua stessa ombra ad immobilizzarla.
Lo sportello è aperto, e Freeman
ci si sta appoggiando senza perderla di mira. Di fianco a lei, il biondo mette
una mano dentro la macchina e tiene tra le dita una sua ciocca di capelli.
-Sì, è la stessa che ha malmenato
Marasso, ne sono sicuro – conclude Shades.
-Dopo che lui aveva cercato di
uccidermi – precisa la ragazza [2] – Che ci faceva dalle parti della prigione ?
Cercava di liberarti ?
-Cosa ci facevi tu da quelle parti, e soprattutto perché
sei entrata in aula per stendere quella che cercava di uccidermi e darci una
mano.
-Stava per spararti…con quella
luce che le usciva dalle mani, almeno. Ha sparato anche a me, una volta, mentre
la seguivo.
-E perché la seguivi ?
-Perché è il mio lavoro. Mi chiamo
Pathfinder, e sono un segugio. Il mio lavoro è rintracciare le persone.
-Qualcuno ti ha pagato per
trovarmi ?
-No. Sentite, non c’è bisogno di
minacciarmi, io ero venuta qui solo per parlare con Freeman.
-Come sapevi che ero qui ?
-Ti ho registrato in tribunale.
-“Registrato” ?
-Ho un sesto senso per queste
cose…storia lunga. Ascolta, io neanche sapevo chi eri finché non ho indagato
per capire chi stesse cercando quella ragazza, la Cacciatrice, che dovevo
inseguire.
-Chi ti ha pagato per seguire la
Cacciatrice d’Ombre ? – domanda Shades.
-La Reflex Technologies.
-Figuriamoci. Tipico loro.
-E’ per questo che sono qui…non mi
hanno pagata. Allora ho pensato che avessero fregato anche voi, e volendone
sapere di più…eccomi qua.
-Non mi piace per niente –
conclude Freeman – Shades ? Che dicevi di questa Reflex Technologies ?
-Hhhm. Pathfinder, sei stata
contattata di persona o per telefono ?
-Persona. Una donna… alta,
asiatica, con strani poteri luminosi…
-Lace. Potrebbe essere il nostro
biglietto per saltare un bel po’ di sotterfugi, Freeman.
-Sì, ma continua a non piacermi.
Per avermi seguito così, sa troppe cose. Queste Luci sono tutte donne, no ?
Forse è una di loro…
-Non credo. Le Luci usano il loro
potere attraverso le mani, come noi usiamo gli occhi. E a quanto ho visto il
tuo potere risiede interamente nelle gambe, vero ?
-Sentite, è chiaro che siamo stati
tutti presi in giro dalla stessa persona…
-Io non c’entro niente, eh – si
intromette Turbine.
-Conosco una sola persona che
potrebbe chiarire tutta questa faccenda. Non è lontana, vi ci posso portare.
-Abbiamo affari più urgenti, e
continuo a non fidarmi.
-Senti un po’, Freeman o Switch o
quello che ti pare, secondo te mi metterei a fare tutto questo discorso se
volessi fregarvi ? Fosse per me, ti farei volare via d’in mano quella pistola
calciandola in orbita, ribalterei la macchina per sbilanciare mister lama
facile qui dietro, e me la batterei a gambe levate.
-Puoi farlo davvero !? Voglio
dire… te lo scordi, bella !
-Lascia perdere, Turbine. Allora,
chi sarebbe questo tizio e dove sta ?
-Lo chiamano “il Professore”.
Avvicinarlo è praticamente impossibile, ma io lo conosco molto bene e potrei…
-Stai scherzando !? Quel Professore !?!?
-Lo conosci, Turbine ?
-Starai scherzando ! Mai lavorato
nel New Jersey, voi due !? Il Professore è praticamente una leggenda lì !
-Sai che fatica diventare una
leggende nel Jersey… dici che ci possiamo fidare di questa qua, allora ?
-No, mi sa di no… ma incontrare il
Professore sarebbe un colpo incredibile. Io dico di andarci.
-E l’assassinio ?
-Quale assassinio !?
-Lascia perdere, ‘finder. Okay,
dove sarebbe questo Professore ?
-Newark.
-Hhmm. E’ abbastanza vicino. Okay,
forse vale la pena di farci un salto. Ma…
tu non provare mosse avventate, o ti ritroverai con la gola tagliata.
Freeman chiude la portiera ed apre
quella del guidatore, mentre Shades fa il giro per rientrare dall’altra parte.
-Ehi, devo guidare io ! – si
lamenta Turbine.
-No, non penso proprio.
Nei pressi di Newark, New Jersey.
Le due del pomeriggio. Il viaggio non è stato particolarmente movimentato;
Pathfinder non ha praticamente aperto bocca se non per dare indicazioni
stradali, Turbine ha fortunatamente finito gli aneddoti su Wasp, Freeman sta
cercando di ricordarsi come si guida (non ha più toccato un volante da quando
ha ottenuto i suoi poteri) e Shades… essendo Shades… se ne è stato seduto senza
dire nulla.
-Entra da sud – rompe il ghiaccio
Pathfinder.
-E da che parte sta ?
-Di là, la seconda a sinistra.
-E’ molto lontano questo posto ? –
chiede Turbine – Se ci mettiamo troppo tempo rischiamo di compromettere l’altro
affare.
-Non ci vorrà molto – lo rassicura
Pathfinder.
-Ti conviene che questa non sia
una trappola, ragazza. Dove sarebbe esattamente questo rifugio segreto ?
-Non è un rifugio, biondo… è il
locale da cui il Professore gestisce la maggior parte dei suoi affari. Non si
presenta mai due volte di seguito nello stesso orario, ma io lo conosco un po’
meglio della maggior parte di quelli che lavorano per lui.
-Quanto meglio ? – chiede Turbine con tono lascivo (o meglio, con la
parodia di un tono lascivo).
-Più o meno quanto tu conosci
Wasp…si ricorderà a malapena il mio nome – risponde gelida.
-Da che parte devo girare, adesso
!?
-Sinistra. Poi la terza a destra,
sinistra, ancora sinistra, dritto e-
-Ehi ehi, aspetta che sia arrivato
lì e poi vediamo. David, tu sei l’unico ad aver sentito parlare di questo
Professore; è possibile che sia una specie di trappola ?
-Può darsi, ma avrebbe dovuto fare
un gran casino per farcelo sapere. E’ come… c’è una rapina in banca in pieno
giorno e nessuno sa niente ? L’ha progettata il Professore. Un tizio muore per
attacco cardiaco in una cella di massima sicurezza ? Ci ha pensato il
Professore.
-Si direbbe più una leggenda
urbana che una persona – riflette Shades – Siamo sicuri che esiste veramente ?
-Quello che so è che qualcuno recluta delle persone per certi
lavoretti sporchi. Ma neanche loro sanno niente del capo… non ho mai saputo di
qualcuno che avesse incontrato il Professore, figuriamoci di persona poi. E’ il
Professore a parlare con te, mai il contrario, non so se mi spiego.
-Adesso dove vado ?
-Sempre dritto, a destra alla fine
della strada e siamo arrivati.
Con un parcheggio non proprio
esemplare, la limousine termina il suo viaggio. I quattro passeggeri scendono, molto lentamente, e si guardano intorno.
E’ un quartiere benestante e pulito; si vedono quasi esclusivamente negozi,
tutti con la saracinesca abbassata.
L’unica ad essere rilassata è
Pathfinder, che fa strada indicando agli altri la direzione: un negozio di
antiquariato, chiuso. Bussa sulla saracinesca con un colpo lento seguito da due
ravvicinati.
-Cercate di sembrare un po’ più
naturali, sembra che stiate per fare una retata così.
Dopo un po’, il negozio viene
aperto. Freeman si prepara ad estrarre la pistola, ma viene fermato da Turbine
che gli mette una mano sulla spalla. Ad aprire è un adolescente con il braccio
destro malformato; il gomito si piega dalla parte sbagliata.
-Siamo chiusi.
-“Charlie don’t surf”.
-Vorrei che lo facesse, così
potremmo cambiare parola d’ordine. E’ da un po’ che non passi, Leah.
-Già. Ah, loro sono…
-Sì, lo so, mi hanno detto di
farvi passare. Entrate.
-Io ti conosco – si stupisce
Turbine – Tuo padre lavorava al “Mutantz” di Trenton, giusto ?
-Ah…certo, sono entrato negli
affari di famiglia… uhm – guarda perplesso Pathfinder – Ma lo sanno ?
-No, non ancora. Signori… questa è
l’entrata segreta del “Mutantz” di Newark.
-Un locale di mutanti, ci mancava solo
questa – si lamenta subito Freeman – Beh, a questo punto, tanto vale entrarci.
Saltando ulteriori convenevoli, il
ragazzo accompagna i visitatori nel retro del negozio. Si prepara a spostare un
armadio appoggiato al muro, ma Pathfinder lo fa mettere gentilmente da parte,
per poi spostare l’armadio con un piede, come se non pesasse niente. Una volta
spostato, è visibile una porticina in legno.
Quando il ragazzo ha aperto, i
quattro scendono per una breve scala a chiocciola. E a questo punto, sono già
nel locale.
E’ abbastanza grande, anche se
ovviamente deserto dato l’orario. Al bancone del bar… che occupa un terzo di
tutto il locale… c’è l’unico cliente, un mezzo ubriaco con scariche elettriche
al posto dei capelli. Il barista, un nero nerboruto apparentemente normale, li
degna a malapena di uno sguardo.
-Il Professore ha una stanza
privata…da questa parte.
-Questo Professore è un mutante,
allora ? – domanda Freeman.
-Non geneticamente – risponde
Pathfinder sorridendo, senza che gli altri abbiano capito cosa intende. Turbine
si avvicina.
-Sei anche tu una mutante ? – le
chiede.
-Sì. Solo i mutanti sono ammessi
al Mutantz, quindi voi due cercate di non attirare troppo l’attenzione.
-Non avevi detto che il Professore
è qui e che non è un mutante ?
-Voi due non siete il Professore.
-Non sapevo che ci fosse un
Mutantz anche a Newark… anche se sono stato in quasi tutti gli altri, credo…
-Questi è diverso dagli altri
locali mutanti. Fu costruito segretamente durante il disastro Onslaught da
alcuni mutanti che appoggiavano lo sterminio di tutti i super-esseri non
mutanti. Li hanno presi durante Zero Tolerance, ma il locale è rimasto. La
dirigenza non vede molto bene l’uso del locale per accordi illegali, ma… con la
fama del Professore sono arrivati degli ottimi affari. Ecco, è in questa stessa
stanza.
Pathfinder apre la porta con la
scritta “Private”, ed i quattro vengono letteralmente inondati dalla luce.
Freeman è il più disorientato, ma anche Shades esita un attimo prima di
entrare. Non molto dopo, la vista riesce a mettere a fuoco la figura di un
uomo, dietro le lampade al magnesio.
-Signori, vi presento il professor
Augustus DeCeyt… l’uomo più intelligente del pianeta, a suo dire.
Gli ospiti sembrano più perplessi
per l’ultima affermazione che per le forti luci che bloccano la visione del
loro interlocutore.
-Le presentazioni sono già state
fatte, quindi…sedetevi – si introduce il Professore con tono gentile e pacato,
con un impercettibile accento poco chiaro.
-Come fa a sapere chi siamo ? –
chiede Turbine.
-E’ molto semplice, signor Cannon,
sono stato io a farvi venire qui. Edward J. Freeman alias Switch e David Cannon
alias Turbine, entrambi alle attuali dipendenze di Lev Sergeyevich Rezkowitz.
Temo di non avere nessun alias per lei, signor Shades…a meno che “Tobias
Kellermann” non sia il suo vero nome, cosa che dubito.
-Stupefacente. Ho usato quello
pseudonimo una sola volta, ed è stato quindici anni fa. E non sono schedato da
nessuna parte.
-Chi cerca trova, signor Shades,
per quanto sia banale.
-Posso considerare cancellato il
mio debito, allora ? – chiede Pathfinder incrociando le gambe.
-Naturalmente.
-Ehi, un momento… lui ti ha pagata
per portarci qui !? – scatta Freeman.
-Certo. Il mio lavoro non è solo trovare le persone.
-Ti avevo chiesto se ti avevano pagato per trovarmi. Hai mentito.
-Mi spezzi il cuore. Professore,
mi stupisce che mi abbia chiesto di presentarla con il suo vero nome. Era il
mio unico segreto utile, devo considerare finito il suo anonimato quindi ?
-Non ancora. Ci sono altre… questioni
burocratiche, prima.
-Roba da niente per “l’uomo più
intelligente del mondo”… forse le converrebbe chiamarlo.
-Molto divertente, signor Freeman.
Immagino che lei abbia altre persone a cui dare questo titolo. Richards è la
scelta più ovvia; altri potrebbero portare altri esempi, da Hawking a Stark a
Von Doom, qualcuno potrebbe addirittura azzardare Pym, Banner, McCoy o altri
meno conosciuti al grande pubblico. Ed avrebbe assolutamente ragione, signor
Freeman, tutte queste persone sono infinitamente più geniali di me. Mi occupo
di cose molto più terrene, da semplice insegnante.
-“Professore” esattamente in cosa
? – chiede Shades.
-Filosofia, Marketing, Economica
Politica e Criminologia.
-Cose molto diverse.
-Ho sempre abbracciato la
filosofia secondo cui è meglio conoscere un po’ di tutto che non tutto di una
singola materia. Per esempio… tornando al nostro discorso… forse non sapete che
non esiste un solo tipo di intelligenza, ma diversi tipi. Si può essere più
dotati in un campo che non in altri. Esiste, per esempio, un qualcosa chiamato
“intelligenza programmatica”, ancora poco studiata. E’ quel tipo di
intelligenza che mettiamo in atto quando pianifichiamo la nostra giornata,
quando decidiamo l’ordine con cui fare le cose, stabiliamo le priorità… e, in
generale, facciamo piani. Forse non sarò in grado di costruire un portale per
la Zona Negativa o costruire un’armatura offensiva, ma sono il più grande
pianificatore del mondo. Sono nato con un’intelligenza programmatica
spaventosamente alta, e l’ho coltivata nel corso degli anni.
-Un giro di parole per dire che
anche lei è un mutante ? – domanda Turbine.
-Lo credevo anch’io. Ma alcuni
anni fa ho fatto una serie di test… tutti negativi al gene X. Ho una mia
teoria… secondo cui la mutazione non si manifesta esclusivamente a livello
genetico, ma intellettivo, per cui sostanzialmente l’homo superior sarebbe solo
un tipo di mutazione più appariscente. Ma, di nuovo, la mia specialità sono i
piani e non le teorie.
-E questo piano in particolare ha
a che fare con noi ? – chiede perplesso Freeman.
-Certamente, e per diversi motivi.
Innanzitutto, da anni noto una serie di circostanze curiose che collegano la
Reflex Technologies ed un paesino di nome Shattensburg che non è segnato sulle
cartine d’Europa. Circostanze che lo collegano a lei, signor Freeman, e al
cyborg di cui si è così fortunatamente impossessato.
-Credevo che la sua specialità
fossero i piani, non le congetture.
-Oh, signor Shades, la prego di
non offendersi per la mia indiscrezione. Ma, vede, sono rimasto affascinato da
tre cose. Innanzitutto, la versatilità e competenza del signor Freeman; con un
uso più ragionato delle sue potenzialità potrebbe fruttare milioni. Poi, due
organizzazioni di esseri quasi-mistici in grado di darsi battaglia attraverso i
secoli senza che nessuno ne venga a conoscenza, in grado di portare avanti le
imprese più impossibili nel più totale ed assoluto silenzio.
-Non abbastanza, però, se lei sa
tante cose.
-Infine, la cosa più importante…
l’idea di un certo pakhan piuttosto eccentrico, tale Ranennyj. Reclutare
super-esseri ed utilizzarli per compiti che normalmente spetterebbero ad altri
professionisti del settore. Risalire all’insieme di fattori che hanno causato
tutta questa serie di eventi non è facile, ed io ci sono riuscito solo in
minima parte. Ma da questo è uscita una ferrea convinzione… con
l’organizzazione giusta, con i piani
giusti, la combinazione di queste tre idee potrebbe portare alla realizzazione
di un mio vecchio sogno.
-Quale sogno ? – chiede perplessa
Pathfinder.
-Vedete, per anni mi sono limitato
ad un campo di azione limitata. E mentre progettavo di espanderli, notai una
cosa… Più il tempo passava e più aumentava l’interferenza dei super-umani nel
mondo, però, e meno questa interferenza era organizzata e finalizzata a
qualcosa. Questo solo per quanto riguarda il lato illegale della super-umanità,
perché i cosiddetti “buoni” non hanno fatto altro che organizzarsi sempre
meglio, negli ultimi anni… la rinnovata vitalità dei Vendicatori ne è solo
l’esempio più eclatante. Allora ditemi… perché solo le forze dell’ordine si
possono organizzare ? Le associazioni criminali più grandi hanno quasi
completamente snobbato il potenziale dei super-criminali, o l’hanno usato male.
Questo è il mio sogno… la creazione di un’organizzazione a delinquere che possa
contare su del potenziale super-umano scelto, guidato dalla più formidabile
intelligenza programmatica del mondo. Ma… senza i mezzi per metterlo in atto,
resta un sogno.
-Noi cosa c’entriamo in tutto
questo ? – chiede interessato Freeman.
-Qual è stato il vostro guadagno
maggiore, signori ? Mi riferisco a tutti e quattro. Quale è stata la cifra
massima che vi abbiano mai offerto ? Cinquantamila dollari ? Centomila ? Una
cifra che si guadagna una volta nella vita, persino per voi super-criminali. E
quanto possono arrivare a guadagnare i vostri datori di lavori ? Milioni di dollari.
-Può scordarsi di convincerci a
lasciare il capo della mafia russa di New York per seguire il primo visionario
locale, professore.
-Mi avevano fatto notare la sua
natura pragmatica, signor Freeman. Molto bene, volete delle garanzie ? Le
avrete. Vi darò un saggio delle mie capacità, completamente gratis.
-Lei non può fare niente che ci
possa interessare.
-Davvero, signor Shades ? Lo
vedremo. Che ne direbbe, per esempio, se le dicessi che cosa serve per
distruggere completamente e per sempre la faida della Reflex Technologies ? La
vedo stupito, signor Shades. Non la terrò sulle spine… due ore. Lei, il signor
Freeman e Pathfinder mi direte tutto ciò che sapete su questa storia, ed entro
due ore io vi fornirò un piano per eliminare il problema. Senza farvi sborsare
un centesimo. Ma mi rendo conto che non è un’impresa poi così grandiosa.
Aggiungerei una riparazione per le armi del signor Cannon, un’istantanea
plastica facciale per il signor Freeman, il pagamento immediato di tutti i
debiti di Pathfinder, informazioni dettagliate sull’uomo che Ranennyj vi ha
ordinato di uccidere e…se non è troppo disturbo… la cena. E tutto, lo
ribadisco, assolutamente gratis. Cosa ne pensate ?
L’espressione di tutti e quattro
gli ospiti, persino di Shades, è di assoluta e totale sorpresa.
-E non preoccupatevi, non c’è
nessun disturbo per me… è tutto già pronto da tre giorni. Se prima ci volete
pensare… gradite qualcosa da bere ?
Le sei e mezza di sera. Su una
collinetta nello stato di New York. In lontananza è visibile una grande villa
con le luci accese.
-Ma che diavolo sono venuta a
fare… - si lamenta Pathfinder, seduta per terra.
-Perché l’offerta di DeCeyt è una di
quelle cose che capitano una volta nella vita – le risponde Freeman,
controllando la villa con un binocolo – Dovrebbe tornare tra poco. A che punto
sei, David ?
-Sono pronto - risponde Turbine azionando più volte le
motoseghe installate sui polsi, come se stesse provando un motore – Non riesco
a credere che veniamo pagati per fare fuori questo tizio e riceviamo un trattamento di favore dal Professore senza impegni.
-Ma ci sarà da fidarsi di questo
DeCeyt ? Con un nome simile…
-Per ora non abbiamo niente da
perdere – risponde Pathfinder.
-Ehi, io non mi fido nemmeno di
te.
-Oh. Turbine, ti scongiuro,
uccidimi perché non riesco a sopravvivere al pensiero che Freeman non si fidi
di me.
-Non è divertente.
-Denunciami.
-Una cosa è certa – si intromette
Turbine – Se vuoi veramente farti cambiare faccia, DeCeyt non ti costa nulla
mentre Ranennyj… pagherebbe lui, ma non ne usciresti senza fargli qualche grosso favore.
-Non lo so, ci devo pensare
ancora.
-Esattamente dove doveva essere –
interviene una voce proveniente dal terreno, che si alza a mano a mano che il
corpo di Shades prende forma dall’ombra. Pathhfinder sobbalza al suono della
voce inaspettata.
-Il bersaglio è proprio dove
diceva DeCeyt. Che ti prende, ragazza ?
-Niente… non sono abituata alla
gente che appare all’improvviso, tutto qui.
“E alla gente senza un cervello !
Solo adesso sento qualcosa che assomiglia vagamente a delle onde cerebrali…” –
aggiunge pensando.
-Allora, vediamo di fare questo
lavoro e tornarcene a casa per i soldi e tutto il resto. In posizione, David…
Dopo essersi concentrato, Freeman
fa apparire due portali, grandi abbastanza per farci passare un uomo,
distanziati di qualche metro. Turbine inizia a girare su se stesso, sempre più
veloce, ancora più veloce, fino a quando non diventa una macchia nera e verde
ed emette il caratteristico ronzio.
-Vai.
Il tornado umano entra all’interno
del primo portale e, meno di un secondo dopo, esce dall’altro. Rallenta molto
più lentamente di quanto ha accelerato, e quando smette di roteare il suo costoso
vestito è ricoperto di macchie di sangue. I portali scompaiono.
-Un lavoro pulito e al tempo
stesso spettacolare… inizio a capire la fama di DeCeyt – ammira Freeman.
-Speriamo che sia veramente
all’altezza della situazione – interviene Shades, estraendo un foglio di carta
dalla giacca – E che questo piano funzioni. Se è così… non potevamo essere più
fortunati, Freeman, perché lo scontro tra Luci ed Ombre sarà definitivamente
concluso tra due settimane.
[1] “Signore” in russo
[2] Ancora più precisamente, nel
numero 21
VILLAINS #24
L’isola del tramonto
Tre giorni fa
Molo Cinque; undici di sera
Il vento è a dir poco gelido. Una
ragazza di poco più di vent’anni cammina con una strana andatura, stringendosi il
più possibile al cappotto di due misure più grande. Le mani sono contratte in
pugni e tremano anche sotto i guanti pesanti.
D’improvviso, come se avesse avuto
un flash mentale, si volta. Tre ragazzi di diciotto anni la stanno seguendo da
un po’, a distanza sempre più ravvicinata.
Flash. Coltello nella tasca dei
jeans. Flash. Coltello a serramanico nella mano.
La ragazza allunga il passo, ma i
suoi inseguitori fanno altrettanto. Presto, uno di loro le è addosso… è quasi
il triplo di lei, e la afferra da dietro le spalle. Lei si dimena, ma non
riesce a liberarsi. Un secondo ragazzo estrae il coltello…
I tre ragazzi vengono distratti
dal rumore di una macchina sportiva che si ferma dall’altra parte della strada.
Lasciando i fari accesi, una ragazza sui venticinque anni che indossa una
minigonna vertiginosa scende dall’auto. Si ferma lì, davanti la macchina, a
guardarli. Sorridendo.
I ragazzi lasciano andare subito
la preda designata, avendone trovata una molto più appetibile. Mentre stanno
attraversando la strada, la donna davanti alla macchina alza la mano destra
intimandogli di fermarsi. Per qualche ragione, si fermano veramente. Con la
sinistra, la donna indica la strada immersa nel buio.
I ragazzi si voltano per vedere
cosa stia indicando, quando le mani della donna si illuminano. Dall’altro lato
sbuca improvvisamente una macchina ad oltre 180 chilometri orari. Frena solo
dopo aver investito i tre ragazzi ed averli trascinati fino al punto esatto che
era stato indicato dalla donna.
La ragazza si stringe ancora nel
cappotto, avvicinandosi alla macchina sportiva quando la donna dai lunghi
capelli biondi batte una mano sul tetto. Senza dire una sola parola, entrambe
salgono e ben presto sono lontane dalla scena.
-Grazie – mormora la ragazza dopo
qualche minuto.
-E’ il mio lavoro.
-Ah…a questo punto può lasciarmi
scendere. Adesso sono al sicuro, signora…?
-Puoi chiamarmi Miss Link. E tu
vieni con me, Cacciatrice.
Oggi
Albany International Airport; cinque di mattina
Davanti ad un piccolo aereo
privato, due uomini e una donna osservano il grosso pacco spinto a fatica nella
stiva. L’uomo con i capelli castani ed un lungo impermeabile si accende una
sigaretta, mentre si rivolge agli altri con tono preoccupato.
-Per me resta una grandissima
stronzata, Freeman.
-Mettere Ranennyj sulle spine con
quest’idea strampalata, facendogli sospettare che tramiamo qualcosa e indebitandoci paurosamente con lui ?
-No. Portartela dietro. Non so se
c’è da fidarsi.
-Qualcuno doveva pur restare qui a
leccare il culo al padrino russo per evitare che ci faccia fuori – risponde
l’interessata.
-Hmm. Spero solo che tu sia
abbastanza veloce a reagire, ragazza, possono andare storte un sacco di cose
lag-
Turbine non finisce la frase,
vedendosi passare davanti al naso uno scarpone che gli fa volare via la
sigaretta. La afferra a super-velocità durante la caduta mentre Pathfinder
appoggia a terra il piede.
-Se fosse stata una pistola avrei
fatto in tempo a spararti.
-Se fosse stata una pistola te
l’avrei spinta nel cranio invece che per terra.
-Forse è il caso di muoversi prima
che io rinsavisca quanto basta per restarmene qui - li interrompe Freeman
sopprimendo uno sbadiglio – Mi raccomando, David. Se Ranennyj scopre che stiamo
lavorando per DeCeyt siamo morti.
-Mi farò dare un po’ di incarichi extra,
così sarò troppo occupato per aprire bocca. Buona fortuna, ci vediamo al
ritorno.
Dopo un cenno di saluto, Freeman e
Pathfinder salgono nella stiva ed aspettano che venga chiusa. Solo una torcia
elettrica illumina il locale, ma è sufficiente per vedere l’ombra del grosso
scatolone di legno allungarsi fino a prendere la forma di un uomo. Da
quell’ombra esce Shades.
-Tutto sistemato con Ranennyj ?
-Sì, gli ho detto che cosa
potevamo portargli una volta pagato questo… e che non servirà pagarmi una plastica
facciale.
-Non gli hai detto che hai trovato
un altro modo per cambiare faccia, spero.
-Ti sembro uno che ha voglia di
morire ?
-Considerando che abbiamo appena
chiesto ad un padrino russo di pagarci un viaggio per l’isola dell’AIM –
interviene Pathfinder – Dove andiamo per rubare tecnologia ed uccidere delle
“Luci”… lavorando per un altro
aspirante capo criminale… sì, Freeman, per me hai una tremenda voglia di morire.
Honolulu Airport; una e quaranta di pomeriggio
I tre improbabili compagni di
viaggio sono scesi dall’aereo per sgranchirsi un po’, anche se hanno passato
gran parte del tempo dormendo e ripassando il piano di DeCeyt. Dopo una decina
di minuti, mentre il pilota sta facendo rifornimento, sono già tornati a bordo
per fare la guardia alla grossa scatola.
-La cosa buffa è che questa è la
prima volta che vado all’estero – rompe il ghiaccio Freeman.
-Guarda che siamo ancora in
America.
-Molto divertente, ‘finder,
intendevo la prossima destinazione.
-Che tecnicamente non ha
nazionalità – chiarisce Shades.
-Sempre meglio. Com’è che sono già
stato in due dimensioni alternative ma non riesco a portare il culo fuori dagli
USA ?
-Sei proprio messo male, allora.
Che razza di conti hai fatto ? Sei stato in un’altra dimensione senza
parlarmene o che ?
-Ehi, nella Zona Negativa e con le
Ombre c’eri anche tu.
-Posso concederti l’Oscuro… in
senso molto lato ti sei in qualche
modo mosso… ma la Zona Negativa… eh.
-Che c’è ?
-E’ per questo che mi piaci,
Freeman, credi a tutte le cazzate che ti dicono.
-Aspettate un secondo – li
interrompe Pathfinder – Qualcuno ci ha seguito.
Freeman e Shades si mettono
all’erta, guardandosi intorno.
-Dove ?
-Fuori. In zona, non lo so…adesso
è scomparso. Ma prima ho sentito un cervello che conosco.
-Hai sentito un cervello ?
-Sono una mutante, ricordi ?
Distinguo e rintraccio le onde cerebrali a distanza, e queste le ho già
sentite. Credo che la donna della Reflex Technologies che mi aveva contattata
sia molto vicina.
-Pensavo che il tuo potere mutante
fosse fare quei salti pazzeschi… - mormora Freeman.
-La donna di cui ci hai parlato ?
Lace ? – domanda interessato Shades.
-Questo non era nel piano…dovrebbe
essere sull’isola. Cominciamo bene. Sei sicura,
‘finder ?
-Non mi sono mai sbagliata su un
cervello. E smettila di chiamarmi “finder”…
Pathfinder è troppo difficile da pronunciare ?
-Più che altro, è lungo. Non ce
l’hai un nome ?
-… Leah.
-Perfetto. Ora vorresti chiedere
al pilota quando ripartiamo… ‘finder
?
Il giorno prima
Bar With No Name; le tre del mattino
Capita raramente che in un locale
del genere ci siano più di cinque-sei clienti. Certo, con altre gestioni ce ne
sarebbero stati molti di più, ma la capacità dei super-criminali di tollerare
Madcap è affidabile solo fino a un certo punto.
Se non altro, l’affollamento garantisce
un’entrata anonima. Freeman, Turbine, Shades e Pathfiner entrano
tranquillamente, anche se a giudicare dall’espressione facciale l’ultima
avrebbe preferito restare fuori.
-Tu dici che riusciremo a
convincerlo ? I tempi sono abbastanza stretti…
-Credimi Freeman, Ranennyj ti
darebbe dei soldi per ammazzare sua madre se tu gli garantissi un minimo di
guadagno.
-Il punto è, siamo sicuri di poter
rubare il C-270 ? – chiede Pathfinder; la risposta arriva dopo che tutti e
quattro si sono seduti in uno dei tavoli liberi, piuttosto isolato dagli altri.
-Pensavo fossi tu quella che si
fidava di DeCeyt.
-La fiducia basta fino a un certo
punto, Freeman. E poi, tutta questa vostra faccenda di Ombre e Luci…non so se
voglio entrarci.
-Guarda che tu sei nell’affare solo
perché eri nel posto sbagliato al momento sbagliato, ‘finder.
-Beh Freeman, se è per questo, noi
ci siamo incontrati per lo stesso motivo – si intromette Turbine.
-Per non parlare di come hai
ottenuto i tuoi poteri, e del colossale colpo di fortuna che ti ha dato accesso
a Marasso – chiarisce Shades.
-Okay, ma quando saremo in
territorio AIM a rubare mezza tonnellata di esplosivi preferirei non essere nel posto sbagliato al
momento sbagliato. Mi piacerebbe sapere da che fonti DeCeyt ha saputo che l’AIM
intende mettere sul mercato un esplosivo al plastico centinaia di volte più
potente del C-4, e soprattutto come fa a dire quando ci sarà una rappresentante
della Reflex Technologies per comprarlo.
-E’ il Professore – risponde
Turbine alzando le spalle.
-Per me la reputazione di questo
tizio è decis- ma che cazzo !?
A pochi centimetri dal naso di
Freeman è appena passato un coltello spezzato a metà, che ha colpito il muro ed
è caduto per terra. Non è difficile capire chi sia stato, visto che non ha
assolutamente senso.
-Stupendo ! Meraviglioso !
Super-criminali che vanno in un bar per super-criminali vestiti in borghese…non
ha nessun senso !!! Siete i miei clienti preferiti… oggi pagate il doppio !!!
-Chi è questo imbecille ? –
domanda Pathfinder dopo aver visto il pazzo in costume giallo, viola e nero.
-Il barista – rispondono Freeman e
Shades, ma con un tono che lo fa più suonare come “Provo un incontrollabile
desiderio di ucciderlo”.
-Allora che vi porto ??? Vedo che
abbiamo una nuova cliente… oggi la specialità della casa è il Frullato di Pollo
Andato A Male Con Panna !!!
-Il solito andrà bene, Madcap –
risponde Turbine – Niente chiodi nei bicchieri, stavolta.
-Allora una birra, un whisky e un
Godfather… la signora cosa prende ? Ho ancora una scatola piena di topi morti
per quel simpaticissimo cyborg che vi portate sempre dietro !!!
-Solo acqua – risponde Pathfinder,
ma con un tono che lo fa più suonare come “Stammi lontano o ti cambio i
connotati”.
-Cooooooooooooooosa !?!?
-Ci risiamo… - mormora Freeman guardando
verso l’alto, mentre Madcap prende di sorpresa Pathfinder con un cazzotto che
la fa cadere dalla sedia. Gli altri clienti del locale si voltano verso di
loro.
-NESSUNO ordina degli analcolici
al Bar With No Name ! Adesso è guerra ! Portatemi il fucile da caccia e
cinquemila bombette puzzolenti !!!
Pathfinder si rialza così
velocemente che Madcap non vede nemmeno arrivare il calcio che, per sua estrema fortuna, si ferma a sinistra
della sua testa. Restando in posizione e guardandolo negli occhi, ‘finder gli
risponde:
-Riprovaci e sei morto, imbecille.
-Ha ! Riprovarci sarebbe
totalmente, incredibilmente, meravigliosamente insensato, QUINDI… - Madcap la
afferra per la caviglia, nel tentativo di farle perdere l’equilibrio; ma per
quanto spinga, la gamba non si muove di un centimetro.
-Uh…ecco…forse c’è un motivo se è così insensato…
Con la stessa velocità di prima,
Pathfinder calcia Madcap attraverso il tavolo, con un movimento ai limiti
dell’anatomicamente impossibile ma incredibilmente fluido.
-Allora…adesso posso avere la mia
acqua, per favore ?
-Solo un minuto… credo di essermi rotto l’osso del collo… - risponde il pazzo con voce flebile, sotto quanto resta
del tavolo.
-Niente mancia.
Oggi
Isola dell’A.I.M.; cinque e quindici di pomeriggio
A prima vista si direbbe una
normalissima isola, completamente anonima… nessuna pianta, nessun rilievo
particolare… solo un bel po’ di roccia in mezzo al mare.
Ad un’occhiata più ravvicinata, ci
sono navi che ne pattugliano la costa e quattro punti di atterraggio per
elicotteri. Con molta pazienza, si può sperare di notare la strana
configurazione delle rocce ed arrivare a dedurre che in tutta l’isola sono
installati dei proiettori olografici che nascondono ingressi e torri di
sicurezza completamente automatizzate. Ovviamente, per capire tutto questo
bisogna sapere dove si trova l’isola.
Non è segnata su nessuna carta
nautica, e fino a sei mesi fa non esisteva nemmeno. E’ stata creata sollevando
parte del fondale marino ed applicandovi dei dispositivi anti-gravità per
permetterle di galleggiare sempre nello stesso punto. Entro un anno, questa
diventerà la nuova base operativa delle Avanzate Idee Meccaniche, meglio note
come A.I.M.
Per DeCeyt è stato facile
trovarla; è stato sufficiente analizzare la storia di ogni singola nave che
potesse entrare in contatto con le poche basi A.I.M. presenti in questa parte
del mondo. Si potrebbe pensare che sia stato uno sforzo inutile, dato che da
qualche settimana il segreto riguardo quest’isola ha iniziato a smettere di essere
tale. Per pensarlo, ovviamente, bisogna ignorare totalmente il metodo di lavoro
di Augustus DeCeyt.
In questi mesi DeCeyt ha scoperto
che, in attesa di diventare completamente operativa, l’isola viene usata come
sorta di enorme magazzino. Le difese più potenti devono ancora essere
installate, quindi cose come i temibili Adattoidi non sono custodite qui. Al
momento, la difesa dell’isola si basa su due cardini: difese automatiche e
soldati umani equipaggiati con armi a raggi. La giusta combinazione di elementi,
con una buona strategia, può facilmente superare queste difese.
Sfortunatamente, DeCeyt non è
l’unico a conoscere questo tallone d’Achille, come non è l’unico a volerlo
sfruttare.
Un elicottero atterra in uno degli
spazi invisibili, tenuto d’occhio a vista dalle torri. Le pale devono ancora
smettere di girare quando il velivolo è già circondato di soldati AIM armati di
tutto punto ed in tute antiproiettile.
Dall’elicottero scendono due
persone. Una è una donna asiatica in camicia e pantaloni grigi. L’altra è una
figura minuta, avvolta in un pesante cappotto che ne oscura i lineamenti
facciali sotto l’ombra. Nonostante i trentacinque gradi all’ombra, trema.
Alcuni soldati AIM si avvicinano e
puntano verso di loro delle bizzarre strumentazioni; dopo un veloce controllo,
fanno segno ai loro colleghi che è tutto a posto.
I fucili al plasma vengono
abbassati ed i soldati si defilano a poco a poco. Solo un agente, disarmato, si
avvicina.
-Benvenuta, miss Lace. La stavamo
aspettando. Pronta a fare la sua offerta ?
Acque internazionali; sei e quarantacinque di sera
Dopo alcuni futili tentativi di
rompere il ghiaccio, i tre passeggeri sono rimasti a fare la guardia alla cassa
di legno senza dire nulla. E’ Pathfinder a riprendere la conversazione,
all’improvviso.
-Qualcuno si sta avvicinando.
-Siamo già arrivati ?
-No… è in aria, e si sta
avvicinando rapidamente.
-Vado a vedere – risponde Freeman
alzandosi in piedi, creando un portale davanti a sé ed infilandoci la testa. Dopo
alcuni secondi, ne esce con espressione preoccupata.
-Abbiamo un velivolo di
sorveglianza A.I.M in linea di intercettazione. Uno pesantemente armato…
-Non era previsto…abbandoniamo la
missione, se…
-Non possiamo pretendere che
DeCeyt pensi a tutto – la interrompe Shades, in piedi appoggiato alla cassa – E
poi gli incidenti possono sempre capitare, no ?
-Dove… Non sento più il suo
cervello. Che gli hai fatto, Shades ?
-L’ho reso estremamente antipatico
alla propria ombra. Sbaglio o stiamo rallentando ? Si direbbe che sia quasi il
momento di sgranchirsi un po’…
Sull’isola, una torre esce dal
mascheramento olografico per lanciare un raggio energetico. L’aereo viene
intrappolato e gentilmente fatto atterrare nello spazio per gli elicotteri.
Resta lì per un paio di minuti, duranti i quali vengono richiamati tutti i
soldati A.I.M disponibili.
L’aereo è circondato da più di
trecento soldati in uniforme gialla e dal suono di centinaia di sicure che
scattano. Lentamente, la stiva viene aperta.
Ne escono un uomo dai capelli neri
in jeans e giacca casual nera, un altro biondo con occhiali da sole ed un largo
impermeabile nero, ed una donna dai capelli castani raccolti in una coda. Il
secondo spinge una grossa cassa di legno.
I soldati si avvicinano con
cautela, assicurandosi di non perdere di mira nessuno. Alcuni entrano nella
stiva, altri nell’aereo.
-Mani in alto e nessun movimento
brusco ! Quest’isola è proprietà privata… nome e motivo della violazione !!!
-Mi chiamo Morris Bench, e questi
sono Lukas e Leah – risponde Freeman con le mani dietro la testa – Veniamo per
conto della Rosa. Vorrebbe fare un’offerta per il C-270. In questa cassa…
-Fermo !!! Ho detto mani in alto,
pezzo di merda !
*XJ-57 a AK-12* - interviene una
voce alla radio incorporata nel casco- *Abbiamo trovato il pilota… è morto
strangolato da pochi minuti*
-Come mi hai chiamato, testa a
secchiello ?
-Perquisiteli !
-Non c’è proprio più onore tra i
criminali, eh ? Meglio così.
Freeman fischia come se stesse
chiamando un cane, e la cassa esplode in mille pezzi quando un cyborg rettile
da duecento chili ne schizza fuori, conficcando i suoi artigli nel casco di
AK-12. In due secondi, Marasso uccide altre sette soldati A.I.M; tutto il fuoco
viene concentrato su di lui e sugli altri tre, protetti da una serie di portali
chiusi creati all’ultimo minuto.
-Comincia a piacermi lo stile di
DeCeyt, sapete ? – sorride Shades.
Pathfinder salta immediatamente al
di sopra dei portali chiusi, atterrando su due soldati e calciando le loro armi
contro gli altri. Continuando a saltare per non essere un bersaglio troppo
facile, rimbalza tra una schiena e l’altra rompendone parecchie. I caschi sono
antiurto, e lei li evita anche se potrebbe spaccarli facilmente assieme ai
crani all’interno.
Marasso senza dubbio non ha di
questi problemi. Gli artigli e le punte acuminate sulla coda stanno facendo una
vera strage; non è abbastanza veloce da evitare tutte le scariche al plasma, ma
è resistente quanto basta a restare funzionante.
Freeman si ferma a combattere solo
per poco, cambiando continuamente posizione e creando portali direttamente
davanti ai fucili che sparano, facendo uscire il colpo alle spalle dei soldati.
Poi si teletrasporta lontano dallo scontro.
Shades non viene colpito neanche
una volta, nemmeno di striscio, ma non attacca nessuno. Si limita a muoversi
tra le ombre, schivare i colpi ed assicurarsi che i soldati si colpiscano tra
di loro o inciampino tra i morti. Si sta divertendo un mondo.
Appena si apre un varco tra i
soldati, Pathfinder prende una rincorsa sufficiente a saltare fino alla
posizione di Freeman, davanti ad una grossa porta metallica. Molto grossa, molto spessa e soprattutto
senza nessun dispositivo di apertura all’esterno.
-Niente ? – gli chiede Pathfinder,
avvicinandosi.
-No…si sono fatti furbi. La porta
si apre solo dall’interno, non c’è nessun punto su cui fare leva, e c’è un
inibitore del teletrasporto subito dietro.
-Spostati.
-Che vuoi fare ?
-Bussare.
Freeman ha a malapena il tempo di farsi
da parte prima del calcio acrobatico di ‘finder, che si abbatte sulla porta con
il rumore di una palla da bowling che colpisce un’auto cadendo dal trentesimo
piano. Quanto basta a lasciare un’impronta nitida di un paio di centimetri sul
metallo, ma non di più.
-Ma sei scema !? Sono quasi dieci
tonnellate di titanio rinforzato, non puoi buttarla giù a calci !
-Hai altri sistemi per entrare ?
-Ho un’idea – risponde Freeman
prima di sparire e ricomparire mezzo secondo dopo di fianco ad un portale, dal
quale esce un Marasso con braccia e coda ricoperti di macchie di sangue. Memore
del loro incontro precedente, Pathfinder arretra leggermente.
-Facci passare, Marasso, e in
fretta.
Il cyborg si avvicina alla porta e
fissa per qualche secondo l’impronta, muovendo lentamente la testa. Con una
certa difficoltà, posiziona le mani all’interno del piccolo incavo e conficca
la coda nel terreno. Digrignando le fauci ed emettendo striduli meccanici dai
muscoli, tira la porta verso di sé. Prima lentamente, danneggiando i cardini;
poi, quando si è creato abbastanza spazio per lavorare, spalanca le braccia ed
afferra la porta come se fosse solo un grosso tavolo e la sposta con la stessa
facilità, alzandola sopra la testa e lanciandola ad alcuni metri di distanza.
-Che mi venga…
-Okay, adesso entra dentro e
liberaci la strada. Distruggi anche le telecamere e…
Marasso non aspetta la fine
dell’ordine, correndo all’interno della base su quattro zampe.
-Uhm, sembra quasi di comandare
una persona vera ultimamente. Ora… abbiamo meno di un’ora prima che arrivino i
primi rinforzi; per allora dovremo aver rubato l’esplosivo e un mezzo di fuga.
Siamo pronti ?
-E Shades ?
-Non sento più spari, quindi si
sarà già messo all’opera per fermare anche chi comanda le difese meccaniche.
-Ha fatto in fretta…
-Cose che capitano quando scegli i
soldati in base al loro Q.I.
-E’ prudente portarsi dietro
Marasso ? Sembrava un maniaco omicida poco fa…
-I soldati che hanno avuto a che
fare con Shades sono molto meno fortunati, credimi.
-Ma non dobbiamo uccidere nessuno dentro, vero ?
-E’ da una vita che voglio
vendicarmi di tutti i casini che mi ha procurato l’A.I.M.
Freeman estrae dalla tasca
posteriore dei pantaloni una maschera completamente nera, bianca solo nelle
fessure per gli occhi. E la indossa.
-Ci penseranno due volte prima di
rompere di nuovo le scatole a Switch. Andiamo ?
Dieci minuti dopo
Torre di difesa D-7
I due agenti A.I.M sono sulle
spine, avendo perso il collegamento con tutte quante le altre torri in rapida
successione. Per questo motivo sono gli unici a notare le proprie ombre
prendere forma, ma anche con le loro armi non possono fare niente per evitare
di essere strangolati.
Una volta caduti a terra, Shades
controlla le loro postazioni di lavoro. Se ne sapesse di più potrebbe riuscire
a bloccare i segnali d’allarme, ma la tecnologia non è proprio il suo forte.
Sta quasi per scomparire di nuovo tra le ombre quando nota qualcuno in piedi
sulle rocce, fuori.
-Credevo avessero finito i
rinforzi. Uno più o uno meno, comunque…
Dalla posizione del nuovo arrivato
escono due raggi di luce, che sono l’ultima cosa che Shades riesce a vedere
prima che il suo equilibrio se ne vada del tutto.
La torre, tranciata di netto a
metà, cade sullo strato di rocce inferiore con un rumore assordante,
sfasciandosi completamente.
Appena si ferma, dalle rocce esce
un’ombra umanoide. Non fa in tempo a formarsi completamente, colpita da un
raggio di luce bianchissima all’altezza dell’addome.
Shades esce dall’ombra dolorante,
con una sorta di energia nera che gli esce dal punto un cui è stato colpito.
Alza lo sguardo per vedere il suo assalitore, ma la sua ombra viene colpita da
un’altra scarica. Il suo urlo di dolore copre il suono del masso che è stato
sbriciolato dal colpo.
La Cacciatrice d’Ombre lo indica,
aumentando la luminosità della mano, e Shades per un secondo guarda in faccia
la morte. Ma il bagliore successivo non è diretto a lui. Quando Shades guarda
ancora, nel terreno c’è un buco che attraversa la base A.I.M fino alle
fondamenta.
-Devo avvisare Freeman…non ha una
sola possibilità contro di lei…
Si alza in piedi, ricadendo a
terra subito dopo con le mani sulla ferita.
Sotto-livello 25
Marasso fa strada a Switch e
Pathfinder, distruggendo le telecamere e gli emettitori laser posizionati ogni cinque
metri. Non c’è nessun agente in vista: quelli rimasti si sono rifugiati nei
livelli ancora più bassi ad aspettare i rinforzi, a proteggere il sistema di
alimentazione e le merci più preziose.
Dopo aver fatto tutta questa
strada senza incontrare resistenza, quindi, sono molto sorpresi di vedere degli
agenti A.I.M impalati alle pareti con lance di energia luminosa…nella sezione
135, molto vicina alla 137 dove si trova quello che interessa a loro.
-Marasso, fermo – ordina Freeman,
giusto in tempo perché il cyborg possa saltare all’indietro ed evitare la
pioggia di schegge di luce provenienti dall’altra parte del lunghissimo
corridoio. Le schegge colpiscono il soffitto, facendolo crollare sotto il peso
dei piani superiori.
Switch si salva grazie a Marasso,
che lo afferra durante il salto. Pathfinder riesce a fare lo stesso, ma essendo
troppo vicina al crollo è costretta a saltare in avanti.
Separata dagli altri, ‘finder
cerca di farsi strada a calci…ma prima che possa fare niente, una corda di luce
le si stringe attorno al collo facendole perdere l’equilibrio per poi cadere.
Mentre cerca di liberarsi per poter respirare, vede avvicinarsi la donna con la
corda in una mano… Lace… ed una spada nell’altra.
Rialzatosi dopo la caduta, Freeman
ricade nuovamente a terra quando un raggio di luce passa attraverso il soffitto
e il pavimento, disintegrandone una parte.
Una giovane donna scende
dall’apertura, avvolta in un alone di luce.
-Marasso… mi sa che questa volta
siamo soli. Merda.
VILLAINS #25
E le ombre ci restituiranno i nostri
peccati
Isola dell’A.I.M
Sotto-livello 25, sezione 136
Mi chiamo Edward J. Freeman,
meglio conosciuto come Switch. Considerando la mia situazione attuale, penso si
possa dire sia che ho una sfortuna abissale ed una fortuna che dovrebbe essere
illegale.
Questo perché mi trovo bloccato
nei sotterranei dell’Isola dell’A.I.M, senza potermi teleportare a causa di
alcuni inibitori particolarmente fastidiosi, e mi ritrovo davanti una ragazza col
potere di far crollare interi palazzi con dei raggi di luce, incredibilmente
determinata a uccidermi.
Per mia enorme fortuna, mesi fa un
cyborg di duecento chili con il cervello di un serpente ha cercato di uccidermi
(non devo stare molto simpatico alle persone visto quanto spesso accade, eh ?);
in seguito è stato riprogrammato per eseguire qualunque mio ordine. Il che
include il “Marasso, uccidila !!!” che gli ho appena urlato.
Ora, ad essere onesti, Marasso decisamente non ha tutte le rotelle a
posto, ma sa fare il suo dovere.
Si mette direttamente tra la
Cacciatrice d’Ombre e me, venendo colpito in pieno dal raggio di luce. Per
qualche ragione, non gli fa niente.
Marasso allora salta verso di lei,
spingendola contro il muro così forte da far tremare il muro. La Cacciatrice lo
afferra per la coda, scagliandolo dall’altra parte del corridoio con un
semplice gesto della mano. Marasso cade in piedi, tornando immediatamente alla
carica. Non è così facile liberarsi di lui.
Mentre la Cacciatrice cerca di
tenerlo lontano, io mi metto a pensare. Qualcuno potrà dirvi diversamente, ma a
volte lo faccio.
Ci sono inibitori del
teletrasporto in tutta la base; questo significa che non posso né teleportarmi
né creare dei portali stabili. Ma posso ancora creare dei portali chiusi, ed ho
ancora il senso d’ombra.
Marasso inizia a perdere
colpi…forse non è completamente immune dal potere della Cacciatrice. Penso più
in fretta.
Al processo, le ho conficcato un
portale chiuso nel collo. Evidentemente non è bastato, ma qualcosa ha fatto. Sharp aveva provato a ferirla con quegli oggetti
d’energia oscura che creava, e lei li ha inceneriti all’istante. Perché non
l’ha fatto anche con il mio portale !? D’accordo, non è proprio morta quella
volta, ma è bastato a salvarmi il culo. Le bastava distruggere il portale per
vincere, e non l’ha fatto !
La Cacciatrice afferra il collo di
Marasso e lo lancia contro il muro. Marasso non si rialza, e la Cacciatrice
guarda verso di me. Pensa, Freeman, pensa…
Forse non ha distrutto il portale
perché non poteva farlo. Forse i miei
portali non sono fatti della stessa sostanza delle creazioni di Sharp. Forse
Shades si sbaglia; forse non sono uno di quei “nonriflessi”.Può essere per
questo che sono così importante per lui ? Uccidere le Luci è la ragione per cui
esiste, a quanto ho capito.
Le mani della Cacciatrice d’Ombre
si illuminano di luce. Non posso teleportarmi. Non posso scappare. Ripenso a
tutto quello che mi ha detto Shades in questi mesi…
I tuoi poteri provengono dalla forza metafisica dell’assenza
di luce. Niente di più, niente di meno.
Non è una cosa di cui vergognarsi. E’ difficile abbandonare
la paura della luce.
Ma a parte quello, non puoi possedere un uomo che è già
posseduto
Freeman solleva una mano e
l’energia della Cacciatrice di Luci viene bloccata da un portale di
teletrasporto. Lei si ferma a guardarlo, pietrificata. Sotto la maschera,
Switch sorride.
-Bene, bene, bene…adesso giochiamo
alle MIE regole, okay ?
Una serie di portali chiusi si
creano pochi metri dietro la Cacciatrice, dirigendosi con forza verso l’alto e
facendo crollare parte del soffitto, tagliandoli fuori dal resto della base.
Switch si fa schioccare le nocche e si avvicina lentamente ma con passo deciso.
-Ne ho abbastanza di essere preso
in giro da tutti voi fanatici. Spero che ti piaccia essere la preda, per una volta…
E la Cacciatrice d’Ombre fa un
passo indietro.
Sotto-livello 25, sezione 135
Pathfinder cerca disperatamente di
allentare la presa della frusta sulla sua giugulare, senza successo. La vista
inizia ad appannarsi, anche se avrebbe preferito fosse l’udito ad avere dei
problemi.
-E’ un vero peccato, per noi. La
Reflex Technologies sapeva come utilizzare il suo talento… che la Luci abbiano
pietà di lei - ridacchia Lace, stringendo ancora di più la presa. E’ dietro di
lei, a tirare una frusta di luce che sembra fuoriuscire dalle sue mani,
ugualmente lucenti.
“Luci… già… devo solo seguire il
piano…” – pensa Leah, vedendosi scorrere davanti agli occhi una scena recente:
In una stanza piccola e grigia, pochi giorni fa. Leah
Mathers siede nervosamente; ancora le
sembra strano prendere parte a tutto questo.
Davanti a lei, la figura seria ed austera del professor
Augustus DeCeyt. Delle forti luci bianche le impediscono di guardarlo in
faccia, ma anche così non può fare a meno di provare automaticamente un certo
timore reverenziale.
-E’ sicura del particolare,
miss Mathers ? Lace esercitava una pressione con il braccio, mentre
strangolava quell’uomo con una frusta di luce ?
-Sì, ne sono sicura. Anche se non ne vedo l’importanza…
-Lei ha un superbo occhio per i particolari, miss Mathers,
ma fallisce nel trarne conclusioni. Significa che la frusta, una volta creata,
era solida in tutta la sua estensione.
-Non vedo a cosa possa essere utile…e secondo il piano non
dovremmo incontrare nessuna delle Luci sull’isola dell’AIM.
-Data la scarsità di informazioni, miss Mathers, sono
costretto a formulare dei piani piuttosto complicati. Esiste la possibilità che
le Luci sappiano di me, e che cerchino di fermarmi. Non posso fidarmi
dell’azione degli altri due, in una situazione del genere.
-Non capisco cosa…
-Le spiegherò, stia tranquilla. Sono un insegnante in
fondo, no ? Ora, passiamo ai resoconti su come l’AIM costruisce le sue basi.
Non voglio trascurare nessun dettaglio…
Pathfinder stringe i denti e si
avvicina ancora di più al muro di macerie che ha davanti, sbilanciando Lace.
Salta appoggiando i piedi sul muro, e spingendosi per tutta la lunghezza della
frusta, che ancora le stringe il collo. A metà corridoio c’è una lampada al
neon incastonata nel soffitto. Leah la afferra con le mani, restando appesa
quanto basta per chiudere la testa di Lace tra i suoi piedi. Muscoli al limite
delle possibilità umane si flettono, sollevando Lace come se non pesasse nulla.
La sua testa sbatte contro il
soffitto, facendo cadere a terra parecchio intonaco. La velocità dell’impatto
sarebbe sufficiente a spaccare una pila di mattoni, ma Lace resiste. Pathfinder
scende, strattonando la frusta con tutta la forza che le è rimasta. Si stacca
dalla mano di Lace e, finalmente scompare lasciandola respirare.
-Penso…che non sarò…io a vedere la
Luce…oggi…
Lace si rialza da terra,
ripulendosi il vestito dalle macerie. Del sangue le scorre sulla testa, ma non
lo nota nemmeno. Sorride e si prepara a lanciare i due pugnali di luce che ha
in mano.
-Vogliamo scommettere ?
Sotto-livello 25, sezione 136
Due raggi di luce si infrangono su
due dischi neri, che ne escono completamente intatti. Altri raggi vengono
diretti verso il soffitto, e bloccati allo stesso identico modo. La Cacciatrice
digrigna i denti; il suo intero corpo inizia a risplendere di luce, ed i raggi
si fanno ancora più intensi. Switch non ne è minimamente impressionato.
-Continua pure quanto vuoi, bella;
soltanto uno di noi ne uscirà vivo.
Switch crea un portale chiuso
nella propria mano, lanciandolo come se fosse un frisbee e dirigendone
mentalmente la traiettoria. La Cacciatrice si sposta appena in tempo perché il
disco la colpisca alla spalla anziché al cuore, e ne approfitta per cercare di
abbattere il muro di macerie creato dal suo avversario. Un altro portale glielo
impedisce.
-Possiamo andare avanti tutto il
giorno, sai ? Sono abbastanza incazzato da…ehi !
Qualcosa lo ha afferrato alle
spalle, trascinandolo con sé. Sente un freddo paralizzante, e perde
l’equilibrio cadendo sulla sabbia calda. Confuso, si alza in piedi e vede
Shades che lo aspetta con le mani nelle tasche dell’impermeabile nero.
-Sia chiaro, questa è l’ultima volta che ti salvo le chiappe,
Freeman.
Rialzandosi in piedi, Switch si
toglie la maschera e poi, con la stessa mano, dà un pugno a Shades direttamente
sulla mascella. Il nonriflessosette cade, stringendo i denti e mettendo una
mano sulla ferita che gli ha procurato la Cacciatrice.
-Che cazzo fai, Freeman !? Ti ho
appena salvato la vita !
-Perché non diventi intangibile,
Shades ? Rispondimi !!!
Shades riceve un calcio, ricadendo
proprio mentre stava cercando di rimettersi in piedi. Freeman gliene dà subito
un altro, e un altro ancora, proprio sulla ferita.
-Alla fine del processo ti ho dato
un pugno, te lo ricordi ? E tu eri solido.
Mason mi ha detto che quello che sembra il tuo corpo è in realtà la tua ombra;
allora perché riesco a toccarti ?
-La Cacciatrice…mi ha ferito…
-Smettila di mentirmi, Shades !
Un altro calcio va a vuoto, e
Shades scompare nel terreno. La sua ombra si muove velocemente, permettendogli
di ricomparire alle spalle di Freeman, che si volta subito per dargli un altro
pugno.
-Come…
-Proprio un genio ad insegnarmi come
usare il Senso d’Ombra, vero Shades ?
-Spiegati, Freeman, prima che ti faccia passare il resto dei tuoi
anni in una stanza buia con delle ombre a banchettare con i tuoi intestini.
-Sì, sono sicuro che potresti fare
una cosa del genere. Sono sicuro che potresti uccidermi molto facilmente…ma
adesso sono anche sicuro che io
potrei uccidere te altrettanto
facilmente. Tu avevi una paura matta della Cacciatrice, Shades, e lo stesso i
tuoi amici. Ma tu e Sharp non mi avete incastrato e fatto mettere in prigione
per proteggermi da lei, vero ? Volevate che ne avessi paura ! Mentre non può
farmi niente !
-Sì…sì, è vero.
-Perché ? Posso ucciderla, vero !?
-Adesso che lo sai…sì.
-E allora perché…
-Perché potevi uccidere anche noi, Freeman ! Per essere precisi…tu e la
Cacciatrice siete gli unici in grado
di uccidermi. Tu sei l’unico in grado di toccare la mia ombra anche se io non
lo voglio.
-Mi hai mentito, allora ! Hai
fatto l’impossibile perché mi sottovalutassi, perché non credessi nelle mie
capacità… anche se continuavi a insistere sul mio potenziale ! Tutto questo
casino… Cazzo, Shades, ma che hai nel cervello !?!?
-E’ tutta colpa di Mason e di quel
suo cazzo di piano !!! E’ stato lui a complicare tutto, dando a Becket le
informazioni per condurre l’esperimento che ti ha dato i poteri… Le Luci non
dovevano ingaggiare Pathfinder e tu non dovevi, in nessun caso, incontrare la Cacciatrice prima del tempo…
-Piantala con le stronzate, Shades
! Non mi bevo più la storia di te che mi insegni ad usare i miei poteri !
-Sto dicendo la verità, Freeman.
Dovevo tenere i tuoi poteri ad un livello abbastanza basso per non rischiarci
la vita, ma dovevo anche prepararti in qualche modo allo scontro con la
Cacciatrice. Per questo mi sono inventato il fatto che eri un nonriflesso, il
viaggio nella Zona Negativa…
-Aspetta…se non sono un
nonriflesso…ed il portale dimensionale all’interno del mio corpo è scomparso…io
che cazzo sono !?
Il terreno esplode sotto il
tremendo impatto con una colonna di luce partita dal basso; all’interno, la
Cacciatrice fluttua attraverso il tunnel che si è creata e si ferma sulla
spiaggia.
-No, neanche per idea ! Questa
volta voglio sentire tutta la storia…
Freeman rilascia una raffica di
portali chiusi, che trapassano da parte a parte la Cacciatrice. Il suo corpo
cade a terra, privo di vita…per ora.
-Ci metterà un po’ a riprendersi.
Allora, Shades…ricominciamo da capo, eh ?
Sotto-livello 25, sezione 135
-Aah !
Pathfinder stringe i denti
all’ennesimo taglio, ed evita le lame dirette ai suoi punti vitali. La sua
giacca preferita è a terra, abbandonata per avere più libertà nei movimenti.
Lace non si è fermata un secondo dal lanciare ogni tipo di arma da taglio a cui
riuscisse a pensare. E troppe volte è andata vicinissima ad ucciderla.
“Con la mossa di prima l’ho ferita
più di quanto non dia a vedere” riflette “So di poterla fermare, mi basta un
solo calcio ben calcolato. Ma è velocissima, punta sempre al cuore, alle gambe
o alla testa… e devo continuamente rimbalzare tra una parete e l’altra, con il
poco spazio che mi rimane. Tra un po’ si stancherà e butterà giù il soffitto
come ha fatto prima !!!”
-Inizi a perdere fiato, Pathfinder
? Sarebbe un peccato ucciderti così presto, io mi sto divertendo molto. E’ la
prima volta che incontro qualcuno abbastanza veloce da sfuggirmi. Ed io che
credevo avessi solo il potere di rintracciare le persone…
Un pugnale diretto al cuore viene
deviato all’ultimo secondo utile con un calcio, facendolo conficcare nella
parete. Leah non ha il tempo di pensare a quanto debba essere acuminato per
farlo, dato che deve già schivare i successivi tre.
-Un argomento interessante, non
trovi ? Come mutante, il tuo codice genetico è completamente votato al
rintracciare le persone. Il tuo cervello è strutturato per quello, ma il corpo
per saltare e combattere. Come le chiamano ? Mutazioni secondarie, giusto ?
Dev’essere difficile…eternamente divisa tra la tua natura mentale e quella
fisica, tra pensare e agire, per metà segugio e per metà combattente. Ti sei
dimostrata un’eccellente cacciatrice, al soldo della Reflex; sei così
eccezionale anche in combattimento ?
Nel tentativo di attaccare,
Pathfinder si scopre troppo ed una lama le attraversa un polpaccio. Prova a
calciare con l’altra, ma non è nella posizione giusta e Lace può schivarla
facilmente.
-Sì, lo immaginavo… non sei degna
della tua natura. Non aspiri alla perfezione, alla Luce. Il mondo deve essere
purificato da quelli come te…
La gamba fa troppo male per
muoverla. Leah cerca di allontanarsi strisciando, ma è già a meno di mezzo
metro dal muro di macerie. Se riuscisse ad usare la gamba sana per saltare,
però… fa perno su quella per alzarsi, appoggiando la schiena alle macerie. Ma
Lace non ha più voglia di giocare.
Le sue mani si illuminano di
energia, circondate da miriadi di microscopici aghi di luce inarrestabili. Li
rilascia in un colpo solo, creando un nuovo squarcio nel muro di macerie. Il
cuore di Pathfinder sta per esplodere; se si fosse chinata un centesimo di
secondo dopo non sarebbe sopravvissuta.
-Sì, è un vero peccato che tu non
sia degna. Ma è così divertente vederti nella parte della preda…
-Ricordi…cosa hai detto prima ?
-Uh ?
-Rintracciare le persone, i
cervelli, è nel mio codice genetico. Perché non guardi chi c’è dall’altra parte
del muro, stronza ?
Lace guarda, e sbianca
istantaneamente. Davanti a lei, un rettile di duecento chili di muscoli e
metallo, con una pletora di denti grondanti veleno. Sul muso, dozzine di aghi
di luce che si sono conficcati nella carne. Ed una colossale incazzatura.
Leah si copre gli occhi quando
vede Marasso saltare attraverso il muro; subito dopo, sente qualcosa di caldo e
viscido che le viene schizzato addosso, ed un urlo disumano.
-Le mie mani !!! Le mie mani !!!
Le mie-
Il cervello di Lace smette di
inviare segnali quando viene trapassato da trenta centimetri di artigli. Il
rumore che fanno è disgustoso, ma non quanto quello di Marasso che inghiotte le
mani, leccandosi le labbra per togliere il sangue.
Facendo l’impossibile per evitare
di vomitare, Pathfinder si alza dolorosamente in piedi e zoppica ad occhi
chiusi fino a quando non sa di essere abbastanza lontana.
Marasso la segue lentamente,
leccando via il sangue dagli artigli.
Isola dell’A.I.M
Fissando nervosamente il corpo
privo di vita della Cacciatrice, Shades inizia a parlare.
-Okay, vuoi sapere come sono
andate veramente le cose ? Nel suo
esperimento, Becket ti ha collegato alla Dimensione Oscura. Quel giorno, tu
saresti dovuto morire. Da quanto ne so, le idee di Mason erano inapplicabili e
l’esperimento non poteva in nessun modo trasformarti in un nonriflesso come
sperava lui. Per tua immensa fortuna,
però, una delle Ombre ne ha approfittato ed ha oltrepassato il collegamento.
-Questo che vuol dire !?
-Che sei stato posseduto da
un’Ombra, Freeman. Non hai sentito qualcosa che ti afferrava, durante
l’esperimento ?
-Starai scherzando !!! E sarebbe
successo senza che me ne accorgessi !? [1]
-Hai ancora quell’Ombra dentro di
te, Freeman. Ecco perché le Ombre si sono accorte di te, perché io mi sono accorto di te. Per questo sei
immune al potere della Cacciatrice. Per questo non hai subito l’effetto della
Cappa delle Ombre durante l’Inferno: non potevi essere posseduto dai demoni se
eri già posseduto da un’Ombra, chiaro
?
-E…e il portale ?
-E’ stato la fonte dei tuoi
poteri, all’inizio, e l’Ombra lo rendeva stabile. Quando ci siamo incontrati,
ti ho fatto credere di finire nella
Zona Negativa ad affrontare Annihilus per vedere se eri in grado di controllare
il suo potere. Non ne eri in grado, non a livello cosciente almeno. Ma se tu
avessi rilasciato quell’Ombra ? Hai idea di quello che sarebbe potuto succedere
!?
-Ecco il perché dell’addestramento
eccetera…
-Esatto, Freeman. Ti ho portato in
contatto…diciamo…con il lato sovrannaturale del tuo potere, nella speranza che
così avresti usato il tuo potere non su di me, ma sulle Luci.
-Non fare tanto il santarellino,
Shades, resti un bastardo di prima categoria per tutte le balle che mi hai
raccontato.
-Il problema è che non sono certo
del perché l’Ombra abbia usato te per
venire qui. Forse vogliono mettere fine a tutta questa faccenda…allo stesso
modo con cui lo vogliamo io e te. Diavolo, anche quanto DeCeyt se è per questo.
-E allora adesso che si fa ? Luci
ed Ombre non mi lasceranno mai in
pace se non risolviamo tutto, vero ?
-Sì. Se credi che finora abbiano fatto l’impossibile per
rovinarti la vita, Freeman, ti sbagli. Non credo che tu abbia accettato di
prendere parte a quell’esperimento per questo, no ?
-Okay. Voglio prendermi una bella
rivincita per come mi avete trattato finora, e…diavolo, DeCeyt dice che ci
possiamo fare un sacco di soldi con questo piano…
Non ho finito con te, Shades, ma
sono troppo avanti nel gioco per mollare proprio ora. Dunque…che si fa adesso
!?
-Adesso ci liberiamo della
Cacciatrice d’Ombre…e di quel gigantesco figlio di puttana che ti porti dentro
dall’inizio… in un colpo solo. La Cacciatrice, qui, vuole un’ombra giusto ? E
noi gliene diamo una…bella grossa. E’
rischioso…
-Qualunque cosa pur di farti stare
zitto, Shades.
-Tutto sommato lavoriamo bene,
insieme. E’ un grosso rischio… nessuno
ha mai fatto una cosa del genere… ma che diamine, faremmo questa vita se non ci
piacesse il rischio ? Allora, prendi un bel respiro Freeman…
Shades afferra gli occhiali da
sole con entrambe le mani, e li solleva lentamente.
-…e guardami negli occhi.
Dal tunnel creato dal potere della
Cacciatrice d’Ombre viene scagliata fuori una grossa cassa di legno. Marasso ne
esce poco dopo, seguito da Pathfinder.
-Carina la scorciatoia; sarebbe
bello se ce ne fosse una che porta anche in America, adesso…
Guardandosi intorno, ‘finder vede
da una parte la Cacciatrice a terra che gronda sangue, e dall’altra Switch che
cade a terra privo di senso davanti ad uno Shades che si rimette gli occhiali
da sole.
-C’è sempre qualcosa di nuovo con
voi in giro, vero ?
-Quello è il C-270 che cercavamo ?
– domanda Shades.
-Sì, e credo che gli agenti
dell’AI.M rimasti se ne siano accorti. Ho avvertito un bel po’ di persone che
si avvicinavano, durante la nostra salita; potevamo usare il percorso che ci
aveva segnalato DeCeyt, ma ho sentito che eravate qui. Che è successo !?
-Te lo spiegherò mentre cerchiamo
un mezzo di trasporto. Secondo DeCeyt, l’A.I.M dovrebbe avere a disposizione
delle imbarcazioni, qui.
-E Freeman ?
-Preferisco stargli il più lontano
possibile, per ora. Tra poco avremo compagnia.
Marasso provvede a bloccare il
tunnel creato dalla Cacciatrice, spostando un masso abbastanza largo da
impedirne l’entrata. Pathfinder sfonda la porta segreta di un vicino hangar
nascosto, trovando poi i comandi per rilasciare dalla parte sommersa dell’isola
una barca abbastanza resistente da trasportare loro e l’esplosivo, ma anche
sufficientemente veloce da portarli via prima dell’arrivo dei rinforzi A.I.M.
Scesa dalla barca, Pathfinder
istruisce Marasso per spostare la cassa con l’esplosivo, pietrificandosi quando
vede in lontananza la Cacciatrice d’Ombre che si rialza in piedi. Sta per
chiamare Shades quando vede che l’ombra di Freeman, ancora svenuto a terra, si
sta muovendo.
L’ombra si dilata a macchia
d’olio, perdendo qualsiasi somiglianza a un’ombra umana. Si allarga fino a
raggiungere la Cacciatrice, ed ancora oltre; si estende su tutta la spiaggia e
poi sul mare, dando alla zona un’aria spettrale. Il Sole sta ancora
tramontando, ma le ombre si fanno sempre più scure.
-Vedi di imparare in fretta i
comandi – dice Shades alle spalle di ‘finder, spaventandola a morte – Ce ne
andiamo di qui.
-E loro ?
-Io penso a Freeman, tu inizia a
mettere in moto.
Pathfinder salta sulla barca, e
Shades si mette a correre. La Cacciatrice è immobilizzata, come un animale
fermo in mezzo alla strada che fissa le luci di un’auto in avvicinamento. Non
fa nemmeno caso a Shades, il suo peggior nemico, che le passa davanti per
caricarsi Freeman sulle spalle.
Non è facile restare solido così a
lungo, ma Shades porta in salvo Freeman poco prima che la barca sia messa in
moto.
-E’ fatta…è fatta… - continua a
ripetere mentre la barca si allontana.
Pathfinder blocca i comandi…in
fondo ci sono solo diversi chilometri di mare aperto davanti a loro… e sale per
vedere cosa stia succedendo sull’isola.
L’isola è ancora vicina, e la
colonna di luce che si innalza dalla posizione della Cacciatrice è accecante.
Non basta a bloccare l’ombra che avanza fino a ricoprire l’isola e centinaia di
metri di mare.
Pathfinder sta per chiedere cosa
stia succedendo, quando con sua enorme sorpresa l’ombra…prende spessore. Non
c’è modo migliore per descriverlo: dal terreno si alza una cupola di oscurità,
che sale sempre di più. I suoi contorni sono particolarmente irregolari, anche
se si fanno più nitidi a mano a mano che ci si allontana.
-Mio dio…è una testa… - capisce ‘finder quando lo vede
dalla giusta distanza.
-Se ho ragione – le dice Shades –
la Cacciatrice ha capito chi ha di fronte, e adesso userà il suo potere per
fermarlo. Il che sarà come usare un ombrellino da cocktail per proteggersi dal
diluvio universale.
-Quella sarebbe l’Ombra di cui parlavi !? Come faceva una cosa così
enorme a stare dentro a Freeman ?
-Dopo che ti ho spiegato cosa è
successo in tua assenza, vuoi davvero
sentire un’altra delle mie spiegazioni ?
-Non particolarmente. Ma ne uscirà
un corpo intero ?
-Forse. Perché me lo chiedi ?
-Perché l’ombra si avvicina e noi
stiamo già andando alla massima velocità. Credo che stia per uscire la spalla…
-Aah, la testa…mi sento come se
Blob e Rhino mi si fossero seduti sopra… - si lamenta Freeman, mettendosi seduto.
Si guarda intorno, vedendo il gigante d’ombra che sta lentamente uscendo dal
mare.
-Whoa !
L’intera imbarcazione scompare in
un portale di teletrasporto, uscendo poi da un altro a diversi chilometri di
distanza. Freeman si alza in piedi, barcollando.
-Allora, qualcuno vuole spiegarmi
che sta succedendo ?
-L’Ombra che ti possedeva… –
inizia Shades.
-Non tu.
-Quel coso sta uscendo dall’isola
e probabilmente ucciderà la Cacciatrice – risponde Pathfinder.
-Una risposta chiara, tanto per
cambiare. Beh, questo immagino che risolva gran parte dei nostri problemi no ?
-Dipende. Il piano di DeCeyt ha
funzionato alla perfezione anche con tutti gli imprevisti che ci sono
capitati…anzi, a quanto ho capito non erano totalmente
imprevisti. Se anche il resto del suo piano andrà avanti così bene…
-Cazzo, quell’affare è veramente
enorme…
L’Ombra è emersa dal mare dalla
cintola in su, circondando l’intera isola. Si guarda intorno, concentrandosi
poi sul microscopico filo di luce che lo sta attaccando.
-Shades, secondo te adesso cosa-
L’Ombra solleva un braccio,
facendo un “passo” indietro. Quando Freeman ha capito cosa sta per succedere, è
troppo tardi per preoccuparsene. Il pugno, largo più di metà isola, scende con
una forza incredibile sollevando una colonna di luce, polvere e fumo nero. Il
rumore è assordante come quello di un’esplosione atomica, e gli effetti sono
paragonabili: l’intera isola cessa di esistere, ridotta ad un po’ di rocce che
cadono nell’oceano.
L’Ombra si prepara a colpire
l’isola una seconda volta, o almeno così sembra. Le gigantesche onde causate
dalla distruzione dell’isola oscurano gran parte di quello che sta succedendo,
e si avvicinano pericolosamente alla barca.
Pathfinder corre ai comandi, anche
se sa che non servirà a molto. Mentre pensa ad un sistema per sopravvivere ad
un’onda del genere, vede un disco nero davanti alla barca. Istintivamente si
prepara ad un impatto, che non avviene.
D’un tratto, davanti alla barca
c’è il porto di New York. Diminuisce subito
la velocità, per evitare di andare a schiantarsi contro le altre imbarcazioni.
E tira un lunghissimo sospiro di sollievo, mentre il battito cardiaco scende a
livelli normali.
-Come accidenti ci sei riuscito !?
– domanda Shades a Freeman –Senza l’Ombra non dovresti più avere nessun potere…
-Forse ho sempre avuto ragione a
dire che le tue erano tutte stronzate, ci hai mai pensato ?
-Freeman…
-No, basta bugie. Siamo soci, per il momento, ma continuerò a
guardarmi le spalle da te.
-Faremo meglio ad andarcene prima
che qualcuno chiami le autorità portuali – li avverte Pathfinder – Freeman, ce
la fai a portarci in un posto sicuro ?
-C’è il magazzino dove di solito
lascio Marasso; basterà fino a quando DeCeyt non ci avrà detto dove scaricare
il bottino.
Davanti alla barca si forma un
portale di teletrasporto, attraverso il quale viene lanciata la cassa di C-270.
Marasso entra subito dopo.
-Sapete… - dice Freeman prima di
seguirlo – Tutto sommato, è stato divertente. Dovremmo rifarlo, qualche volta.
Shades e Pathfinder si guardano preoccupati,
per poi scomparire nel portale.
Quindici minuti dopo, la barca
comparsa dal nulla procurerà non pochi mal di testa alle autorità portuali…ma
sempre nulla rispetto alla notte insonne che dovranno passare numerosi agenti
delle Avanzate Idee Meccaniche. Per qualche motivo, alcuni di loro preferiranno
dormire con la luce accesa, stanotte.
CONTINUA…
Note
Salutiamo la Cacciatrice d’Ombre,
decisamente sfortunata nel suo compito di dare la caccia a Freeman. Scopriamo
anche gran parte dei sotterfugi di Shades… ma, trattandosi di lui, meglio non
dargli troppo credito ! Esattamente come ha fatto finora, Switch non sembra
minimamente turbato dalle farneticazioni dell’ombra vivente, anche se finora ci
ha quasi sempre azzeccato. Resta da vedere che effetto avrà sui suoi poteri la
“possessione” di questo numero.
[1] Freeman non dev’essere stato
molto attento nel #1…